Un'analisi di Valbonesi sul sistema politico italiano/I limiti del sistema bipolare e le sfide per la modernizzazione del Paese Maggioritario penalizzante per i partiti Udite, udite: i commentatori e il mondo politico italiano si sono accorti che il grande sistema maggioritario all'italiana regge e reggeva solo sull'anomalia Berlusconi. Noi, modesti scribacchini di provincia, avevamo denunciato già diversi anni fa che il polo di destra era tenuto insieme ed esisteva se prevaleva la figura carismatica e mediatica di Berlusconi con relativi mezzi economici, e che, il giorno in cui Berlusconi non avesse avuto più appeal sull'elettorato, la destra si sarebbe disfatta come neve al sole e con lei il sistema bipolare . La stessa sinistra, specularmente , è tenuta insieme dalla lotta al feticcio Berlusconi e la sua demonizzazione è molte volte la ragione vera dell'unione di forze così diverse per origini , tradizioni ed elaborazioni culturali . La grande sicurezza di Berlusconi deriva dal fatto che, tolto il perno del berlusconismo , anche chi gli è nemico all'interno del centro –destra è costretto a reinventarsi uno spazio politico e chi gli è avversario, senza di lui, non è più indispensabile e questo vale per Prodi , come per Bertinotti e Cossutta. Naturalmente il rischio più grosso è per coloro che nella Prima Repubblica per ragioni storiche ed ideologiche erano confinati alle estreme, in particolare An e la Lega e l'estrema sinistra movimentista e massimalista. Direi di più , Bertinotti riesce ad essere protagonista della scena politica meglio con Berlusconi al potere, perché così può sviluppare meglio il ruolo di RC come sinistra antagonista al liberismo, al pericolo costituzionale, al ruolo pacifista ed antiamericano, piuttosto che stando al governo, dovendo mediare con le pratiche riformiste, con la politica di concertazione, e di alleato atlantico, subendo anche un movimentismo alla sua sinistra da parte dei no global. Prodi senza Berlusconi a che serve? Sarebbe costretto a fare il leader, se ne avesse le forze numeriche, di un partito cattolico di centro ricostituito sulle ceneri di FI, del l'UDC e della Margherita, costretto a subire un giorno le imboscate di Casini e Follini e il giorno dopo quelle di Marini e Castagnetti; Rutelli sarebbe un corpo estraneo, e non più il centro delle mediazioni , il disturbatore dell'egemonia diessina o l'ancoraggio moderato del centro-sinistra . I DS dovrebbero compiere fino in fondo un processo di revisione riformista che, oggi, è impedito dall'odio contro Berlusconi e dalla necessità di stare tutti uniti per batterlo: perché, se i DS si scomponessero ancora in tre tronconi, l'"egemonia gramsciana ", che fa parte dei dogmi di tutti i comunisti e ex- comunisti italiani, non sarebbe più esercitabile nè dentro l'Unione né nella federazione dell'Ulivo. D'altronde, una destra smarrita e orfana di Berlusconi potrebbe costruirsi attorno a Casini e Fini, costretta ad allearsi con Bossi, che chiederebbe molto di più della dévolution leggera, e senza un blocco sociale di riferimento? E' evidente che, permanendo il sistema bipolare, se uno dei due poli è debole, le organizzazioni sociali anche tradizionalmente vicine a quel polo si sposterebbero verso l'altro che governa, per difendere i propri interessi. La politica deve decidere cosa vuol fare: se vuole rimanere in questo sistema bipolare che, come dimostra ormai la storia di questi dieci anni , consente di vincere le elezioni ma di governare mediocremente, perché è determinante il ruolo delle estreme, anche delle piccole formazioni (vedi Lega nel primo governo Berlusconi, vedi RC nel governo Prodi e vedi UDC nella crisi attuale), allora il ruolo di Berlusconi è essenziale per tutti gli attuali protagonisti. Se invece si vuole liberare il sistema politico e dare la possibilità che a concorrere al governo del paese siano liberamente tutte le forze politiche che hanno storia e origini culturali radicate e poi dare governi omogenei in Parlamento, come prevede la Costituzione Italiana, allora si proceda celermente con la liquidazione dell'era Berlusconi e di tutte le specularità che essa comporta. Sarebbe una rivoluzione che ridarebbe alla politica il suo ruolo centrale , l'elaborazione di contenuti riprenderebbe in casa di tutti e il repubblicanesimo deliberativo, frutto del confronto politico e culturale, valorizzerebbe il Parlamento, oggi semplice testimone di scelte di campo condotte dagli schieramenti, e non certo promotore e controllore dell'interesse generale. Da repubblicano e da democratico mi auguro che prevalga questa scelta : gli scenari futuri prevedono sfide di modernizzazione , di scelte di campo ideali e di civiltà, che solo una comunità impegnata , in tutte le sue componenti culturali e politiche, ad approfondirle e a governarle responsabilmente può portare avanti in modo positivo. . Il sistema maggioritario berlusconiano e antiberlusconiano è paralizzante per la dialettica interna ai partiti e nel confronto esterno fra i partiti, per cui la sintesi di governo è mediocre sempre, indipendentemente da chi governa. Il quando e il come tatticamente il partito repubblicano debba partecipare a questa "rivoluzione " possono anche essere diversi e differire ; l'importante è che in tutti i repubblicani ci sia la consapevolezza che questo nuovo scenario è strategico per ridare ruolo al PRI e alla cultura riformatrice democratica e che quindi si comincino a ricercare terreni comuni di lotta politica, di reciproco rispetto e di rappresentanza politica dei territori sulle scelte amministrative . Se questo sarà per tutti, forse la difficile transizione potrà essere superata. Widmer Valbonesi segretario regionale Pri Emilia-Romagna |