Violenza sessuale: ci ha lasciato attoniti la recente sentenza/Le motivazioni avanzate non possono giustificare in nessun modo chi ha abusato Schiaffo alla libertà e alla dignità delle donne Come può giustificarsi un violentatore che abusa di una ragazzina, figlia minorenne della sua convivente, con la motivazione che la stessa ha già avuto rapporti sessuali con altre persone? Semplice, non è possibile giustificarlo! Invece, negli ultimi giorni siamo venuti attoniti a conoscenza di una pronuncia della terza sezione penale della Corte di Cassazione, che ha giudicato la violenza sessuale, a danno di una minorenne, meno grave in quanto subita da una ragazzina che aveva avuto già rapporti sessuali. Alla Suprema Corte assicurano che questa sentenza verrà dimenticata, ossia non troverà mai spazio nel Massimario e, anzi, verrà citata in quanto "esempio negativo di come una sentenza non dovrebbe mai essere scritta né motivata". Non abbiamo avuto modo di leggere gli atti e non pensiamo che, con il necessario beneficio del dubbio, i giudici abbiano voluto dare un giudizio assoluto, bensì riferito esclusivamente al caso concreto; tuttavia rimangono parecchie perplessità e non possiamo non unirci al coro che definisce tale sentenza a dir poco retriva, se non del tutto assurda. Riassumiamo brevemente questa poco entusiasmante vicenda. Ci troviamo di fronte ad una storia di degrado sociale molto avvilente, che comincia nel 2001, protagonisti una ragazzina, che all'epoca aveva quattordici anni, ed il convivente della madre (il vero padre è in carcere per omicidio), ed ai margini coprotagonisti i servizi sociali, la stessa madre, le due sorelle più piccole. La ragazzina subiva violenze dal convivente della madre, i servizi sociali accortisi della situazione avevano denunciato l'uomo e portato via la ragazzina e le sue sorelline; l'uomo era stato processato e condannato. Finché il procedimento penale non giunge in Cassazione ed è di qualche giorno fa la sentenza della terza sezione penale che accoglie il ricorso presentato dall'avvocato difensore del "patrigno" per un'attenuante: la quattordicenne, durante il processo, aveva ammesso di aver avuto rapporti sessuali con coetanei e con adulti. A prescindere dai fatti e non volendo esprimere alcun giudizio sulla situazione di squallore e degrado sociale in cui quel nucleo familiare si trova a vivere, non possiamo esimerci dal pronunciare una nostra opinione su quanto affermato dalla terza sezione penale della Cassazione. Considerare i rapporti sessuali avuti in precedenza quale requisito che fa qualificare il fatto della violenza sessuale su minore condotta da un convivente (e quindi già di per sé aggravata) caso di minore gravità, a nostro avviso, va oltre la normale interpretazione legislativa, giungendo fino ad una vera e propria creazione che fa vacillare la certezza del diritto. Riteniamo, infatti, del tutto assurdo considerare l'aver avuto precedenti rapporti sessuali quale attenuante delle violenze ripetute e protratte. Piuttosto crediamo, anche da un punto di vista psicologico, sia vero il contrario, in quanto a maggiore cognizione corrisponde una più forte percezione della violenza subita. Come possano, quindi, i giudici ritenere che il danno subito dalla ragazzina costituisca fatto di minore gravità è obiettivamente un mistero, che si infittisce ponendo mente all'ulteriore fatto che la violenza è già aggravata, in quanto è stata perpetrata da colui che, entrano a far parte in veste di "patrigno" di un nucleo familiare ancorché deteriorato, avrebbe dovuto rappresentare per la ragazzina una guida per la sua educazione. Cosa possiamo aggiungere se non ribadire il nostro sconcerto e sottolineare che con questa sentenza non si è mancata semplicemente un'occasione per rimarcare con forza la gravità di questi atti. Piuttosto, si è inferto uno schiaffo ai valori fondamentali della vita, della libertà e della dignità della persona umana. E si è rivolto un vero e proprio insulto a tutte quelle donne (bambine o adulte) che sono state, o sono, sottoposte alla barbarie della violenza sessuale: in particolare, il nostro pensiero non può non andare a tutte coloro che tacciono, per vergogna o per paura, lo squallore della violenza subita nell'ambito di quelle mura dalle quali è giusto pretendere protezione. Pamela Carla Minasso e Giovanni Postorino, Fgr |