L'Ami, il Pri e la commemorazione della Repubblica romana/La celebrazione della Regione Lazio e le riserve del presidente nazionale Balzani

Un patrimonio che appartiene a tutti

Le organizzazioni del Pri hanno commemorato, nei giorni scorsi, l'anniversario della Repubblica romana che ricorre il 9 febbraio. Per un partito come il nostro, che affonda le sue radici nel Risorgimento questa ricorrenza è qualcosa di più di una celebrazione: rappresenta la conferma che il partito che più di ogni altro si richiama a quella storia sta portando avanti, in un nuovo schieramento, le sue tradizionali battaglie per la Repubblica e il Paese. Non un rito, quindi, la rievocazione del 9 febbraio, ma qualcosa di vivo e vitale che è presente nelle diverse manifestazioni facendone un'occasione per legare i valori e il significato di quella esperienza all'impegno attuale del partito.

Quest'anno la rievocazione organizzata dall'Ami di Roma è stata fatta coincidere con l'inizio della celebrazione dei valori dell'Unità nazionale, promossa dalla Regione Lazio. Il raccordo con l'iniziativa della Regione ha suscitato, a causa del colore politico di centro-destra della maggioranza, aperte riserve da parte del presidente nazionale dell'Ami che ha detto: "Storace ha voluto strumentalizzare il IX febbraio." Abbiamo grande stima del presidente prof. Balzani, non solo per il valore delle sue pubblicazioni storiche, ma anche per la sua determinazione a voler mantenere l'Associazione da lui presieduta autonoma rispetto alle logiche partitiche. In questa direzione le sue parole riportate in una lettera al Corriere della Sera, dove appunto respinge con fermezza e chiarezza la pretesa di chi, per fini personali, aveva tentato di fare dell'Ami una sua "dependance", ci sono apparse estremamente significative, specie quando afferma: "L'Ami è un antica associazione culturale e di educazione politica pienamente autonoma e non legata ad alcun partito; pertanto l'Ami non può essere arruolata sotto alcuna bandiera , per quanto rispettabile sia."

Siamo pienamente d'accordo con queste affermazioni, non lo siamo invece, quando il prof. Balzani a proposito della celebrazione della regione Lazio dichiara che l'iniziativa del presidente Storace è strumentale e quindi va ignorata.

A parte che la scelta di Storace non era personale o di partito ma è stata presa nella sua qualità di presidente di una Regione e quindi rappresenta un'iniziativa della Repubblica che come recita l'art. 114 della Costituzione " è costituita da Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane e dalle Regioni e dallo Stato", il problema non è però chi è legittimato a celebrare Mazzini o con quali intenzioni lo faccia. Il dato positivo è che dopo anni di celebrazioni compiute dall'Ami e dal Pri, quasi in solitudine, Mazzini e l'esperienza della Repubblica romana hanno cominciato a superare i confini culturali e politici in cui erano stati tenuti e nei quali l'ufficialità delle manifestazioni aveva finito per nasconderne i valori e la carica di attualità.

Un altro punto su cui, invece, siamo d'accordo con il prof. Balzani è l'autonomia politica e culturale rivendicata per l'Ami, valori che il Pri ha sempre rispettato, mentre altri hanno cercato e cercano di utilizzarne il ruolo e l'attività per fini di parte.

Ritenere che un patrimonio di valori, cui guardarono con speranza quanti, aspirando alla libertà e alla democrazia, non esitarono a combattere e a morire, possa essere utilizzato come strumento di lotta politica contingente , rappresenta una pretesa senza senso. Ma ancora più assurda sarebbe, inoltre, la pretesa di coloro che collocati a sinistra pensano di avere l'esclusività per poterne celebrare i valori. Vorrebbe dire ripetere la forzatura compiuta dalla sinistra con la Resistenza che, non ostante il contributo decisivo degli azionisti, dei socialisti, dei cattolici, dei repubblicani e dei laici e di altre formazioni civiche, è stata fatta diventare nella pubblicistica marxista e nelle rievocazioni l'espressione visiva dell'egemonia comunista. La forzatura dalla sinistra usata per la Resistenza non può essere usata, in alcun modo, con Mazzini e con l'esperienza della Repubblica romana dove "la libertà di coscienza e la libertà di parola erano diritti di cui tutti dovevano godere; dove potevano votare ed essere eletti anche coloro che avevano idee diverse da quelle sostenute dai repubblicani o praticavano la religione cattolica o erano legati ad altre religioni".

Sono valori universali che non possono essere proprietà esclusiva di una forza o di un'altra, per cui se quei valori cominciano ad essere diffusi e pubblicizzati da altre parti, vuol dire che cominciano a penetrare in una coscienza popolare più vasta di quanto lo sia stata sinora. E questo rappresenta una vittoria per chi, come l'Ami e il Pri, con ruoli diversi e autonomi a quei valori fanno costante riferimento.

Pino Vita