"Tre sinistre"

di Davide Giacalone

C’è una sinistra, come quella di Ingrao, che vaneggia e parteggia per la vittoria di Saddam. C’è una sinistra che si crede furba, che parteggia per i movimenti. C’è anche, fortunatamente, una sinistra seria, riformista, capace di guardare le cose con realismo. Una sinistra che si augura una guerra breve, la vittoria degli alleati, e che si sarebbe volentieri vista al fianco di Blair, anziché sotto la gonna del papa. Questa sinistra ha trovato nel Riformista un punto di coagulo, e rappresenta un elemento importante, per il presente e per il futuro.

La sinistra alla Ingrao è e resterà folklore. Troverà in Bertinotti il cinico cavalcatore di dissensi e frazionismi, alla ricerca di spazi elettorali che ne consentano la sopravvivenza. Nulla di più della sopravvivenza, ma tanto basta a chi, di certo, non si pone l’obiettivo di guidare e governare altri che se stesso. La sinistra furbetta ha la sorte segnata: andare incontro ad una scissione, per poi accodarsi a qualche ex democristiano nella speranza di convincere li elettori della propria non pericolosità e non inaffidabilità. Storia già vista, del resto. Quindi, se si vuol pensare ad una sinistra di governo non si può che rivolgere lo sguardo a quella del tipo Riformista: oggi minoranza, certamente, ma pur sempre unica depositaria di qualche cosa di ragionevole.

Il nostro è interesse politico, ed interesse personale. Con quella sinistra possiamo dialogare perché di quella sinistra siamo parte. Dispiace, ed indispettisce, semmai, che proprio gli uomini e le donne che nella sinistra militano, venendo dalla scuola e dalla tradizione democratica, siano fra quanti meno fanno sentire la propria voce di dissenso, aperto, franco, chiaro, dalla paccottiglia pacifista. Dispiace, ed indispettisce, che proprio il nostro mondo sia il meno capace di dare una mano alla sinistra riformista. Segno, questo, che avevano ragione quanti di noi ritenevano che a ricever regali si consegna in dono la propria autonomia.

Roma, 3 aprile 2003