Ravenna/"Un porto moderno"-Intervista a Cirillo Orlandi membro della DN del Pri

"Il porto sfrutti l'economia del suo entroterra"

Al convegno sul futuro del porto è intervenuto anche Cirillo Orlandi, membro della direzione nazionale dell'Edera, e presidente del gruppo Psa di Singapore, secondo movimentatore mondiale di container.

Dottor Orlandi, gli esperti ritengono che in Adriatico possa crescere molto la movimentazione delle merci. E' d'accordo?

"Ci sono due circostanze che hanno giovato a tutto il Mediterraneo: la globalizzazione dei mercati e l'aumento dei traffici tra Far East e Europa. Questo mare è tornato ad essere importante sulle rotte transcontinentali e ha ancora ampi spazi di crescita".

Attraverso quali progetti?

"Meglio non puntare sul 'gigantismo' delle navi perché non ci sono le condizioni morfologiche. Credo sia più interessante una integrazione tra i porti e l'economia che sta alle loro spalle".

In che modo?

"L'Adriatico ha un vantaggio rispetto al Tirreno ed è quello di godere di una forte economia terrestre. Penso al Triveneto e all'Emilia Romagna".

Vale anche per il porto di Ravenna?

"Alcuni anni fa feci uno studio su Ravenna e indicai la necessità di sviluppare una piattaforma logistica in chiave regionale che mettesse in rete i poli intermodali di Parma, il nodo di Bologna e lo scalo ravennate. Credo che quell'indicazione sia tuttora valida. Il porto oggi non è più solo una banchina dove attracca la nave. E' una piattaforma complessa con servizi per vettori, per le merci, per gli operatori. Un mix di attività commerciali e industriali. E in questo Ravenna ha grandi potenzialità".

Il gruppo Psa è interessato a crescere in Adriatico?

"La realtà portuale italiana è fatta di due grandi aree. In Tirreno quella che va da Livorno a Savona e in Adriatico quella che si sviluppa tra Ravenna e Capodistria. Al di là della logica di gruppo bisogna ragionare su questi bacini e quando capita sviluppare i propri progetti

"Il Resto del Carlino" 6 aprile 2003