Dibattito sulle scelte per le prossime europee/Meglio alleati che da soli Far parte di una lista non intacca i nostri ideali Sull'argomento delle alleanze tra i laici, pubblichiamo oggi l'intervento di Enzo Tieri. di Enzo Tieri Dopo anni di militanza giovanile nella FGR, sono (in ragione dello scarso tempo a disposizione dopo gli impegni professionali) un semplice iscritto al partito: desidero tuttavia contribuire al dibattito che si è aperto sulle pagine della "Voce", che ho seguito (tra gli altri, interessanti Giacalone e Sforzini) attraverso il sito internet che non mi stancherò di elogiare per il puntuale aggiornamento che fornisce a tutti i simpatizzanti. I ragionamenti sulla modalità di partecipazione alle incombenti elezioni europee della primavera prossima devono essere preceduti da qualche accenno sull'attuale assetto politico nazionale. Credo si possa dire che la scelta di essere alleati della "Casa delle Libertà" sia stata giusta, pure a prezzo di una scissione interna, e l'ultimo congresso nazionale di Fiuggi ha visto una sostanziale convergenza su questo dato di fatto. L'elemento essenziale di fondo che deve caratterizzare questa alleanza è la sua capacità riformatrice ed innovativa, la sua abilità di essere al passo con le sfide storiche posta da un'epoca di elevata instabilità. In termini di azione di Governo, la riforma del mercato del lavoro, la nuova normativa sull'immigrazione, l'azione continua di un ministro dedicato a tempo pieno all'innovazione tecnologica, la riforma del Codice della Strada (con il salvataggio di centinaia di vite umane nei pochi mesi di introduzione della patente a punti) sembrano alcuni punti esemplari di un'azione efficace e nell'interesse generale del Paese. Laddove l'azione di governo è risultata più carente è quando i tempi della sua proposta riformatrice si sono intrecciati con vicende personali, mi riferisco al tema della giustizia in particolare, determinando una scarsa credibilità della sua azione innovativa. Vorrei però per un attimo tornare sulla riforma del mercato del lavoro, che è una vicenda veramente esemplare anche per i suoi aspetti ideologici: c'è stata una fase politica precisa in cui il Governo e la sua coalizione hanno dispiegato la loro capacità riformatrice ed in cui, attraverso la battaglia intorno all'art.18 dello "Statuto dei lavoratori", lo schieramento di centro-sinistra (molto sinistra e poco centro) ha mostrato senza vergogna il suo volto di conservatorismo rosso, tutta la sua vocazione nostalgica rivolta al passato, il suo infantile estremismo. In quella fase l'obiettivo culturale di ribaltare finalmente le logore etichette di un certo pensiero unico sembrava a portata di mano, la CdL poteva appropriarsi della definizione di "schieramento riformatore" ed attribuire al centro-sinistra l'appellativo di "coalizione conservatrice". La tragica vicenda del prof. Biagi e la scoperta che alcuni indagati per il suo omicidio era iscritti alla CGIL sono ferite dolorose e devono far riflettere sui danni cui può arrivare una certa ideologia conservatrice ammantata di rosso; a latere, la candidatura di un ex leader sindacale alle elezioni comunali di Bologna appare un vero insulto alla memoria del prof. Biagi. La capacità innovativa della CdL è ritornata di nuovo evidente nell'iniziativa del leader di Alleanza Nazionale, che da anni mira ad segnalare chi è veramente riformatore e chi invece è realmente "conservatore" nel panorama politico italiano. A questo punto, il discorso sulle elezioni europee viene in sequenza e parte dall'ipotesi di mantenimento della vigente legge elettorale, che è il caso attualmente più rilevante di regime proporzionale. Con le norme proporzionali non siamo naturalmente obbligati ad allearci e potremmo fare lista da soli, però dobbiamo considerare che: 1) alle precedenti elezioni europee, con migliori condizioni di partito, ottenemmo l'ultimo seggio disponibile con i resti (in termini di voti fummo superati pure da una lista Pensionati che ebbe un seggio nel Nord-Ovest); 2) negli anni successivi, l'elettorato ha premiato gli esperimenti di aggregazione organica (vedasi il caso Margherita) mentre ha punito le divisioni emerse all'interno delle coalizioni (vedasi le ultime elezioni amministrative per la CDL); 3) per il nostro partito è intervenuta una scissione che, inevitabilmente, ci ha indebolito nei numeri, anche se i risultati delle elezioni amministrative sono state incoraggianti per l'Edera. Quindi, meglio alleati che da soli; affiancarsi in lista a forze che ci sono vicine non intacca in nulla il nostro patrimonio ideale, semmai lo valorizza rispetto ad una sterile solitudine. Una volta scelta la strada dell'alleanza elettorale, le sigle di apparentamento sono abbastanza intuitive e concordo con quanto è stato segnalato da amici più impegnati di me nel partito: Nuovo Psi e (se lo vogliono loro) Radicali sono i nomi naturali: trovo abbastanza difficile dividersi tra noi su queste sigle. Certamente, se al recente Congresso radicale avesse vinto il brillante eurodeputato Della Vedova, la loro presenza elettorale sarebbe stata più facile, ma questo è (ovviamente) affar loro. Poi c'è l'ipotesi di modifica della legge elettorale, alla quale dobbiamo pur pensare: in tal caso, è quasi inutile sottolinearlo, l'esigenza di apparentamento viene da sé ed il congresso straordinario che verrà convocato in tale evenienza dibatterà se l'ipotesi Nuovo Psi Radicali sia sufficiente, o non sia da innalzare eventualmente ancora più in alto la "soglia dimensionale" dell'aggregazione elettorale, contrattando posti relativamente sicuri in una "lista bloccata". |