Aggiornare gli strumenti di programmazione nel settore energia/Lo sviluppo dell’Emilia non va ritardato da approvvigionamenti insufficienti Servono forniture sicure, affidabili, economiche La tecnologia e lo sviluppo hanno nella società odierna tempi di evoluzione rapidissimi, e gli strumenti di programmazione che governano il settore energia devono aggiornarsi di conseguenza. Esiste infatti un rapporto ben definito tra incremento delle richieste energetiche e crescita del PIL e compito di chi gestisce le politiche energetiche è di prevedere quanto necessario per garantire l’equilibrio fra disponibilità di risorse energetiche e crescita. Non possiamo permettere che lo sviluppo industriale della nostra Regione venga ritardato a causa della attuale incapacità di garantire l’energia necessaria: se non sarà così i grossi gruppi industriali continueranno a scegliere altri Paesi per i loro investimenti, e la competitività del nostro Paese e della nostra Regione ne usciranno ulteriormente indebolite. In sintesi, i punti fondamentali di cui ritengo bisogna tenere presente sono: 1) la necessità di assicurarsi un approvvigionamento energetico sicuro, duraturo, affidabile e a costi contenuti. 2) l’uso razionale delle varie risorse energetiche al fine di minimizzare l’impatto ambientale ed al fine di ostacolare il cambiamento del clima. In Italia il fabbisogno è coperto attraverso una forte dipendenza dalle importazioni dall’estero, con un uso esagerato di petrolio e gas. I combustibili fossili sono una delle risorse maggiormente impiegate e comportano diversi problemi quali le forti ricadute in termini di impatto ambientale e il rischio di esaurimento in tempi brevi. Da questo deriverebbe il progressivo aumento del prezzo del petrolio e gas naturale, causato anche dall’ aumento della richiesta di approvvigionamento da parte di paesi in via di sviluppo. Se è così, l’ aumento di prezzo diviene un fenomeno sostanziale, in grado quindi di obbligare i paesi consumatori a rivedere rapidamente le proprie politiche energetiche, pena forti ripercussioni negative sull’ economia interna di quei paesi, quali l’Italia, la cui situazione energetica è fortemente dal petrolio (tanto che i costi dell’ energia in Italia sono più alti del 30% rispetto alla media europea). D’altra parte una politica solamente orientata a favorire un maggiore risparmio energetico, un uso razionale delle risorse e rendimento, non può essere in sé risolutiva a garantire il fabbisogno necessario nel prossimo futuro anche nella nostra realtà regionale. Alla luce di queste considerazioni è recentemente riemersa la proposta di rispolverare la proposta del nucleare. Credo sia necessario di-scuterne: dopo la moratoria totale determinata dal referendum del 1987, ci sono oggi condizioni, tecnologie e disponibilità diverse. Innanzitutto le imprese italiane producono e gestiscono energia nucleare alI’estero, (in Francia, o in Slovacchia, ad esempio). Su questo tema anche ecologisti di fama hanno rivisto le loro posizioni e bisogna tenere conto che il rifiuto della opinione pubblica locale che spesso si manifesta (sulla base del principio "not in my garden") risponde a timori infondati. Compito della Regione è anche quello di informare correttamente l’opinione pubblica, sui rischi reali, sui benefici attesi dalla nuove fonti energetiche, abbandonando completamente le argomentazioni di tipo demagogico .Bisogna anche tenere conto dell’impellente necessità di contribuire alla diminuzione dell’effetto serra così come prevede il protocollo di Kyoto. In Italia la situazione non è delle migliori: a seguito delle politiche di risparmio energetico adottate per effetto delle crisi petrolifere, il nostro Paese ha un intensità energetica tra le più basse tra gli stati OCSE, inoltre le emissioni di CO2 dal 90 ad oggi sono cresciute del 7% mentre sarebbero dovute calare del 6,5% come da accordi a livello europeo. Il continuo aumento dei gas serra sono motivo più che valido per pensare a fonti alternative. Dal punto di vista economico i costi di kilowattora da fonte nucleare sono sicuramente competitivi con quelli originati dalla produzione dell’energia elettrica da combustibili fossili, trascurando, tra l’altro, per questi ultimi gli oneri derivanti dalla necessità di salvaguardia dell’ambiente. Quanto a sicurezza negli ultimi anni si sono fatti passi in avanti da gigante, ed il miglioramento continua, ottenendo senz’altro una minor avversione da parte dell’opinione pubblica. Per quel che riguarda il problema dello smaltimento delle scorie nucleari, infine, oggi si hanno soluzioni garantite, con piccole quantità da gestire e con la possibilità di utilizzare spazi scarsamente popolati in zone isolate del mondo (creando depositi internazionali). L’impegno nelle fonti rinnovabili, insomma, è fondamentale per stimolare la ricerca ed innovazione e ridurre nel tempo il divario dei costi, e va necessariamente presa in considerazione. Prerogativa della politica è di guardare avanti. Se ci fermiamo al contingente, raccogliendo le istanze degli ambientalisti e le rivendicazioni populiste e demagogiche, siamo destinati a perdere terreno e competitività rispetto agli altri paesi. Quella dello sviluppo e del suo rilancio è una sfida che dobbiamo vincere, e questo è il compito della politica: pianificare programmi di ampio respiro perché, con l’aiuto della scienza, delle nuove tecnologie – utilizzate nel rispetto dell’ambiente - sia garantito ai nostri cittadini un futuro di crescita al passo con l’Europa. Luisa Babini consigliere regionale Pri Emilia Romagna |