"L’opinione" venerdì 11 aprile 2003 "Tunnel senza uscita per Cuba" di Davide Giacalone El Barba è un uomo furbo, conosce le debolezze dell’occidente, sa come sedurlo. E’ bravo al punto da riuscire a far dimenticare la realtà che tutti, ma proprio tutti, hanno sotto gli occhi. Già, perché Fidel Castro è un dittatore spietato, un affamatore del suo popolo, un guerrafondaio che ha trasformato il suo esercito in truppe mercenarie al servizio del fu comunismo sovietico, un nemico d’ogni forma di cultura. Avete presente la musica cubana? Ne parla bene solo chi non la conosce. Già, perché la musica cubana, la musica di un paese caraibico, immerso in arcipelaghi dove sono nate tendenze, tonalità e melodie nuove, la musica cubana è morta, ferma a "Hasta Siempre". Qualcuno dice: no, c’è il Buena Vista social club, la riscoperta dei vecchi artisti. Balle, quella è solo l’abilità di Ray Cooder, americano, per il resto è la storia di gente ridotta in miseria. Ma El Barba è bravo, riesce ancora a vendere la leggenda del liberatore, di colui il quale ha riscattato i cubani dalla dittatura di Batista, asservita agli americani. Cattivacci, questi americani. Peccato che, allora, Cuba era il paese dell’America Latina a più alto tasso d’istruzione ed a più basso tasso di mortalità infantile; era un’economia in crescita. Certo, come no, Batista non brillava certo per liberalità ed aperture alla democrazia. Ma, per quanto ce la mettesse tutta, non era peggio di Castro. Ai suoi tempi Cuba era frequentata dai mafiosi (ma anche da Heminguay). Oggi, dei mafiosi non saprei dire, ma i pullman siberiani che scarrozzano gente che si strugge nel caldo umido dimostrano che il vecchio Al Capone non era poi il peggio che poteva capitare. Un vecchio scrittore cubano, Alejo Carpentier, amico del regime, ricorda triste di quando Cuba era piena di puttane provenienti dalla Francia. Adesso non le importano più. El Barba, il logorroico forsennato che parla per ore, ore, ore della revolucion, è un furbacchione, che ancora sbatte il ritratto del Che in faccia a qualche vecchio immalinconito, ed ai tanti giovani che pensano sia l’icona di un qualche jeans. Ma, questa volta, El Barba è stato troppo furbo: pensava che la guerra in Iraq, dove quei pervertiti degli americani vanno a sparare sull’inerme guardia repubblicana, fosse evento sufficientemente pervasivo e duraturo da oscurare la retata di uomini liberi, denominati traditori e spie, e la loro condanna a decenni di prigione. Il guaio dei cubani sta nel fatto che Castro è una minaccia solo per loro. Se lo terranno fino alla fine. Da quel momento Cuba sarà più libera, mentre è escluso che la popolazione civile possa divenir più povera. |