Intervento del sottosegretario all'Ambiente e Tutela del territorio nel Terzo Forum dedicato al Sistema energetico del nostro Paese/Approvvigionamento e sviluppo sostenibile, termini di un binomio possibile ma delicato che, nel corso degli ultimi anni, la normativa in materia ha cercato di conciliare E' essenziale che l'Italia adotti un mix di fonti per ridurre la dipendenza dall'estero Riproduciamo l'intervento che il sottosegretario all'Ambiente Francesco Nucara ha presentato al "Terzo Forum Sistema Energetico" che si è svolto a Roma, Grand Hotel Parco dei Principi, il 29 gennaio 2004. di Francesco Nucara Desidero anzitutto ringraziare gli organizzatori di questo importante Forum. Ho accettato volentieri la vostra richiesta in considerazione del fatto che l'energia costituisce indubbiamente un tema chiave dello sviluppo sostenibile. Esigenze energetiche e sviluppo sostenibile costituiscono un binomio possibile ma delicato che, nel corso degli ultimi anni, la normativa ambientale ha cercato di conciliare, semplificando da un lato i procedimenti autorizzativi necessari alla realizzazione degli impianti di produzione dell'energia e dall'altro fornendo elementi e criteri di valutazione coerenti con uno sviluppo sostenibile. La disciplina comunitaria rappresentata dalla Direttiva 2001/42/CE è di estrema importanza per la realizzazione di una politica di sviluppo ambientalmente sostenibile, avendo come finalità primaria quella di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali nella elaborazione e definizione di piani e programmi. La nuova generazione di politiche ambientali orientate allo sviluppo sostenibile è basata sui principi di integrazione e corresponsabilizzazione, ovvero cerca di conciliare ed integrare ambiti ed interessi diversi, potenziando e valorizzando il ruolo di tutti gli attori che intervengono nella fase decisionale. Sebbene in Italia manchi ancora un testo unico delle leggi dell'energia, si è cercato nelle recenti disposizioni normative in materia energetica ed ambientale di favorire lo sviluppo di nuove iniziative compatibili con un uso razionale delle risorse. La liberalizzazione ha cercato di privilegiare l'impiego da fonti rinnovabili o sistemi di cogenerazione. Infatti il DL n. 79 del 16/03/1999 prevede alcune facilitazioni per la cessione di energia elettrica prodotta in cogenerazione o tramite fonti rinnovabili e all'art 3 stabilisce che "L'autorità prevede l'obbligo di utilizzazione prioritaria dell'energia elettrica prodotta a mezzo di fonti energetiche rinnovabili e di quella prodotta tramite cogenerazione" e all' art. 11 si legge che "il gestore della rete assicura la precedenza all'energia elettrica prodotta da impianti che utilizzano, nell'ordine, fonti energetiche rinnovabili, sistemi di cogenerazione, sulla base di specifici criteri definiti dall' Autorità per l'energia elettrica ed il gas ...." Questo ha favorito l'adozione, per la realizzazione degli impianti di produzione, di tecnologie più "pulite", che prevedono l'impiego di metano in centrali termoelettriche a ciclo combinato e con cogenerazione. Il rendimento termico che si può ottenere negli impianti a ciclo combinato è generalmente superiore al 55% per impianti non cogenerativi (cioè dedicati unicamente alla produzione di energia elettrica), ma può agevolmente superare il 70% in impianti fortemente cogenerativi. Lo scenario economico e normativo fa sì che attualmente gli impianti a ciclo combinato risultino competitivi rispetto agli impianti alimentati a gasolio, ma non rispetto a quelli alimentati a carbone. E' quindi prevedibile che i nuovi impianti a ciclo combinato rimpiazzino gradualmente almeno una parte dei vecchi impianti alimentati ad olio combustibile, ma non totalmente quelli alimentati a carbone. Non è inoltre da escludere che rimangano in funzione alcuni impianti "di nicchia" o di riserva alimentati a olio combustibile. Il processo sarà graduale, e vanno comunque considerati due aspetti fondamentali: il deficit energetico del nostro paese dipende in buona parte dai costi di produzione troppo elevati e quindi conviene importare energia piuttosto che produrla; la domanda di energia elettrica è in aumento. Risulta quindi difficile stimare con precisione allo stato attuale se e quanto l'avvio delle nuove centrali consenta effettivamente di ridurre le emissioni di inquinanti atmosferici. In ogni caso nell'ulteriore semplificazione legislativa relativamente ai procedimenti di VIA si è cercato di agevolare progetti che prevedessero un minore effetto impattante: L'art. 3 della Legge n. 83/03 prevede che siano considerati prioritari i "progetti di ambientalizzazione delle centrali esistenti che garantiscono la riduzione delle emissioni inquinanti complessive, nonché i progetti che comportano il riutilizzo di siti già dotati di adeguate infrastrutture di collegamento alla rete elettrica nazionale, ovvero che contribuiscono alla diversificazione verso fonti primarie competitive, ovvero che comportano un miglioramento dell'equilibrio tra domanda ed offerta di energia elettrica, almeno a livello regionale, anche tenendo conto