Italia a "tutto gas": scelta discutibile/Una fonte maggiormente adatta all'uso domestico

Centrali nucleari: non smantellare quelle che ci sono

di Paolo Fornaciari*

La controproposta del Presidente della Regione Lazio di accettare un rigassificatore di Lng, Gas naturale liquefatto, in cambio della trasformazione a carbone della centrale termoelettrica di Civitavecchia, non è quella giusta e non servirà a niente per almeno tre ragioni: 1. Il prezzo del gas, già elevato oggi (20% in più dell'olio combustibile per la generazione elettrica) aumenterebbe ulteriormente per il costo rilevante delle infrastrutture necessarie ad importare il gas liquefatto, decine di miliardi di euro tra impianti di estrazione e di liquefazione, navi frigorifere, porti attrezzati, stazioni di rigassificazione e gasdotti. 2. I rischi di incidente (50 morti e 274 feriti a livello mondiale negli ultimi 5 anni per esplosioni di rigassificatori) generano conseguentemente comprensibili opposizioni da parte delle comunità locali, da Brindisi a Livorno, Rosignano, Alto Lazio, Monfalcone, Trieste e Taranto. 3. Il tipo di contratto di acquisto per importazione via gasdotto o via mare, è sempre del tipo "take or pay", formula che impedisce la concorrenza e quindi la riduzione del prezzo. Non mi risulta che il nostro Paese abbia scelto la via del tutto a gas: tale scelta è discutibile sia sotto il profilo economico, strategico ed ecologico. Ieri l'altro si parlava di "bolla di gas" e l'allora amministratore delegato all'Eni Vittorio Mincato affermava: "di gas ne abbiamo anche troppo che non sappiamo dove metterlo". Oggi, il nuovo amministratore Paolo Scaroni, dopo le recenti tensioni tra Russia e Ucraina, sostiene che non c'è emergenza perché "abbiamo riserve per 15 giorni". Ma l'inverno dura più di due settimane! Quella che è "superata", non è l'idea di bruciare carbone per produrre energia elettrica – cosa che tutto il mondo fa dagli Usa al Regno Unito, dalla Francia alla Germania, dalla Russia alla Cina - ma quella di bruciare idrocarburi. Bruciare idrocarburi per generare elettricità non è solo una sciocchezza dal punto di vista economico, ma è anche un crimine nei confronti delle generazioni future e una fuga al passato. La scelta delle centrali a gas e ciclo combinato poteva essere, per il maggior rendimento e il basso prezzo del combustibile, una scelta opportuna quando negli anni '80 e '90 la proponevano i Presidenti dell'Eni, Franco Reviglio e Gabriele Cagliari. Ma allora il prezzo del gas era di 1.5/2.0 dollari per unità termica! Il Regno Unito, che ai tempi della scoperta del gas nel Mare del Nord, era un importante esportatore a livello mondiale, oggi in conseguenza del declino delle riserve è costretto ad importare gas ad un prezzo di 80 eurocents/mc, dieci volte maggiore rispetto a sette anni fa. Non è fuori luogo ricordare che Daniel Yergin, Presidente della Cambridge Research Association degli Stati Uniti, uno dei maggiori esperti energetici internazionali, al Congresso Wec di Tokyo del 1995, definiva il gas naturale come "la stella sorgente nel portafoglio energetico mondiale" e diversi esperti ed analisti petroliferi internazionali, quali Neil Atkinson, Peter Davis, Robert Mabro, Peter Odell, Ken Koyama, compreso il nostro Marcello Colitti, negli ultimi anni '90, vagheggiavano una "nuova era" a bassi prezzi del greggio. Ma oggi la "stella sorgente" è tramontata, non per esaurimento delle risorse, ma a causa del prezzo, aumentato del 600% negli ultimi cinque anni. La affermazione che la costruzione di alcune centrali a gas e ciclo combinato "ha avuto importanti effetti positivi, tanto che il sistema elettrico italiano sta guadagnando competitività sul mercato europeo" è semplicemente ridicola: il costo del solo combustibile nelle centrali a gas e ciclo combinato costa 4 volte di più del costo complessivo del nucleare e tre volte rispetto al carbone. Così come non è vero che il "mercato" del gas sta cambiando e sta diventando un mercato come tutti gli altri": nel caso del gas, come nel caso del petrolio non c'è "mercato", ma "cartello" e il prezzo del combustibile via tubo o via mare, non è contendibile.

