"L’opinione" 3 aprile 2003 "Emergenza Calabria" di Fiorenzo Grollino Le regioni del Sud continuano a perdere posizioni rispetto a quelle del Nord in un settore di vitale importanza: quello del mercato del lavoro. Gli ultimi dati danno un quadro degli occupati al Sud a dir poco allarmante e che non promette nulla di buono, neppure per il 2003, considerato il calo degli occupati a gennaio 2003 rispetto all’anno precedente. Si tratta di un calo di 35.000 unità, soprattutto nei servizi che sono crollati, e sarebbe addirittura di 45.000 unità se dalle regioni del Sud escludessimo l’Abruzzo con un aumento di occupati di ben 10.000 unità, una regione che è, a conti fatti, il Nord del Sud. L’attività che più ha risentito di questo calo è l’agricoltura con 11.000 posti di lavoro in meno, e una forte riduzione in Calabria e Puglia. L’analisi di questo calo occupazionale evidenzia che le aziende, nelle quali la riduzione di occupati è stata più sensibile, sono quelle troppo piccole, che, a dirla con l’imprenditore agro-industriale, Vincenzo Divella, "non fanno sistema, non si consorziano e rimangono fuori mercato". Il che è tipico delle piccole aziende meridionali, per le quali lo stesso Divella propone "un approccio di filiera che valorizzi il prodotto dei campi" da una parte, e certezza di "incentivi" dall’altra. Ciò si può ottenere, oltre che con la leva fiscale, con aiuti a fondo perduto, utilizzando un programma comunitario come Leader plus, voluto dall’U.E. per dare maggior sostegno all’agricoltura attraverso i G.A.L. Si tratta di un programma e di uno strumento, che nel panorama dei fondi strutturali sono da considerarsi come un valore aggiunto, utilizzato da pochi, mentre sarebbe il caso che entrambi fossero oggetto di maggiore divulgazione ed informazione. Ritornando al quadro sopra delineato, si rilevano significative diversità geografiche: la Calabria e le isole rispetto a gennaio 2002 perdono 39.000 posti di lavoro, mentre l’occupazione è pressoché stazionaria nelle altre regioni. Un ulteriore rilievo deve essere fatto con riferimento all’andamento socio – economico in queste tre regioni che appare essere meno solido rispetto alle altre, e che non a caso sono proprio quelle che hanno conseguito i risultati più modesti nell’impiego dei fondi strutturali. Il che sta chiaramente a significare che il maggior calo occupazionale della Calabria e delle isole è direttamente connesso alla bassa utilizzazione degli stessi fondi strutturali. Ed a proposito di fondi strutturali, c’è da richiamare l’attenzione delle regioni Obiettivo 1, e quindi della Calabria e delle isole in particolare, che la riprogrammazione dei fondi, prevista dall’U.E. per il 2004, è stata anticipata al 2003, ed esattamente al 30 giugno prossimo, ciò significa che entro tale data le regioni debbono individuare le singole misure dei loro programmi, che vanno definenziate e abbandonate, e quindi sostituite con altre misure più efficienti nelle stesse aree interessate. Ciò significa che le misure che presentano "criticità", che la regione non riesce a rimuovere, la stessa regione deve decidere dove allocare le risorse "incagliate". Si tratta di risorse pari al 9,5% sul totale, corrispondente a 3,6 miliardi di euro, che sono a "rischio", assegnati dal quadro comunitario di sostegno 2000-2006; per cui se le regioni non riprogrammano queste risorse, rischiano di perderle in base al principio del "disimpegno automatico", stabilito da Agenda 2000, che scatta tutte le volte che un impegno di spesa non sia stato realizzato, e quindi rendicontato alla Commissione europea, entro il biennio successivo. A tal riguardo, come già spiegato nell’articolo apparso il 12.3.2003 sul n. 58 di questo giornale, nella ripartizione proquota della premialità decisa dal Comitato di Sorveglianza dell’11 marzo scorso, è emersa in modo chiaro una differenza sostanziale tra le regioni dell’Obiettivo 1 nell’attuazione dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali, per cui la speciale classifica vede in testa la Basilicata seguita da Campania e Puglia, Sicilia, Sardegna e Calabria. Da quanto risulta, allo stato la regione che risulta più esposta in termini di disimpegno automatico di fondi strutturali è la Calabria, essendo molto elevata l’incidenza delle misure giudicate in modo negativo. A tre mesi dalla scadenza di giugno, la regione Calabria deve correre più delle altre, se non vuole vedersi penalizzata dalla Commissione europea, che il prossimo 30 settembre emetterà il proprio verdetto. |