degli sviluppi della rete di trasmissione nazionale e delle nuove centrali già autorizzate". La crisi energetica del nostro Paese è grave e di natura strutturale, per questo si è reso necessario definire una strategia per la progettazione e l'autorizzazione alla costruzione di nuove centrali elettriche, che attraverso la semplificazione legislativa e l'introduzione di un procedimento di "autorizzazione unica" ha consentito procedure più agili ed efficienti, mantenendo le necessarie tutele ambientali attraverso il procedimento di valutazione di impatto ambientale. Questo ha reso possibile la valutazione ed autorizzazione di numerosi progetti relativi alla realizzazione di nuove centrali termoelettriche a ciclo combinato e consentirà di attivare centrali (comprese quelle alimentate da fonti rinnovabili) che rafforzino l'autonomia e la fornitura di energia nel nostro paese, riequilibrando il rapporto tra domanda e offerta di energia su base regionale o macroregionale, favorendo l'uso di combustibili a basso impatto ambientale e utilizzando le migliori tecnologie disponibili. Il problema in prospettiva non sarà dunque nella carenza di produzione, ma nella gestione dell'energia prodotta. Occorrerà occuparsi di risparmio energetico, autoproduzione e diversificazione delle fonti. Bisogna che il nostro Paese adotti un mix di combustibili tale da diversificare le fonti, per ridurre la nostra dipendenza, sia dalle importazioni, sia dal petrolio e dal gas. Lo sviluppo delle energie alternative (così come è accaduto in altri paesi europei) può favorire lo sviluppo dell'occupazione, di nuove tecnologie, e ottenere una maggiore accettazione sociale sul territorio. In questo senso e per dare attuazione alla direttiva europea 2001/77/CE sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili sono stati predisposti due decreti legislativi: Il rimo stabilisce i criteri generali per la progettazione e l'attuazione di misure e intervento di incremento dell'efficienza energetica degli usi finali di energia già previsti nel decreto del Ministro dell'Industria 24 aprile 2001 che viene quindi abrogato. Il decreto legislativo definisce quindi le tipologie degli interventi di riduzione dei consumi di energia elettrica in linea con gli obiettivi quantitativi nazionali. Tra questi vi sono quelli relativi al rifasamento elettrico, alla riduzione dei consumi di energia elettrica per usi termici, ai dispositivi per la combustione delle fonti energetiche non rinnovabili, alla installazione di impianti di valorizzazione delle fonti rinnovabili presso gli utenti finali, alle iniziative per la diffusione di veicoli stradali a trazione elettrica e a gas naturale. Il secondo determina, in coerenza con gli impegni previsti dal protocollo di Kyoto, gli obiettivi quantitativi nazionali di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili che devono essere perseguiti dalle imprese di distribuzione di gas naturale e ne stabilisce i principi di valutazione. Bisogna soprattutto entrare nell'ottica che i principi dello sviluppo sostenibile devono essere presi in considerazione in modo capillare in tutte le politiche settoriali. A tal fine si tratta di riferire allo sviluppo sostenibile tutte le leggi, i programmi, le concezioni e i progetti per assicurarne il radicamento in tutti i settori. Nel Piano nazionale per la riduzione delle emissioni dei gas responsabili dell'effetto serra, troviamo alcune politiche già decise nel settore elettrico, che definiscono lo scenario di riferimento e che riguardano: La creazione di ulteriori impianti di generazione a ciclo combinato; La realizzazione di nuova capacità di importazione; Una ulteriore crescita della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Relativamente a quest'ultimo punto occorre valutare alcune soluzioni che riguardano: La diffusione dell'uso diretto di energia termica che può sicuramente soddisfare un bacino importante della domanda di energia. Vi sono, infatti, diverse opportunità tecnologiche di utilizzo del solare termico che risultano convenienti in assoluto per particolari tipologie di consumo. Esistono esempi di elevata penetrazione del solare termoelettrico in altri paesi europei nel settore domestico, con quote che arrivano addirittura al 70 per cento delle abitazioni in alcune aree del Mediterraneo. Infatti, l'energia solare si presta alla costruzione di impianti di piccola taglia, il che permette una diffusione capillare rispetto ai grandi impianti di difficile gestione. Questo porta un vantaggio sostanziale alla copertura della domanda di energia termica, con risparmi nei consumi di altre forme di energia. La ricerca e sviluppo nel settore fotovoltaico che però rappresenta attualmente, l'opzione più costosa, avendo il fotovoltaico elevati costi di investimento. Queste, quindi, in sintesi le iniziative che il Governo italiano ha attivato per soddisfare il continuo rapido incremento della domanda di energia elettrica e nello stesso tempo limitare le emissioni di gas responsabili dell'effetto serra nell'atmosfera ad un costo compatibile con una crescita dei tassi di sviluppo economico. |