La mia ricetta per assicurare lo sviluppo economico, evitando rischi di blackout per mancanza di gas o di energia elettrica, é semplice: 1. Preservare il petrolio solo ai trasporti (aria, mare e terra) e alla petrolchimica. 2. Usare il gas unicamente per riscaldamento e uso domestico. 3. Produrre energia elettrica con nucleare e carbone, oltre a energia idraulica e geotermica.

Ma è possibile che in questa drammatica situazione di imminente, grave crisi energetica per mancanza di gas e con l'energia elettrica troppo cara, ormai il doppio della media europea, ci intestardiamo pervicacemente a continuare in quella vandalica azione dello smantellamento accelerato delle centrali nucleari di Caorso e Trino Vercellese, proposta nella precedente legislatura? Una decisione contraria alla prassi internazionale – motivi finanziari e di radioprotezione suggeriscono di attendere 50 o più anni ( Il Regno Unito per Calder Hall ha preso 100 anni di tempo) - annunciata dall'allora Ministro all'Industria, on. Pierluigi Bersani a fine 1999, inutilmente costosa (7.500 miliardi delle vecchie lire a detta dello stesso Ministro Bersani), quando con 200 milioni di euro le due centrali potrebbero esser riavviate in 15 o 20 mesi e generare 8 miliardi di kWh ad un costo di 1 eurocent/kWh mentre a noi costa 10 o 12 volte tanto produrla con petrolio o gas naturale, ma soprattutto impossibile da eseguire senza aver prima identificato il sito in cui sistemare le scorie radioattive.

Non occorrono 20 anni, come afferma il Ministro Matteoli, per costruire una nuova centrale nucleare : in un recente incontro con il Direttore del Dipartimento Energia del Ministero alle Attività Produttive, prof. Sergio Garribba, i responsabili Westinghouse hanno dichiarato che i nuovi reattori nucleari ad acqua in pressione (Pwr), largamente prefabbricati in officina, possono esser costruiti, dal primo getto di calcestruzzo all'avviamento commerciale, in soli 36 mesi. In aggiunta si dovrebbe ricordare che anche le nostre prime tre centrali nucleari, Latina, Garigliano e Trino Vercellese, furono costruite rispettivamente in 54, 60 e 46 mesi, quando le competenze non erano certo maggiori di quelle di oggi.

Che cosa occorre fare ? 1. Annullare il decreto Letta dell'8 maggio 2001 che definiva il mandato della Sogin. 2. Trasferire ad una nuova società i 5 siti nucleari e relativi impianti, limitando il compito Sogin alla identificazione del sito o dei siti in cui sistemare le scorie radioattive. 3. Riavviare le centrali nucleari dimesse ma ancora agibili di Caorso e Trino Vercellese. 4. Predisporre un nuovo Piano Energetico Nazionale che preveda, con la costruzione di 20 nuove centrali nucleari, di riportare in 5/6 anni le nostre bollette elettriche al valore della media europea. Non è fuori luogo evidenziare che un rapido riavvio delle centrali nucleari di Caorso e Trino Vercellese, consentirebbe anche di ridurre di 2 miliardi di mc il fabbisogno di gas per uso termoelettrico, eliminando quindi il rischio di blackout per mancanza di gas nei prossimi inverni. Ove i 6 miliardi di euro del previsto "taglio fiscale", annunciato dal Presidente Berlusconi in tv a Porta a Porta di Bruno Vespa, anziché esser restituiti ai contribuenti, venissero utilizzati, nei prossimi tre o quattro anni, per costruire nuove centrali elettro-nucleari, si potrebbero riportare le nostre bollette elettriche a livello europeo, con un beneficio per famiglie e imprese, valutabile rispettivamente, nei diversi settori, in 4.8 Mld di euro (domestico), 5.1 Mld di euro (industria) e 2.2 Mld di euro (terziario).

*Presidente Cirn, Comitato italiano per il rilancio del nucleare