Intervista a Oliviero Toscani/L’insegnamento che ci trasmettono i "marchi" storici

In ricordo di ciò che non dovrà essere più fatto

Immagine e comunicazione: Oliviero Toscani è nome di sicuro riferimento per scandagliare questa galassia nella quale siamo immersi e che si arricchisce e movimenta regolarmente, ogni volta che siamo sotto il periodo di una campagna elettorale. In più, ai nuovi simboli che vengono presentati dalle formazioni politiche, si deve aggiungere il dibattito in corso su due immagini che rappresentano potentemente il Novecento. La falce e il martello e la svastica, emblemi di sicuro sedimentati nel corso della storia, e intorno ai quali le polemiche non si sono certamente fermate. L’attenzione di questi ultimi giorni si è incentrata intorno al simbolo del comunismo, con tutto ciò che questa immagine forte riesce a trascinarsi dietro. Ma "i marchi come la svastica e la falce e martello vanno tenuti in ricordo di ciò che non deve essere più fatto", ci ha detto Oliviero Toscani. "Per non dimenticare e per non ignorare". In apertura d’intervista il noto pubblicitario ci parla però del nuovo simbolo del centrosinistra e spiega che non gli piace. Ecco per quale ragione il grafico pubblicitario accusa di scarsa fantasia i prodiani.

Oliviero Toscani, cosa pensa del nuovo simbolo del centrosinistra, anzi dell’Unione?

"Mah, ho avuto modo di spiegarlo già quello che penso. Mi hanno anche dato ragione".

Che cosa ha detto?

"Ho detto che quel simbolo è solo un compromesso per cercare di accontentare tutti gli alleati. Questo mi sembra il carattere predominante del centrosinistra. Quindi lo trovo una cosa fatta male".

E’ forse il sistema di illustrazione, che le ricorda altri tentativi fatti in passato da altri grafici che si sono occupati di politica?

"Si vede molto chiaramente che è una cosa fuori tempo e poco interessante. Non c’è nulla dentro quel simbolo. Penso che quando si cerca di accontentare tutti si finisca col produrre solo mediocrità".

Trova che sia un simbolo che non colpisce nessuno?

"Ma se l’intenzione di coloro che hanno fatto questo simbolo è di mettere in difficoltà gli avversari, non credo proprio che ci riusciranno. Sono quelle cose che non vanno bene perché non si possono nemmeno criticare, tanto sono mediocri".

Dipende dalla scelta di un simbolo elementare?

"No. Quello non vuol dire assolutamente nulla. Trovo che sia brutta la fattura, il peso. Non c’è assolutamente peso nel simbolo. E’ una cosa veramente pedestre.

Cosa deve colpire in un simbolo di un partito politico?

"La sorpresa. Ma la sorpresa è infatti tutto quello che i politici non vogliono. Se lei pensa al simbolo dell’Agip e al cane a sei zampe…Quella è una trovata geniale. Basta pensare all’uomo che va in macchina e ha quattro piedi perché utilizza la macchina. Ci sono delle simbologie fantastiche che colpiscono. Io sono sempre stato anticomunsita, ma devo dire che la falce e il martello hanno dei significati precisi. Per questo motivo questo ‘marchio’ ha creato problemi. Eliminarli, come chiede qualcuno, non ha senso. Fa ridere. Così come facevano ridere i cinesi che volevano eliminare la cultura cinese. E’ la stessa mentalità del giustizialismo. I marchi come la svastica e la falce e martello vanno tenuti in ricordo di ciò che non deve essere più fatto. Per non dimenticare e per non ignorare".

Qual è il simbolo politico che colpisce di più delle forze politiche italiane o europee?

"C’è poco di interessante. Non giudico l’Edera perché mio padre era repubblicano ed era un seguace di Ugo La Malfa".

E allora il simbolo più bello?

Io odio il comunismo e quello che il comunismo rappresenta. Ma penso che la falce e il martello sono i simboli che colpiscono di più".

La fantasia manca ai grafici che si occupano di politica?

"Penso proprio di sì. I simboli delle forze politiche italiane mancano assolutamente di fantasia. Guardi anche i simboli delle altre forze politiche".

(intervista a cura di l. p.)