Il sottosegretario Nucara lamenta inefficienza nella gestione dei servizi idrici e una diffusa cultura degli sprechi

"Acqua, emergenza planetaria"

I cambiamenti climatici fanno rischiare al Mezzogiorno il fenomeno della desertificazione

La Calabria è una delle regioni italiane che registra il più alto numero di dissesti.
Le cause di questo diffuso stato d'instabilità sono legate essenzialmente a fattori morfologici, climatici, alla frequenza con cui il territorio è colpito da eventi metereologici che innescano fenomeni franosi ed erosivi e causano inondazioni e straripamento dei corsi d'acqua generando frequenti piene irruenti, rotture degli argini, esondazioni e soprattutto allagamenti delle zone pianeggianti in cui il deposito in maniera disordinata dei detriti accumulati concludono l'opera di danneggiamento di queste zone che risultano essere, tra l'altro, le più antropizzate e produttive della regione. La Sicilia non sta meglio, dopo la siccità che messo in seria di difficoltà colture e società civile, da un anno, la gestione delle risorse idriche sono affidate al Presidente della regione Cuffaro.

Ne parliamo con il sottosegretario che ha la delega della difesa del suolo on. Francesco Nucara.

Quale è in sintesi il bilancio idrico nazionale?

"L'Italia è un paese potenzialmente ricco di risorse idriche. La distribuzione delle risorse per compartimenti geografici è molto disomogenea, con un'elevata percentuale di risorse utilizzabili a Nord (65%) rispetto a quelle disponibili (sia di acque superficiali che sotterranee), contro il 15% delle Regioni centrali, il 12% nelle Regioni meridionali ed il 4% ciascuna nelle due isole maggiori. Un'elevata quantità di precipitazioni non è però di per sè sufficiente a garantire un'abbondante disponibilità idrica: in primo luogo perché parte delle precipitazioni evapora o si disperde, in secondo luogo perché la disponibilità "teorica" non coincide con quella effettiva. Per essere utilizzata infatti l'acqua deve essere distribuita al consumatore e, sulla quantità che effettivamente giunge a destinazione, incidono natura dei deflussi e dotazione infrastrutturale (stoccaggio, adduzione e distribuzione). Nel nostro Paese, oltre il 45% delle precipitazioni evapora o percola nel sottosuolo. La percentuale d'acqua "dispersa" risulta particolarmente elevata se confrontata con i valori registrati nei principali Paesi europei caratterizzati da una posizione geografica e da temperature più favorevoli. Nel complesso quindi le risorse totali utilizzabili ammontano a circa 52 kmc annui a fronte di un fabbisogno idrico complessivo di circa 40 kmc. L'incidenza dei prelievi sulle risorse disponibili assume in Italia un valore molto elevato ed è sensibilmente superiore alla media dei Paesi europei. La metà di tali prelievi sono destinati a colmare il fabbisogno dell'agricoltura, il 20% è impiegato nell'industria, un altro 20% soddisfa gli usi civili, mentre il rimanente 10% è utilizzato nelle centrali termoelettriche. I consumi pro-capite di acqua in Italia pongono il nostro Paese fra i maggiori utilizzatori di risorse idriche, con una domanda al di sopra della media OCSE e inferiore solo a quella di Stati Uniti e Canada. Gli elevati prelievi italiani sono imputabili in parte a ragioni climatiche, in parte a ragioni di struttura economica, ma anche a fattori socioculturali nonché infrastrutturali".

Quali misure sono state adottate per le aree a rischio di crisi idrica?

"Premesso che allo stato attuale la crisi idrica ha interessato gran parte del territorio nazionale, la Camera dei deputati ha approvato, il 4 giugno scorso, una risoluzione con la quale il Governo si è impegnato a razionalizzare la gestione delle risorse idriche anche accelerando l'attuazione del servizio idrico integrato e a promuovere il risparmio idrico, la realizzazione e la ristrutturazione di grandi schemi idrici e di infrastrutture di accumulo per usi civili ed irrigui ed il riutilizzo irriguo ed industriale, nonché a realizzare tutti gli interventi atti al superamento dell'emergenza idrica.

A tal fine tra i vari Ministeri competenti e le Regioni si stanno ridefinendo gli obbiettivi da porre al centro degli Accordi di Programma Quadro per la tutela delle acque e per la gestione integrata delle risorse idriche.

