La difesa del suolo di Francesco Nucara* La forte crescita demografica avvenuta in Italia nel corso degli ultimi decenni e la profonda trasformazione del tessuto economico del Paese, hanno prodotto una forte pressione sul sistema ambiente, impoverendo così le risorse del territorio. La ricerca dissennata di nuovi spazi destinati ad accogliere nuovi agglomerati urbani con annesse infrastrutture hanno, in molti casi, insistito su un contesto territoriale estremamente vulnerabile ai rischi ambientali. Un'efficace pianificazione implica una profonda e sempre aggiornata conoscenza del territorio. E se è d'obbligo avvalersi delle potenzialità offerte dagli strumenti messi a disposizione dalle attuali tecnologie, altrettanto imperativo è il tenere sempre in debita considerazione la memoria storica dei luoghi, traccia per un calcolo di probabilità che potrebbe servire a scongiurare o quanto meno a mitigare catastrofi già registrate " nell'ambito di una data area ed entro un certo intervallo di tempo". La quasi totalità del territorio italiano è soggetto all'influenza dei rischi geologici: vaste aree sono caratterizzate da alta sismicità (fascia appenninica, Triveneto, Stretto di Messina, etc.); vulcani attivi (Etna, Stromboli e Vulcano) e quiescenti (Vesuvio); zone soggette a dissesto idrogeologico (regioni alpine e Appennino centro-meridionale), lunghi tratti di rete idrografica esposta a ricorrenti esondazioni; settori costieri sia di falesia che di spiaggia in erosione; importanti città (Bari, Taranto, Foggia, Trieste, etc.) esposte a fenomeni di collasso gravitativo in aree carsiche. Gli strumenti legislativi nel nostro Paese sono all'avanguardia, ma troppo spesso però i limiti prescritti dalle leggi vengono valicati dall'uomo; l'esempio più eclatante è quello delle aree di massima esondazione fluviale che vengono destinate a zone di espansione urbana sia che si tratti di un torrente alpino, che di una fiumara calabra. Al giorno d'oggi, la strada più facilmente percorribile, è quella seguita da molte regioni, le quali si stanno dotando di uno strumento indispensabile per il pianificatore ai fini della "lettura" del territorio; si tratta dell'obbligo di produzione, per qualsiasi progettazione di opera, di una cartografia tematica ad hoc con particolare riguardo alla vulnerabilità, pericolosità e rischio presenti in un determinato contesto territoriale. Ma al di là dei ruoli professionali, quando parlo dell'importanza della memoria storica, mi riferisco a ciò che del passato rimane nei luoghi, raccontato dalla cultura orale che è patrimonio di tutti. Abbiamo voluto organizzare questo "Speciale" che nelle nostre pagine tratta il tema della difesa del suolo nell'accezione più ampia , per istituire un tavolo ideale di concertazione fra le istituzioni e la gente, per tentare di capire insieme cosa si potrebbe realizzare nell'immediato con la collaborazione di tutti e con i mezzi che abbiamo a disposizione. Affrontare il problema alla radice non è certamente cosa facile, soprattutto nelle aree ad alta densità abitativa, mi riferisco alle città metropolitane, dove risulta sempre più difficile realizzare cartografie utili per avviare attività di prevenzione delle calamità naturali.Le opere di sistemazione idraulica sono spesso inadeguate o addirittura, in alcuni casi, mal progettate. Tuttavia la messa in sicurezza da ogni rischio, sia esso idraulico che geologico, e la conoscenza delle regole che governano l'uso del territorio è fondamentale. Occorre pertanto intervenire con un strategia in grado di colmare le lacune di conoscenza, e in questa direzione serve pianificare e programmare per un profondo rinnovamento degli attuali sistemi di governo e gestione ambientale del territorio. Servono interventi di difesa attiva laddove necessario. E sulla base di modelli di azione messi a punto nelle migliori esperienze,bisogna puntare al recupero e al miglioramento dei sistemi naturali. Le opere di forestazione prevedono, accanto ad una corretta disciplina dell'uso del suolo, e, soprattutto negli ambiti montani, favoriscono la permanenza delle piccole comunità locali che costituiscono la miglior garanzia per la durata dei processi di manutenzione e di uso equilibrato dei territori. Il punto di partenza di tutto questo dovrebbe essere quindi una forte attività di monitoraggio ambientale delle aree a più alto rischio.Ma per salvarci dal degrado dobbiamo lavorare insieme, fianco a fianco, specialmente in Calabria dove tragedie come quella di Soverato o l'alluvione di Crotone servono da monito per tutti, ammnistratori e non. *Sottosegretario al Ministero dell'Ambiente Speciale "Gazzetta del Sud" 28 marzo 2003 |