"La Stampa" 2 febbraio/Lo spoils system mina efficienza e indipendenza dei funzionari pubblici "Nelle mani della politica" di Giorgio La Malfa In un precedente articolo sulla Stampa mi sono soffermato sul cosiddetto spoils system, introdotto nella precedente legislatura dal centro-sinistra e ulteriormente esteso in questa legislatura dall'attuale maggioranza. Lo spoils system consiste nella facoltà dei governi di nominare con contratti a tempo determinato un certo numero di alti dirigenti della Pubblica Amministrazione. Il senatore Bassanini aveva introdotto il sistema per i dirigenti dello Stato di prima fascia. La nuova legge estende questa facoltà anche ai dirigenti pubblici di seconda fascia, assai più numerosi; essa prevede inoltre una durata massima dei contratti di tre anni. Aggiungo che nella scorsa legislatura venne stabilito che le remunerazioni dei dirigenti dello Stato fossero negoziate bilateralmente fra il dirigente ed il Ministero. Dunque, oggi, per fare carriera nello Stato, un funzionario ha bisogno del consenso, ripetuto frequentemente, di chi ha di volta in volta il potere politico e dal quale dipende anche il trattamento economico che quel funzionario riceverà. La conseguenza di questo insieme di decisioni è che la Pubblica Amministrazione è destinata a perdere ogni indipendenza professionale, che è un requisito essenziale di uno Stato di diritto. La Costituzione italiana dedica due articoli alla Pubblica Amministrazione: nell'articolo 97 essa stabilisce che la legge deve assicurare "l'imparzialità dell'amministrazione"; nell'art. 98 aggiunge che i "pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della nazione." Mi auguro che la Corte Costituzionale sia investita di queste materie ed imponga a Governo e Parlamento di riesaminare il problema. Alla fine dello scorso anno avevo chiesto con un'interpellanza al Governo di conoscere i dati sull'applicazione della legge Frattini. Sono grato al nuovo ministro per la Funzione Pubblica, avvocato Mazzella, per avere risposto a quella richiesta. Dico subito che i dati comunicati confermano le preoccupazioni qui esposte. Su 445 "Dirigenti con Incarico Dirigenziale di livello generale", 115 non sono stati confermati: è stato rimosso cioè oltre un quarto dei dirigenti generali. Di questi 115, 74 avrebbero ricevuto "incarichi equivalenti"e ben 41 un cosiddetto "incarico di studio" di durata annuale, che equivale a un anno di stipendio senza funzioni e in attesa di licenziamento. Il ministro ha aggiunto di aver richiesto alle singole amministrazioni i dati relativi ai dirigenti di seconda fascia, ma di non disporre ancora dei numeri relativi. Circa la durata degli incarichi, rispetto a una durata massima che la legge fissa in 3 anni (uno degli aspetti peggiori della legge Frattini), la media durata degli incarichi attribuiti è di 2 anni: vale a dire che moltissimi dirigenti hanno ricevuto degli incarichi talmente precari da porli alla completa mercé dei ministri o peggio ancora dei loro entourages, che oggi possono, con sostenute ragioni, ritenere che la Pubblica Amministrazione, più che in passato, debba divenire un braccio operativo della politica. In merito agli stipendi, nella relazione del ministro si legge che "l'entità complessiva del trattamento economico varia da amministrazione ad amministrazione, in relazione alle disponibilità finanziarie del fondo di ciascuna amministrazione": per funzioni dirigenziali analoghe, in Ministeri che hanno pari importanza, si possono avere trattamenti assolutamente diversi. In un Ministero dice l'avvocato Mazzella - il trattamento massimo ammonta a 125.000 euro l'anno; in un altro, esso ammonta a 490.000 euro. Si tratta di disparità inaccettabili, con sicure conseguenze sugli stati d'animo di milioni di dipendenti pubblici con stipendi molto bassi, sui quali influirà negativamente la conoscenza o anche solo il sospetto che gli amici politici dei ministri guadagnano le cifre sopraindicate. Mi auguro che questi numeri facciano riflettere e che il Parlamento voglia tornare a esaminare seriamente questi problemi. |