Chianciano Terme, corso di formazione/Il réportage dei giovani repubblicani Splendido ritorno ad una pratica ormai dimenticata Lunedì 13 dicembre, prima giornata del Corso i formazione dei giovani del Pri a Chianciano Terme. Ecco la cronaca della giornata secondo quanto hanno scritto gli stessi giovani partecipanti. Il Partito Repubblicano Italiano ha dato inizio al proprio restyling. Si segna il ritorno a pratiche dimenticate, i corsi di formazione politica, ed il merito è da attribuirsi al segretario del partito, on. Francesco Nucara che, dando il benvenuto, ha ribadito come "compito di ogni buon dirigente è trovare l’alternativa a se stesso" (nda, con almeno 30 anni in meno). Esatto! Ed eccoli qua! Venti giovani catapultati da diverse parti d’Italia in un vero e proprio eremo: Chianciano in bassa stagione. Dopo tanti anni il PRI stimola i giovani alla politica proponendo loro un interessante programma di lezioni su temi quali la politica economica, le riforme istituzionali, la comunicazione, la ricerca scientifica. Del resto, in un clima politico di forte scontro, tutti i partiti rivolgono le loro attenzioni alla riorganizzazione interna, chiamando i giovani a raccolta nel tentativo anche di invertire quella tendenza che vede, secondo gli ultimi sondaggi pubblicati da Mannheimer, l’80% dei ragazzi disinteressati alle vicende politiche e solo un 4% partecipe attivamente. Non è un caso né tanto meno una banalità se il Presidente del Consiglio ed il suo probabile avversario Romano Prodi conquistano l’attenzione dei media con nuove zelanti iniziative volte appunto ad accattivarsi la preferenza politica dei più giovani. Basti pensare che nel 2006, data della prossima tornata elettorale, saranno trascorsi dieci anni dal precedente testa a testa tra i due medesimi contendenti, e ad esser coinvolti nella rinnovata sfida, con il voto, saranno anche coloro che allora avevano solo otto anni. Quest’analisi ci è suggerita dall’intervento di Francesco Verderami proprio nella prima giornata di studi. Il noto editorialista del "Corriere della Sera", discutendo sul tema della comunicazione e rispondendo a diverse domande, ha spiegato, in virtù della propria esperienza, i complessi intrecci tra giornalismo e politica, come questi siano cambiati nel corso degli anni e come la transizione tra Prima e Seconda Repubblica, ancora in corso, abbia influito, non solo sul modo di fare giornalismo, in particolar modo quello politico, ma sugli stessi rapporti tra politici e giornalisti. Dalla maniera con cui costruire un comunicato fino a come rintracciare o costruire una notizia, da pochi dettagli o confidenze, il mestiere del giornalista è mutato per rispondere alle esigenze di un lettore che vuole essere "adescato" e che rigetta tutto ciò che non risulta di immediato interesse. Giusto il tempo per la pausa pranzo, con in mente ancora le difficoltà di far arrivare le proprie idee attraverso messaggi efficaci ad elettori sempre più distratti, ed un veloce caffè, che l’attenzione dei giovani è stata subito catturata da un tema tanto difficile quanto appassionante: il processo di integrazione europea ed i suoi incerti sviluppi. È il Presidente del Partito, l’on. Giorgio La Malfa, ad illustrare la genesi dell’Europa unita attraverso l’excursus storico e normativo che ha portato alla moneta unica ed alla firma, il 29 ottobre scorso a Roma, del Trattato che adotta la Costituzione europea. Rispondendo alle tante domande, La Malfa ha evidenziato come questi fondamentali progressi non abbiano comunque fugato le tante perplessità sulla futura unità politica dell’Europa, che oggi appare ancora lontana. Dubbi, infatti, permangono sulla stessa entrata in vigore della Costituzione europea demandata alla volontà di ogni singolo Stato attraverso proprie procedure: per alcuni Stati è previsto un passaggio referendario, per altri un voto di ratifica parlamentare. E le incertezze riguardano anche la concreta possibilità di avere una politica estera e di sicurezza comune, oltre che di un vero governo dell’Unione. Ma gli attuali problemi del continente sono correlati sia ai nuovi equilibri, in particolar modo quelli tra gli Stati più importanti di Francia, Germania, Gran Bretagna ed Italia, sia alla nuova Europa a 25, sia ad un lento ma inevitabile allargamento a nazioni, come la Turchia, la cui tenuta democratica ed il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, come richiesto dal Trattato di Copenaghen, è ancora tutta da verificare. Certo, l’ingresso di questo grande Paese islamico pur determinando un incremento di problemi sociali, culturali ed economici che causerebbero un ulteriore slittamento dell’unione politica europea, per converso, sarebbe un forte segnale di apertura verso il mondo mussulmano non fondamentalista. Dopo un veloce saluto al Presidente La Malfa, i giovani repubblicani si sono trovati a ridiscutere tutta la giornata e a tentare (in 20!!!) di elaborare un sunto esaustivo di quanto appreso. Sono le 23,37 quando gli ultimi infaticabili riescono a trovare un accordo sul testo definitivo. Speriamo solo che domani gli "infaticabili" siano altri. I giovani partecipanti al corso |