Pericolosa saldatura fra guerriglia e terrorismo Da qualche mese a questa parte, abbiamo assistito ad una rapida quanto prevedibile recrudescenza del conflitto in Iraq. La mattanza è diventato evento quotidiano, le azioni della guerriglia e le scene di sollevazione popolare, dominano il panorama mediatico mondiale. A questo scenario per niente rassicurante, dobbiamo, purtroppo, aggiungere anche il sequestro dei nostri connazionali. Due sono i fronti caldi: quello palestinese e per l'appunto quello iracheno; ma se per il secondo le speranze di pace sembrano sempre più remote, il secondo ci pone di fronte a delle scelte precise ed urgenti: affidare il caso Iraq ad un Onu solo formalmente indipendente dagli Usa, oppure battersi per un Onu con pieni poteri, come chiesto a suo tempo, prima della guerra, dalla comunità mondiale e come ora ha rimarcato lo stesso Zapatero con il gesto eclatante del ritiro delle truppe spagnole. Forse sentendo le dichiarazioni del sottosegretario di Stato, Grossman, al Congresso Usa, il 23 aprile 2004, il quale in sostanza ha detto che le truppe americane rimarranno anche dopo le elezioni e che l'eventuale nuovo governo non avrà i pieni poteri, ci verrebbe da pensare che il premier spagnolo abbia fatto bene ad andarsene prima del 30 giugno per non porre le proprie truppe in una situazione senza via d'uscita e nel mirino delle milizie musulmane. Credo che il primo ministro spagnolo abbia preso però una decisione troppo affrettata; Spagna ed Italia, adesso rimane un invito solo al nostro governo, avrebbero potuto svolgere un ruolo diplomatico di sicuro spessore, considerando anche l'offerta del leader libico Gheddafi, proprio ieri alla Commissione Europea, di collaborazione per la pace, costituendo un'alternativa in seno alla coalizione, alla inamovibilità di Bush e Blair. In questa ottica i due Paesi europei avrebbero potuto incarnare il corridoio del dialogo, svolgendo il loro naturale ruolo di cerniera tra Occidente ed Oriente e coinvolgere in questa aggrovigliata situazione i Paesi dell'area mediorientale; questa a mio avviso sarebbe stata e resta la via da seguire. Comunque sia, è necessario che questa situazione passi in mano all'Onu, in ogni caso, sia al fine di dare al futuro governo iracheno il crisma della legittimità, sia al fine di evitare il radicalizzarsi dello scontro tra gli insorti e le truppe della coalizione, tra Occidente ed Oriente, che da sempre soffrono di problemi di comunicazione, ed in ultima analisi ad evitare una pericolosa saldatura tra guerriglia e terrorismo in grado di travalicare i confini iracheni e capace di destabilizzare i regimi moderati di quell'area geografica. Pasquale Spinelli |