"Il Riformista" 24 febbraio 2004/Lettera. E domande sulla politica estera della coalizione "Dov'è la sinistra riformista se nessuno è disposto a seguire Blair sull'Iraq?" Se i Ds votano no, si spacca il triciclo; se il triciclo conferma l'astensione, si spaccano i Ds di Giorgio La Malfa Caro direttore, i giornali descrivono i contrasti in seno alla coalizione di centro-sinistra sull'atteggiamento da tenere nel voto sulla missione italiana in Irak come uno scontro fra moderati e radicali. I moderati (Rutelli, Fassino?, d'Alema?) suggeriscono di non prendere parte al voto come la gran parte di essi ha fatto al Senato la settimana scorsa. Le varie sinistre interne alla Margherita ed ai Ds e quelle esterne ad essi insistono invece per un no a tutto tondo. Non invidio l'on. Fassino alle prese con una scelta molto difficile, giacchè, se i Ds passano al no, si spacca il triciclo; se il triciclo mantiene il voto di astensione, si spaccano i Ds. Ma il punto su cui vorrei richiamare l'attenzione dei suoi lettori è un altro. Esso si concretizza in una semplice domanda. E' possibile che non ci sia nessuno, dico nessuno, nella coalizione di centro-sinistra che sia orientato a votare sì sul decreto? E' possibile cioè che la distinzione riguardi solo ed esclusivamente il grado di opposizione alla guerra in Irak ed al coinvolgimento italiano nel dopoguerra e nella ricostruzione? Faccio osservare che un eventuale sì sul decreto non significherebbe sic et simpliciter l'approvazione della missione. Esso potrebbe essere presentato come un sostegno ai nostri militari, doveroso nel momento nel quale essi affrontano una missione pericolosa, indipendentemente dal giudizio sull'opportunità della missione stessa. Ma mi domando come sia possibile che non vi sia un solo parlamentare del centro-sinistra che condivida la decisione del premier laburista Blair di partecipare alla guerra. Dopo tutto un giornale come Il Riformista, che si colloca politicamente nell'area del centro-sinistra, ha sostenuto apertamente le ragioni di Blair. Queste ragioni non hanno convinto nessuno? La mia domanda è se è possibile considerare moderato uno schieramento nel quale nessuno, dico nessuno, condivida le ragioni che hanno portato un leader del socialismo europeo a condividere l'azione di guerra contro l'Irak. Non vi è nessuno della sinistra italiana che consideri un fatto positivo la caduta di un regime dittatoriale, la rimozione di un tiranno sanguinario, l'apertura di una speranza di instaurare un regime democratico in Medio Oriente, la possibilità che una diversa situazione in Irak possa aprire la strada a qualche progresso nel rapporto fra israeliani e palestinesi? Si tratta di possibilità, non di certezze; di questioni da esaminare attentamente e da valutare con cura. Non c'è nessuno a sinistra che voglia affrontare questi problemi? Se il perimetro della sinistra italiana va da Chirac a Bertinotti, può questa sinistra candidarsi a governare il Paese? E verso quale direzione spingerebbe la politica estera italiana? |