"Parallelamente all'intervento legislativo, si stanno sviluppando le misure di emergenza idrica. Già il Governo ha posto in capo ai Presidenti delle Regioni interessate poteri straordinari consentendo loro di attivare, con procedure accelerate, una serie di interventi mobilitando ingenti risorse finanziarie comunitarie e nazionali. Tutto ciò ricorrendo allo strumento della dichiarazione dello stato di emergenza e del potere di ordinanza ai sensi della legge 25 febbraio 1992, n. 225. E' il caso della Sicilia, della Calabria, della Puglia della Campania e dell'Umbria".

Sono allo studio progetti innovativi per la gestione delle risorse idriche?

"Certamente. Il riutilizzo in agricoltura, nell'industria ed anche in alcuni usi civili di acque reflue appositamente depurate e trattate può rappresentare una valida opportunità di risparmio di risorse pregiate trasformando gli scarichi da problema a potenziale risorsa. Ci sono poi tecnologie come quella della filtrazione a membrana che negli impianti depurativi di grandi dimensioni hanno raggiunto un elevatissimo grado di efficienza ed affidabilità mentre per impianti di potenzialità contenuta sono invece ormai una realtà riconosciuta i sistemi a bassa tecnologia come la fitodepurazione che consente buoni standard depurativi con ridotti costi energetici e gestionali.

Non vanno dimenticate le innovazioni tecnologiche che hanno portato all'abbattimento dei notevoli costi di esercizio e gestione degli impianti di dissalazione, impianti insostituibili in alcune peculiari situazioni ambientali".

Quanto peso stanno assumendo le tecnologie per la bonifica ed il recupero dei siti inquinati?

"Nella stragrande maggioranza dei casi di siti inquinati sul territorio italiano la complessa situazione di contaminazione dell'area e la vastità delle aree interessate ha reso necessaria una puntuale indagine sulle tecnologie applicabili per il trattamento dei suoli, sedimenti e falde contaminate. Il percorso logico di indagine è basato sulla selezione di tecnologie di trattamento applicabili definite secondo lo stato di sperimentazione della tecnica (scala pilota o reale), i risultati ottenuti sulla riduzione degli inquinanti e l'applicabilità al caso in relazione alle condizioni geo-morfologiche e alle tipologie di inquinanti rilevati. L'obiettivo ultimo è il raggiungimento di livelli di qualità dei terreni e delle acque tali da permetterne il recupero e il riuso a costi sopportabili. E' il caso del Master Plan per la bonifica del sito da bonificare di interesse nazionale di Venezia - Porto Marghera. Tale strumento pianificatorio ha individuato le tipologie degli interventi di risanamento ritenute tecnicamente ed economicamente praticabili e conseguentemente ha individuato e cadenzato gli interventi nonché le priorità ed i tempi delle iniziative da assumere nel sito. Sono altresì in corso di svolgimento numerose sperimentazioni in campo al fine di promuovere alcune tecnologie dallo stadio pilota a quello reale.

"Un caso operativo di questo approccio è rappresentato dall'intervento Agip a Rho-Pero (MI) per la realizzanda Fiera di Milano dove gli obiettivi di risanamento si stanno raggiungendo tramite la combinazione di un ventaglio di tecnologie di bonifica applicate sia in serie che in parallelo. In definitiva, nel campo delle bonifiche di siti inquinati, l'aspetto tecnologico ha assunto importanza strategica e trainante al fine del raggiungimento degli obiettivi di risanamento a costi economicamente sopportabili".

Come procede l'attività di vigilanza e controllo degli scarichi inquinati?

"Il rinnovato quadro di riferimento normativo prevede che l'Autorità competente effettui il controllo degli scarichi sulla base di un programma che assicuri un periodico, diffuso, effettivo ed imparziale sistema di controlli preventivi e successivi, a tale scopo è autorizzato ad effettuare le ispezioni, i controlli ed i prelievi necessari per l'accertamento del rispetto dei valori limite di emissione.

Nel caso delle regioni per cui è stato dichiarato lo stato di emergenza, i commissari hanno provveduto a sviluppare misure di controllo negli scarichi abusivi. Esistono poi casi particolari come l'Interregg Italia-Austria (tra Friuli e Carinzia) dove è stato messo a punto un sistema di controllo integrato che avvalendosi delle video ispezioni consente di rilevare in tempo reale dispersioni ed inquinanti di origine civile ed industriale e di formare una banca dati in continuo aggiornamento. Questo progetto, già iniziato, vedrà la conclusione della prima fase nella prossima primavera".

Speciale "Gazzetta del Sud" 28 marzo 2003