"L'opinione" 26 febbraio 2003

Messina: l'odissea di un ponte senza collegamenti stradali

di Fiorenzo Grollino

Una tavola rotonda inutile quanto demagogica è stata quella organizzata sabato 22 febbraio dal comune di Gioia Tauro, con la presenza del gota politico calabrese e del redivivo Giuseppe Zamberletti nelle vesti di presidente della società "Stretto di Messina", per rilanciare questa volta non solo il "ponte sullo stretto", ma anche il "porto di Gioia Tauro".

Perché questa accoppiata? Perché su queste due realtà, hanno sostenuto i politici nei loro appassionati interventi, si giocherà nei prossimi dieci anni il destino del Mezzogiorno, perché già si parla di aprire il ponte al traffico dal 1° gennaio 2012, dimenticando che nel nostro paese forse si sa quando un'opera pubblica inizia, ma non quando finisce.

E poi il ponte sullo stretto che attinenza ha con il porto di Gioia Tauro? Forse per trasportare le merci dalla Sicilia fino a Gioia Tauro, sarebbe ben poca cosa, se dovesse servire a questo, e per far risparmiare un'ora o mezz'ora di tempo ai turisti, desiderosi di visitare l'isola, perché in questa logica delirante non si capisce bene se il ponte è funzionale al porto per il transhipment, o quest'ultimo allo stesso ponte, per non dire che, a quanto dicono oggi i fautori del ponte, sembrerebbe che il ponte dovesse essere costruito prima del porto.

I signori del ponte non sanno, o forse lo sanno, ma tacciono per il loro tornaconto, che la sua realizzazione nelle attuali condizioni della viabilità stradale e ferroviaria delle regioni dell'una e dell'altra sponda dello stretto, sono le peggiori che possono esistere, e che realizzare il ponte in questa situazione si andrebbe incontro ad un sicuro disastro ambientale con un incredibile congestionamento del traffico su gomma e su rotaia, e non è certamente questo che si attendono le popolazioni delle regioni dello stretto.

È vero che la costruzione del ponte significherebbe completare il network di trasporto europeo, ma non è concepibile il completamento di questo network nelle condizioni attuali di viabilità.

Da quanto risulta la stessa Banca Europea per gli Investimenti, l'istituzione finanziaria dell'U.E., ha espresso parere negativo per un eventuale prestito, in quanto nelle attuali condizioni sarebbe un'opera inutile e senza ritorno economico, come ha dimostrato un attento monitoraggio basato su una rigorosa analisi costi – benefici.

D'altra parte il suggerimento inascoltato che arriva da diversi ambienti europei è quello di porre mano alla ristrutturazione della viabilità stradale e ferroviaria, prima di porre mano alla costruzione del ponte.

Gli stessi ultras del ponte capiscono che le motivazioni fino ad oggi utilizzate per la costruzione del ponte sono sempre più deboli, per cui fanno ricorso ad argomenti nuovi come "Gioia Tauro e ponte, sinergia ineludibile", "le due realtà avranno prospettiva seria se saranno al centro dell'Europa e del Mediterraneo", espressioni vuote si significato e senza alcun senso, perché sia la Sicilia che il porto di Gioia Tauro sono già al centro dell'Europa e del Mediterraneo. Come non capire che il porto di Gioia Tauro ha già una sua funzione proiettata nel Mediterraneo con il suo transhipment al servizio del Centro e del Nord Europa, perché mettere insieme una grande realtà economica come il porto di Gioia Tauro ed un'idea fantasiosa con mille punti interrogativi come il ponte sullo stretto di Messina?

Opera di là da venire, ma che fa già farneticare il sindaco di Messina della "Casa delle Libertà", che rivendica il pedaggio per entrare in questa città, dove si recano quotidianamente migliaia di professionisti, operatori economici, turisti, studenti e cittadini di Reggio Calabria e provincia, una vera e propria punizione nei confronti dell'altra città dello stretto, amministrata da un sindaco della stessa "Casa delle Libertà".

Sembra si sia verificato un delirio collettivo, dal momento che nessuno sembra voler riflettere su una triste realtà di disoccupazione e sottosviluppo che è sotto gli occhi di tutti.

Se si continua in questo balletto, né la Calabria né la Sicilia andranno molto lontano, tutt'al più continueranno a spendere altri quattrini, oltre i 140 miliardi di vecchie lire già spesi con buona pace dell'on. Giuseppe Zamberletti e del dott. Pietro Ciucci, che, quali manager della società "Stretto di Messina", continueranno a percepire tanti emolumenti.

Essi dovrebbero sapere che il destino economico del Mezzogiorno d'Italia, e quindi della Calabria e della Sicilia, passa attraverso la realizzazione dell'alta velocità da Napoli a Reggio Calabria, e la ristrutturazione della rete stradale e autostradale nel Sud del Paese, ad incominciare dalla S.S. 106 jonica, alla riqualificazione dell'autostrada del Sole, e di tante altre strade che oggi, anche per mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria, sono ridotte ad un autentico "colabrodo", insicure ed a rischio per i poveri utenti.

Queste grandi opere potrebbero essere realizzate utilizzando i fondi strutturali allocati nella misura Trasporti dei diversi P.O.R. delle regioni Obiettivo 1, ed i prestiti della BEI a tasso agevolato intorno al 3,5% e la garanzia del FEI.

Questo sì che è un discorso serio, che dovrebbe avanzare sull'onda di un miglior impiego dei tanti fondi strutturali e per diminuire il tasso di disoccupazione. Questa è la strada percorribile per rimettere in marcia regioni che non si possono rassegnare ad un destino di povertà e di sottosviluppo.