Il Pri dopo la fase di consolidamento/Un manifesto per le elezioni europee Laici moderni che amano le loro radici culturali Sull'argomento delle alleanze tra i laici, pubblichiamo oggi l'intervento di Lilia Alberghina. di Lilia Alberghina Sto seguendo con grande interesse il dibattito che si sta svolgendo, all'interno del partito, sia sul ruolo del Pri sia sui suoi rapporti con il resto del mondo laico. E vorrei dare il mio contributo a questo dibattito ricavandolo sia dalla mia esperienza professionale sia da quella, più recente, di dirigente repubblicana. Questa duplice esperienza mi ha confermato come la fase di coscienza critica, pur necessaria, non ha efficacia politica se non diviene stimolo correttivo e non riesce ad incidere sul corso delle cose. Il ruolo politico del Pri e l'ampliamento del suo consenso elettorale, che stanno a cuore a tutti noi, richiedono che, dopo la necessaria fase di consolidamento del partito condotta con grande determinazione e con grande capacità di suscitare adesioni e coesione da parte della segreteria nazionale di Nucara, e che è culminata nella felice realizzazione della "Voce", di cui abbiamo festeggiato già il centesimo numero, si passi ad una fase di maggiore incisività. Se come dice Bassi ("Voce" n. 99), il Pri è il partito laico dei programmi, delle proposte, della ragione, perché non proporre per le elezioni del 2004 un quaderno, "Pri: un progetto per l'Italia in Europa", in cui si riassumano le posizioni e le proposte del partito su alcuni temi centrali e qualificanti: politica estera e lotta al terrorismo, federalismo, mezzogiorno, politica industriale e dell'innovazione, giustizia, immigrazione, laicità dello Stato? E' con questo progetto che ci dobbiamo presentare agli elettori, attraverso una campagna di comunicazione tutta da inventare, a quel mondo laico che aspira ad una modernità con radici culturali, con un'apertura di opportunità per tutti coloro che desiderano intraprendere: insomma, quello che da sempre è stato l'elettorato del Pri. Ricordo gli anni di Spadolini in cui il nostro partito era garanzia di equilibrio e di innovazione e credo che sia possibile farli rivivere, pur nel mutato quadro politico. Sono appena tornata da un viaggio negli Stati Uniti d'America in cui, malgrado la tragedia dell'11 settembre, è forte la certezza che il Paese offra opportunità di crescita a chi si impegna. E l'attuale ripresa economica ne è la conferma. È questa certezza che vorrebbero avere i nostri giovani, non l'effimera fatuità di un avvenire di veline o calciatori. Quello che deve caratterizzare le nostre proposte non è la generica identificazione dell'obiettivo, bensì la chiarezza e la efficacia degli strumenti operativi proposti, nel ricordo del metodo rigoroso insegnatoci da Ugo La Malfa. Certo, definire un progetto per l'Italia in Europa non esaurisce lo sforzo del partito per allargare il suo consenso e per partecipare più efficacemente al governo del Paese, ma può esserne la prima indispensabile tappa. Per quanto riguarda i modi con cui presentarsi agli elettori penso che, ove possibile, dobbiamo presentarci con simbolo e lista propri. Facendo leva sul nostro progetto per l'Italia in Europa e cercando di attirare l'attenzione ed il consenso di quel mondo laico di repubblicani "inconsapevoli" - e soprattutto di giovani - che ha votato centrodestra e che è attualmente insoddisfatto per l'insufficiente impostazione liberale e laica del governo; e anche di coloro che hanno votato centrosinistra per una esigenza riformista, ed ora sono in forte disagio per le posizioni sulla politica estera e sulla guerra al terrorismo di quella coalizione. Non mi nascondo, naturalmente, le difficoltà di comunicazione. Né il limiti - anche di ordine economico - che il partito incontra in questo suo sforzo. Ma sono convinta che, sia pure lentamente, potremo riacquistare un ruolo attivo nella vita politica nazionale. Per la forza della nostra storia e, soprattutto, per l'attualità delle nostre proposte. |