"Stati Generali del Mezzogiorno" oggi a Reggio Calabria/Manifestazione di Regioni, Sindacati e Confindustria. La tesi del prof. Ichino

"I precari restano la vera risorsa del Sud"

Si svolgono oggi a Reggio Calabria, nella sede del Consiglio regionale, gli "Stati generali del Mezzogiorno", un'iniziativa congiunta di Regione, Confindustria ed organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil. Alla manifestazione parteciperanno i presidenti delle Regioni del Mezzogiorno, una delegazione di Confidustria, guidata dal presidente Montezemolo o da Pinifarina, e i leader sindacali Luigi Angeletti (Uil), Savino Pezzotta (Cisl) e Guglielmo Epifani (Cgil). I lavori saranno aperti dal presidente del Consiglio regionale calabrese Bova e si concluderanno con l'approvazione di un documento che fisserà le priorità per lo sviluppo del Sud.

Questa la trama, scontata, di un'iniziativa che vede insieme i rappresentanti di istituzioni che sul problema del Mezzogiorno hanno antiche e nuove responsabilità che cercano di superare, facendo fronte comune contro il governo.

L'Unione europea - sostengono- si appresta ad effettuare ulteriori tagli di finanziamenti per le Regioni dell'Obiettivo I, tagli che si vanno a sommare a quelli della Finanziaria, in via d'approvazione. Confindustria e i sindacati vogliono riproporre un documento nel quale saranno inseriti i punti ritenuti cardini per lo sviluppo del Mezzogiorno: legalità, miglioramento delle condizioni d'impresa, creazione dei distretti tecnologici, miglioramento delle infrastrutture viarie e urbane, interventi sul turismo e investimenti per aumentare la spesa al Sud, dove – sostengono - non mancano energie. Tesi che sentiamo ripetere in continuazione, ma alle quali non è seguita una riflessione approfondita sul perché queste risorse non abbiano determinato un salto di qualità nel rapporto Nord/ Sud.

Ma in questa occasione il segretario calabrese della Uil, ha messo l'accento su un tema nodale: "quello della "cultura nordista che ha finora caratterizzato la politica degli ultimi 15 anni. Il sindacato e Confindustria - dice- hanno reagito a questa cultura sottoscrivendo un accordo per il Mezzogiorno. Le altre regioni, successivamente, hanno fatto un passo in avanti rispetto alla Calabria che è rimasta indietro rispetto alle altre. Ora però bisogna mettere una pietra tombale su questa cultura. Il sistema Paese non può andare avanti se non ci sarà un sistema economico nel Mezzogiorno".

Un'affermazione significativa, provenendo dal rappresentante di un sindacato l'Uil, creata e sostenuta dal Pri e dalle forze riformiste della socialdemocrazia italiana, per reagire negli anni del primo dopoguerra a quella politica dell'unità d'azione , tipica dei fronti popolari, che veniva proposta e attuata in Italia anche in campo sindacale dal Pci e dalle altre componenti dell'estrema sinistra. Da questa scelta e dalle coraggiose intuizioni di Ugo La Malfa prese corpo, negli anni della programmazione, quella politica dei redditi che, allora minoritaria e osteggiata dalla sinistra, aprì la strada della modernizzazione del sindacato e della crescita civile ed economica del Paese. Al centro di quella politica: "la questione meridionale", alimentata dal meridionalismo laico e democratico di Francesco Compagna e Pasquale Saraceno, poneva il problema di un nuovo rapporto tra il Nord e il Sud. Quella proposta rimase, purtroppo, minoritaria rispetto agli interessi delle categorie forti e tutelate delle regioni sviluppate del Nord.

Ma l'Uil, seppe andare in quegli anni contro il mito dell'unità sindacale: fu quando i sindacalisti repubblicani e riformisti, prendendosi gli insulti dei colleghi della Cgil, scelsero una linea autonoma sostenendo la politica dei redditi.

Ancora oggi, come allora, il sindacato si trova ad un bivio tra conservazione e modernità, intesa quest'ultima come una esigenza di maggiore flessibilità del lavoro necessaria per il rilancio dell'occupazione.

Pietro Ichino ha scritto che "i precari sono il nostro secondo Mezzogiorno", volendo con questo dire che senza una certa flessibilità regionale nel mercato del lavoro rispetto al contratto nazionale collettivo, non si supera l'arretratezza storica delle regioni meridionali. "Il lavoro precario - scrive - è venuto diffondendosi in varie forme nell'arco dell'ultimo trentennio( non invidiabile peculiarità del lavoro italiano) come risposta spontanea del tessuto produttivo alle rigidità del diritto e del mercato del lavoro".

Una tesi rilevante questa di Ichino, autore del libro "A che cosa serve il sindacato?". Significativa soprattutto per chi invoca la fine del "predominio della cultura nordista" ma che deve, prima di tutto, compiere una rivoluzione culturale al suo interno. Se l'Uil non avesse perduto (e ci dispiace dirlo) il suo rapporto e raccordo con quella cultura repubblicana che, sia pure da posizioni minoritarie, aveva contrastato il populismo dei grandi partiti di massa e delle loro organizzazioni sindacali, non avrebbe avuto difficoltà a compiere, per la sua storia, questa rivoluzione.

Quando si vuole mantenere la propria identità e autonomia non ci si intruppa in Fronti e Stati generali. Espressioni che utilizzate strumentalmente da organizzazioni per bloccare la modernizzazione del Paese, finiscono per esaltare esperienze che non appartengono alla cultura e al linguaggio dei repubblicani.

Pino Vita Responsabile nazionale Enti locali Pri