Il profeta repubblicano/Riportare il grande esule genovese in una esatta prospettiva storica Punto di riferimento dopo la crisi del socialismo Intervento pronunziato durante il convegno "Mazzini nostro contemporaneo", che si è svolto a Roma, Sala delle Colonne, Camera dei deputati, il 9 febbraio 2005. Ieri abbiamo pubblicato l’intervento del segretario nazionale del Pri Francesco Nucara. Nella stessa giornata si sono succeduti gli interventi di Salvo Mastellone, Ferdinando Adornato, Roberto Balzani, Luigi Lotti, Luigi Marino. di Giorgio La Malfa Nel suo messaggio di fine anno il Presidente della Repubblica ha ricordato che ricorre nel 2005 il bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini ed ha invitato a ricordarne la figura e l’opera. Per il Partito repubblicano italiano, che è l’erede diretto del mazzinianesimo, il 9 febbraio - ricorrenza della Repubblica Romana - è da sempre occasione per il ricordo di Giuseppe Mazzini. Ed è questo che abbiamo voluto fare anche quest’anno. Ma, invitando un folto gruppo di studiosi, intellettuali e politici, molti dei quali - e noi li ringraziamo particolarmente per la loro presenza qui oggi - non provengono dalle nostre file e appartengono a filoni culturali diversi dal nostro, abbiamo voluto evitare una semplice celebrazione. Noi riteniamo che vi siano due aspetti del pensiero di Giuseppe Mazzini, ovviamente fra loro connessi, che debbono però essere esaminati con grande attenzione e tenuti distinti. Vi è da un lato il Mazzini apostolo dell’unità nazionale italiana o della repubblica, pensatore e nello stesso tempo organizzatore dei moti risorgimentali, strettamente legato al problema italiano, idealista nel fissare i traguardi della propria azione, ma anche realista nell’apprezzare tutte le possibilità di progresso della causa. Questo è il Mazzini più noto e più studiato nell’Italia liberale ed anche nel secondo dopoguerra, che ha avuto ed ha i suoi estimatori ed i suoi detrattori, ma che comunque occupa un posto ben definito sia nella storia della formazione d’Italia, sia in quella delle idee che hanno preceduto ed accompagnato il moto risorgimentale. Ma vi è un secondo Mazzini pensatore politico, a contatto con il pensiero europeo del suo tempo, critico da un lato del liberismo individualista di Bentham, e dall’altro delle idee socialiste di Proudhon, di Fourier e, soprattutto, Carlo Marx. Noi vogliamo approfondire il pensiero di questo Mazzini, intellettuale europeo e pensatore sul tema della democrazia, dal punto di vista dei suoi fondamenti, dei suoi contenuti e dei suoi valori. Questo secondo Mazzini, che ovviamente gli studiosi conoscono, ma che è stato sovrastato nella ricostruzione del suo pensiero dalla figura dell’apostolo del Risorgimento, è - noi crediamo - un pensatore moderno che può parlare dei problemi delle democrazie dell’oggi. Per questo motivo abbiamo chiesto al professor Salvo Mastellone, che a questo aspetto del pensiero di Mazzini ha dedicato da molti anni la sua attenta opera di studioso, di voler introdurre la nostra discussione. Questo Mazzini pensatore politico "in inglese" - per usare il titolo del libro recente di Mastellone, che è anche il curatore dei "Pensieri sulla democrazia in Europa", edito da Feltrinelli - a noi appare, dopo la crisi dell’idea socialista, come un polo, un punto di riferimento importante. Del resto, qualche anno fa, fui colpito dal titolo di copertina dell’austero "Times Literary Supplement" che, sotto ad una stampa raffigurante Mazzini, usava l’espressione "Mazzini nostro contemporaneo". In sostanza, il tema sul quale oggi vorremmo ascoltare i nostri cortesi interlocutori è se, e in che misura, Mazzini possa essere considerato un nostro contemporaneo, e come certi suoi pensieri, non solo quelli sull’unità d’Italia, né solo quelli sull’unità europea, ma quelli sui valori sociali che debbono improntare le democrazie, rivestano un perdurante interesse. |