Culture politiche diverse presenti nelle file dello schieramento prodiano/Come nota Panebianco dal "Corriere", la spaccatura del Paese è in realtà tutta a sinistra Mediazioni difficili e un futuro assai incerto "Un vincitore ingombrante", titola così l'editoriale di Panebianco sul Corriere. Ed in effetti Bertinotti (è lui l'ingombrante) con la forte affermazione dell'area di estrema sinistra può diventare un problema per la coalizione di Prodi. Ma possiamo dire, per l'intero Paese. Ed oggi, l'area di sinistra guidata da un'ideologia che osteggia il libero mercato, la proprietà privata, la globalizzazione, l'innovazione, potrà dettare nei fatti l'agenda parlamentare influenzandone i lavori. Quello che Panebianco lascia intendere è un aspetto che emerge dai risultati della consultazione elettorale del 9 e 10 aprile: cioè che la vera spaccatura è tutta spostata a sinistra. In effetti, un'analisi serena del voto, ci dimostra come la divisione perfettamente a metà del Paese sia solo elettorale frutto di una competizione nella quale si sono fronteggiati più il favore e l'avversione verso Berlusconi che due programmi di governo per l'Italia tra loro diametralmente opposti. Da un punto di vista ideologico e programmatico la situazione appare molto diversa. Già all'alba dell'11 aprile emergeva in tutta evidenza quella che possiamo definire come la vera spaccatura del Paese, che non può ricondursi agli incerti confini di UDEUR a sinistra e UDC a destra. Un'area che ama definirsi antagonista e che non ha ripudiato nella forma e nella sostanza il comunismo ottiene più del 10%, che le consente di tenere sotto scacco non solo il centro sinistra ma l'intero quadro politico. In molti tra i politici del centro sinistra vedrebbero di buon occhio la privatizzazione della RAI, bocciata senza appello da Bertinotti; in molti nel centro sinistra guardano con preoccupazione alla situazione internazionale e ai continui attentati, mentre Prodi per far piacere all'alleato "rosso" apre ad Hamas; la stragrande maggioranza degli italiani avrebbe un ripensamento sul nucleare, ma che ne dicono i Verdi?; tutti concordano sull'importanza delle nuove infrastrutture da realizzare per ammodernare il Paese ed ancorarlo all'Europa, ma il fenomeno dei "NO-tutto" cresce proprio nell'alveo della sinistra antagonista; per avere uno Stato efficiente bisogna rendere meno complessa la macchina burocratica, privatizzare e liberalizzare i mercati, posizioni osteggiate dai partiti comunisti. E gli esempi potrebbero continuare, tutti a dimostrazione che la vera spaccatura ideologica e programmatica sta a sinistra. Governare un Paese con tali contraddizioni sarà quasi impossibile, se non cedendo sempre ai ricatti in nome di una gestione del potere che nella migliore delle ipotesi sarà fine a sé stessa, se non del tutto controproducente per il destino dell'Italia. La stabilità del governo del Paese, la coerenza nelle scelte di politica internazionale e nelle scelte di politica economica risultano oggi per l'Italia grandemente compromessi. Perché il futuro governo unito contro Berlusconi, è diviso negli obiettivi da perseguire e nelle scelte da adottare per risollevare l'Italia. Sarà in grado il nuovo governo, al cui interno conviveranno tutte queste contraddizioni, di intercettare la ripresa economica di cui si avvertono i primi segnali? Difficile dirlo, anche perché non sappiamo come Prodi intenderà gestire una situazione politica che sta diventando incandescente e che sta subendo una preoccupante deriva massimalista. I primi passi non sono di certo esaltanti. Ecco perché ci era parsa apprezzabile l'offerta avanzata da Berlusconi di un governo di transizione che consentisse il varo di quelle riforme opportune per rimettere "in carreggiata" l'Italia, dopo un lungo e duro periodo di crisi economica e internazionale. Purtroppo però, la sete di potere, la voglia di governare senza badare a queste contraddizioni ha avuto il sopravvento. Prodi, che vuole unire ciò che di fatto è già unito, cerca una mediazione difficilissima tra culture politiche profondamente diverse e, con un atteggiamento stupidamente fiducioso, di fatto contribuisce a disunire il Paese, sfidando il centrodestra al muro contro muro. Ultima la sua posizione in merito al 25 aprile come lotta a difesa della Costituzione contro la riforma del centrodestra. In effetti, tale riforma ha più di un aspetto discutibile, ma va ricordato che si inserisce non su quella del 1948 bensì su quella modificata in extremis dall'allora maggioranza di centrosinistra. Ecco che per non lasciare il Paese in balia di incertezze sarebbe stato più opportuno un governo politico-tecnico di transizione. Fatto sta che il governo Prodi sarà varato nelle prossime settimane, forse già nella finestra di inizio maggio, altrimenti dopo l'elezione del nuovo Capo dello Stato. Comunque, date certe premesse, non ci resta che aspettare sulla riva del fiume. Giovanni Postorino |