Mazzini esule in Svizzera/Se ne è parlato in un convegno organizzato alla Domus di Pisa

Quella terra che accolse il profeta della democrazia

di v. r.

Sala gremita e grande interesse per la manifestazione, promossa dal Comitato per il Bicentenario per la nascita di Giuseppe Mazzini, tenutasi nella giornata di giovedì 31 marzo presso la Domus Mazziniana di Pisa. "L'esilio in terra elvetica di Mazzini" è stato il tema della conferenza, che si è aperta con una puntuale e dettagliata relazione del professor Maurizio Binaghi di Lugano, autore del libro "Addio Lugano bella". Binaghi ha tracciato un quadro della presenza di Mazzini in Svizzera, in modo particolare fra gli anni 1830 - 1836: era intenzione di Mazzini preparare quanto era necessario per svegliare dal torpore gli italiani, guidandoli verso i grandi appuntamenti di democrazia e libertà. Sono state evidenziate anche le difficoltà dei governanti svizzeri per ospitare un esule inviso agli austriaci, non amato dai governanti italiani e, soprattutto, fortemente contestato dalle altre nazioni europee.

Nonostante i tanti impedimenti, si può tranquillamente affermare, senza timore di essere smentiti, che la vera maturazione del pensiero politico e filosofico di Giuseppe Mazzini sia avvenuta e si sia perfezionata ai confini dell'Italia, e particolarmente nella città di Lugano. Binaghi ha tenuto più volte a sottolineare le tante peregrinazioni dell'esule genovese e come, al di là delle difficoltà, solamente in un'occasione si sia provveduto all'espulsione dalla terra elvetica.

Per il dottor Giovanni Frontali, che ha ampiamente trattato le influenze sansimoniane sul pensiero di Giuseppe Mazzini, la meditazione, l'opera, gli scritti dello stesso, rappresentano tuttora quanto di più moderno e di attuale sia stato tramandato fino ai giorni nostri. Frontali ha affermato che, senza l'azione costante, senza una sorta di pungolo continuo al popolo italiano, i traguardi raggiunti con l'unità d'Italia difficilmente si sarebbero concretizzati nei tempi e nei modi a tutti noti.

Nelle conclusioni dell'onorevole Giorgio La Malfa, presidente nazionale del Pri, è stata ribadita l'attualità del pensiero mazziniano, rivendicando inoltre per il Pri il ruolo di erede della scuola e del pensiero del grande genovese. La Malfa ha poi ricordato che, quando il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, nel messaggio agli italiani di fine anno si è presentato con il busto di Mazzini accanto e con il libro dei "Doveri dell'Uomo", non solo ha voluto indicare che il 2005 sarebbe stato l'anno del bicentenario, ma ne ha rivendicato tutta l'attualità e la modernità del pensiero. "Mazzini è un nostro contemporaneo", scriveva Salvatorelli: definizione sottolineata da La Malfa, il quale ha anche aggiunto, tra gli applausi dei numerosi presenti, che se all'inizio del XX secolo, e per i primi decenni di questo, Marx aveva avuto il sopravvento, oggi, e per il futuro, Mazzini ha imposto tutta la sua modernità.

De Carolis ha concluso i lavori della conferenza, ringraziando i numerosi presenti, i relatori, il commissario della Domus Mazziniana e tutti quelli che hanno collaborato per la buona riuscita dell'incontro. Ha ricordato gli altri appuntamenti già in programma, organizzati dal Comitato, che si terranno il 17 maggio prossimo a Milano e il 20 settembre a Genova, a dimostrazione - secondo il parere di De Carolis - che, mentre il Comitato nazionale costituito con decreto del Ministro per i Beni Culturali e Ambientali è tuttora inoperante, senza le iniziative del Comitato proposto dalla Direzione nazionale del Pri, il bicentenario della nascita di Mazzini si sarebbe consumato nell'oblio di tutti gli italiani. De Carolis infine ha concluso ricordando l'invito ufficiale arrivato al Pri nazionale dalla Stiftung di Grenchen, per le celebrazioni che in quella città gli svizzeri promuoveranno per l'intero mese di giugno per ricordare il loro gradito ospite, Giuseppe Mazzini.