Indagini dell’Union Camere sulla ricchezza delle province italiane/Milano in testa alla classifica con Ravenna che scalando 21 posizioni si porta al 10° posto

Un Paese ancora caratterizzato da forti differenze

L’indagine commissionata da UnionCamere per stilare la classifica del valore aggiunto prodotto dalle province italiane nel 2003 conferma per l’ennesima volta che il Paese è diviso a metà. Ad un Nord Italia industrializzato e ricco si contrappone il Meridione gravato da maggior povertà e disoccupazione. La questione meridionale si conferma come una emergenza che continua ad essere trascurata dalla classe politica. I continui appelli dei Repubblicani e del Presidente della Repubblica sembrano non servire a nulla.

Ancora una volta a guidare la classifica è la città di Milano con un valore aggiunto pro-capite pari a 30.468 euro. La nota positiva della nuova graduatoria è l’ingresso nella Top-ten della Provincia di Ravenna, che passa dal tredicesimo al decimo posto, con una reddito pro-capite di 24.228 euro. Sempre Ravenna è la provincia italiana ad aver migliorato maggiormente la propria posizione nel periodo di tempo 1995-2003, scalando ben 21 posizioni nella classifica.

La sorpresa dei dati di Ravenna è ancora più incoraggiante se si pensa che la stessa agli inizi degli anni novanta era la città industrializzata del Nord con i peggiori dati sull’occupazione. La crisi innestata dalla caduta del gruppo Ferruzzi, che ebbe enormi ricadute sull’intera economia locale, è stata superata grazie ad un’innovativa politica industriale. I dati statistici aggregati indicano che il tasso di disoccupazione nel 1995, corrispondente alla fase acuta della crisi economica ravennate, era al 7,5% mentre nel 2003 è scesa al 4,4%.

In questi anni Ravenna ha cercato di attirare nuove imprese e nuovi capitali, ha incentivato l’industria collegata alle attività portuali, ha aiutato la riconversione delle imprese del settore chimico e rilanciato il tessuto delle piccole e medie imprese. Non si può nemmeno trascurare l’importanza rivestita dal settore del turismo di qualità e in particolare legato alle città d’arte quale è Ravenna, così piena di importanti monumenti nonché dei mosaici Bizantini, impareggiabili come qualità. La dimostrazione dei risultati ottenuti arriva anche dai dati sull’occupazione incrementata dal 1995 al 2003 di quasi 7 punti percentuali. La nota dolente rimane la percentuale di disoccupazione femminile nella Provincia di Ravenna. Se in Italia il dato preoccupante delle donne senza impiego è di 11,6%, in Emilia-Romagna la situazione sembra migliore con il 4,5%, mentre a Ravenna il 7,1% delle donne ancora stentano a trovare lavoro.

Questa classifica, tuttavia, è il legittimo riconoscimento di un lavoro di buona amministrazione e ci piace pensare che questo sia dovuto anche alla presenza dei Repubblicani, che con il loro apporto concorrono a migliorare la qualità della vita a Ravenna.

Lo studio effettuato dall’Associazione delle Camere di Commercio è altresì la riprova della bontà delle politiche economiche sviluppate in questi ultimi anni dalla Regione Emilia-Romagna, che piazza 7 province su 9 (esclusa Piacenza e Ferrara) fra le prime 20 province più ricche del Paese, con l’unica notizia negativa dell’arretramento di Reggio-Emilia e Rimini.

Luisa Babini consigliere regionale Pri Emilia Romagna