Continua il dibattito sui laici/Esperienza comune, non apparentamenti elettorali

L'unità dei liberaldemocratici? Sì, ma nel Pri

di Massimo Scalfati

Da liberale, proveniente da quel disciolto partito, e da circa due anni aderente al Pri (e perciò ormai "repubblicano tout - cort" e senza aggettivi) ho una mia precisa opinione riguardo al tema dell'unità dei laici, che anima il dibattito sulla "Voce repubblicana".

Dalla mia angolazione (cioè di chi nel 1993 perdette la casa politica e fu costretto ad una frustrante diaspora), ho sempre attribuito grande merito a Giorgio La Malfa di avere gelosamente difeso il nome ed il simbolo del Pri, consentendone la sopravvivenza.

Perciò ritengo che dobbiamo proseguire la battaglia per la continuità del Pri e per il ritrovamento di uno spazio politico (sia pure nelle pieghe di sistema elettorale che non ci favorisce). Ora è anche mio l'orgoglio repubblicano. D'altronde la mia scelta, e dei liberali napoletani, di aderire al Pri (grazie alla lungimirante iniziativa di Italico Santoro) non ha fini opportunistici (se queste fossero state le intenzioni ci saremmo rivolti a partiti più grossi), ma un carattere ideologico. Sì, c'è ancora qualcuno che dà valore alle questioni ideologiche, e non segue le linee soltanto pragmatiste della politica odierna!

Il Pri è il solo partito di tradizione e valori risorgimentali, di ideali autenticamente liberaldemocratici, atlantista ed europeista nel contempo e senza antagonismi fra le due appartenenze, amico di Israele, portatore di cultura e di un'intensa esperienza di governo (di cui è carente la CdL). Perciò ritengo che questa tradizione politica non vada dispersa o anche solo annacquata in indistinte "alleanze laiche".

Alle elezioni europee (restando l'attuale legge elettorale) il Pri deve partecipare da solo. Sarà anche un'occasione per riaffacciarci alla ribalta dell'opinione pubblica, per la quale il simbolo dell'Edera conserva ancora una forza evocativa di positivi ricordi politici.

Sono contrario agli apparentamenti con il nuovo Psi e con i radicali, in liste comuni, come qualcuno propone. Dati i rapporti di forza (si fa per dire) fra i tre gruppi, finiremmo solo per fare i portatori d'acqua agli altrui candidati e ci priveremmo di un nostro rappresentante a Strasburgo.

Alle elezioni provinciali del 2004 egualmente dovremo concorrere con il nostro simbolo, nel quadro della Casa delle Libertà, appoggiando i candidati comuni alla Presidenza provinciale. A tal fine è necessario che in ciascuna provincia siano raggiunte intese con i partiti della CdL, riaffermando la presenza dell'Edera accanto agli altri simboli. Perciò l'unità dei laici, a mio avviso, va intesa non nel senso di apparentamenti elettorali, ma nel senso dell'esperienza che stiamo vivendo in Campania: ritrovarci tutti (provenienti da varie esperienze politiche: repubblicane, liberali, socialiste non marxiste) nella casa comune del Pri, concorrendo attivamente a mantenerla in vita ed anzi a farla crescere, a dispetto del maggioritario e dei propositi ventilati di arrivare alla formazione di "liste uniche" (centrodestra-centrosinistra) o peggio ad un bipartitismo perfetto.

Solo così si arricchisce la democrazia. Cioè mantenendo il pluralismo e conservando le tradizioni politiche e non già portando i cervelli (e i voti) all'ammasso.