Crisi iraniana: gli americani non escludono l'intervento armato/La Russia garantisce neutralità ma collabora alla costruzione della centrale a Bushehr Compattezza e intransigenza: armi della diplomazia L'atteggiamento intimidatorio del governo iraniano è altamente preoccupante. È indubbio che se l'Iran dovesse dotarsi dell'arma atomica costituirebbe una gravissima minaccia per la sicurezza mondiale. Le deliranti minacce ripetutamente indirizzate contro lo Stato di Israele rischierebbero di tramutarsi dalle parole ai fatti. La campagna di sensibilizzazione dell'amministrazione americana verso gli alleati a non sottovalutare la situazione iraniana è volta a scongiurare questa minaccia e a far sì che nasca un fronte comune, il più compatto possibile, che faccia mura contro Teheran. In questa strategia si inserisce l'ammonimento rivolto da Nicholas Burns, sottosegretario di Stato americano, a margine dei lavori preparatori per il prossimo vertice G8 di San Pietroburgo, a che nessuno collabori con il governo iraniano nel suo programma nucleare. Da parte loro, i russi hanno assicurato la piena neutralità nel malaugurato caso in cui si rendesse necessario intraprendere un intervento militare o addirittura si scatenasse una guerra tra gli Stati Uniti e l'Iran. Ma allo stesso tempo difendono la scelta di collaborare con Teheran alla costruzione di una centrale nucleare a Bushehr. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad non sembra per nulla intimorito dalle reazioni occidentali ed anzi ha dichiarato di proseguire senza indugio gli esperimenti sull'arricchimento dell'uranio, oltre a continuare a perpetrare le minacce a tutti coloro che intendono negare all'Iran "il diritto" a sviluppare l'energia atomica. Ora, in molti si interrogano sul possibile intervento militare. Infatti, come si può dar credito alle rassicurazioni sull'utilizzo civile dell'energia atomica se tali rassicurazioni provengono dalla stessa persona che non manca occasione per pronunciare parole oltremodo minacciose per la sicurezza del Medio oriente e del mondo intero? In un contesto simile, si può giustificare un'azione militare preventiva? La risposta non è facile. Certo, intraprendere ora una guerra all'Iran potrebbe significare accendere la miccia ad una polveriera. Si avrebbe una escalation difficilmente prevedibile e che potrebbe portare a situazioni ancor più difficili di quelle che si vivono oggi in Iraq. Fatto sta che le posizioni di Teheran imbaldanziscono sempre più gli animi dei terroristi palestinesi e rendono ancor più difficile un dialogo (ammesso che possa essercene uno, ed in questo momento pare impossibile) con Hamas. E come se non bastasse, il pensiero che un arsenale atomico sia nelle disponibilità di un regime come quello di Teheran difficilmente fa dormire sonni tranquilli. Con la diplomazia si può adeguatamente dare risposta a deliranti affermazioni. Ma se a queste si aggiunge una folle corsa a dotarsi di un potenziale nucleare difficilmente si riuscirà a fare altrettanto. Il deterrente politico appare allora in tutta la sua drammatica vacuità. Quindi, bene fa l'America a tenere aperte tutte le soluzioni anche quella più atroce. In qualsiasi trattativa è, infatti, il prospettare seppur velatamente una ritorsione a rendere la stessa trattativa credibile. Ecco allora l'importanza a non comportarsi come con la situazione irachena, sia prima che dopo il conflitto, quando il mondo occidentale si è diviso e non si è saputa gestire la transizione (ed ancora oggi a tre anni dalla caduta di Saddam siamo in alto mare). Ed è proprio per questo che il Presidente Bush non ha mancato di affermare che il modo per risolvere la questione per via diplomatica sia quello di proseguire su questa strada insieme ai Paesi che riconoscono in un Iran dotato dell'arma nucleare un pericolo per la sicurezza internazionale. Occorre insomma lanciare un messaggio chiaro ed univoco al regime di Teheran, l'Occidente non può dividersi. Infatti, se inizieranno a profilarsi dei distinguo o delle posizioni di tolleranza verso atteggiamenti francamente inaccettabili, proprio per la gravità della situazione, sarà impossibile sostenere a qualsiasi costo la via diplomatica. Stavolta serve sangue freddo, compattezza ed incrollabile intransigenza. Ne va della sicurezza di tutti. Giovanni Postorino |