Calabria: l'attività del presidente dell'Antimafia regionale/Invito ai comuni per la costituzione di parte civile nei processi contro la mafia

Pisano: "chiederò conto a ciascun sindaco"

Non ci devono essere remore, paure o resistenze, perché costituirsi parte civile al processo che vedrà imputati presunti capi e affiliati del clan Mancuso, tratti in arresto a seguito della maxioperazione "Dinasty", è un dovere assoluto per le istituzioni sane del territorio. Un messaggio, questo, che l'Antimafia ha lanciato a più riprese tramite la voce di alcuni dei suoi più autorevoli rappresentanti. Appello, però, che tanti, troppi sindaci della provincia vibonese sembrano aver accolto quasi con indifferenza. Sinora, infatti, solo i primi cittadini di Vibo Valentia, Nardodipace e Parghelia, rispettivamente Elio Costa, Antonio De Masi e Vincenzo Calzona, hanno annunciato che i loro Comuni si costituiranno parte civile in coincidenza dell'apertura del procedimento giudiziario. Dagli altri 47 Comuni del Vibonese e dall'amministrazione provinciale, fino ad ora, solo silenzio. Eppure avevano richiamato con forza le responsabilità istituzionali di ogni Comune, i commissari dell'Antimafia Giuseppe Lumia e Angela Napoli e ancora i senatori Franco Bevilacqua e Nuccio Iovene. L'aveva fatto soprattutto il presidente della commissione regionale Antimafia, Vincenzo Pisano, che aveva inviato, a tutti i primi cittadini della provincia, un messaggio accorato. Una lettera ad ognuno di essi, per una scelta di legalità, coraggio e trasparenza, affinché le istituzioni sane del territorio contribuiscano attivamente ad inaugurare una nuova fase di lotta alla mafia. La sua missiva, però, attende ancora una risposta. "Chiederò conto di questo atteggiamento a ciascun sindaco - commenta oggi Pisano - I sindaci rappresentano un'istituzione e alle istituzioni non è consentito di avere paura della mafia. Voglio una risposta da ognuno, tornerò a scrivere. Sia chiaro - aggiunge - che adesso non mi basta solo l'impegno per una costituzione di parte civile. Esigo un atto deliberativo dei vari organismi. Ciò perché lo Stato, nel Vibonese, ha dimostrato che è possibile schiacciare l'antistato. Il mio plauso va al questore Vecchione e ai suoi uomini, che stanno svolgendo un lavoro fondamentale, e anche ai Carabinieri e alla Guardia di finanza. Ma non possono fare tutto da soli, per questo le istituzioni locali devono recitare un ruolo attivo. Costituirsi parte civile contro il clan Mancuso - continua Pisano - è un dovere assoluto. E le istituzioni non possono sfuggire ai loro doveri". Il presidente della commissione regionale Antimafia non ammette pertanto titubanze e punta l'indice anche sulla Provincia: "E' inconcepibile - spiega - che davanti a certi problemi la Provincia rimanga in silenzio. Non ho parole. Come si può pretendere che noi che siamo i più esposti nella lotta alla mafia possiamo convincere i cittadini ad avere fiducia nello Stato, se le istituzioni che i cittadini stessi hanno eletto non si dimostrano sicure su certe scelte? Sia chiaro, sarò intransigente, inflessibile. Chiederò le dimissioni di chi non avrà il coraggio e la forza di essere coerente con i doveri del ruolo istituzionale che riveste".

Pisano dimostra anche di seguire con particolare attenzione i fatti che accadono nella provincia di Vibo. "Sono stati tanti i messaggi che ha mandato la malavita, specie dopo "Dinasty" - spiega - La criminalità organizzata vuole fare intendere che nulla la può sconfiggere, vuole fare capire chi comanda. Ma tutto questo dimostra, invece, come essa sia in difficoltà. Sono convinto che sia questo il momento giusto. La mafia va colpita, adesso. E' un momento favorevole. Ma dobbiamo agire tutti, nessuno può tirarsi indietro".

Il presidente Vincenzo Pisano annuncia, inoltre, che nei prossimi giorni si metterà in contatto con il prefetto Mario Tafaro. Egli chiederà formalmente, poi, che i vari consigli comunali portino all'ordine del giorno la costituzione di parte civile al processo che scaturirà da "Dinasty", e deliberino. Il suo obiettivo è quello di accatastare l'insieme delle delibere e far sì che tutti i cinquanta Comuni della provincia, costituendosi parte civile in tale storico procedimento giudiziario, avviino concretamente una nuova fase di lotta alla ‘ndrangheta.

"Il Quotidiano" Pietro Comito