Quale proposta dall'Unione?/Progetto inadeguato e statalista che nasce già vecchio Un'"Italietta" paurosa e a corto di fonti energetiche di Gianni Ravaglia La lettura del programma dell'Unione conferma che la volontà di includere tutte le anime della sinistra ha prodotto come risultato un progetto farraginoso e statalista. Inadeguato a percepire e vincere le sfide internazionali cui l'Italia è chiamata. Grave innanzitutto la sottovalutazione dei pericoli derivanti dalla guerra dichiarata all'Occidente dai leader del terrorismo islamico, i cui obiettivi vanno sempre più saldandosi con le intenzioni dell'Iran e della Siria. Assurdo il fatto che il terrorismo, nel programma, mai venga indicato con il suo vero nome. Esiste semplicemente "un terrorismo che agita una bandiera religiosa". Quale? Non si sa! Colpevole l'assenza di qualsiasi giudizio sulle responsabilità terroristiche di Hamas nel far fallire ogni prospettiva di pace in Medio Oriente. Conservatrice la tesi di mantenere invariata la ripartizione dei fondi del bilancio dell'Europa, rifiutando di fatto le proposte innovative a suo tempo avanzate da Tony Blair. In sostanza con questo programma l'Italia del centrosinistra sul piano internazionale sarà senza identità e meno sicura: una Italietta non più disponibile ad assumersi ruoli internazionali. Un altro grande tema dirimente è quello dell'energia. Stando a quanto si legge nel programma del centrosinistra l'Italia dovrebbe andare a gas e con energia alternativa. Un'energia, quest'ultima che, oltre a costare il doppio di quanto spendiamo ora, presenta, come dimostrato dai relatori alla conferenza programmatica del PRI, pesanti limiti ambientali. Dunque no al carbone e, soprattutto, no al nucleare che è l'unica fonte energetica pulita, sicura e relativamente poco costosa. Stante il fatto che nel nuovo quadro internazionale la dipendenza energetica verrà sempre più utilizzata per indurre anche una dipendenza politica: sia la Russia che i Paesi Arabi non ne fanno più mistero. Crediamo vada posto agli italiani un problema di fondo: vogliono energia a basso costo e mantenere la propria indipendenza politica, economica e di valori oppure sono rassegnati a pagare l'energia a costi sempre più alti e a diventare schiavi delle risorse energetiche della Russia e dei Paesi Arabi? Con le scelte del centrosinistra è chiaro: avremmo non solo una bolletta energetica destinata a crescere ogni anno, saremmo sempre più a rischio black out e sempre meno indipendenti come nazione. Altro tema di fondo è quello della modernizzazione del sistema Paese. Qui gli obiettivi del programma dell'Unione sono di bloccare, impedire, appiattire, rendere uguali. No al ponte sullo stretto, no alla Tav, no al Mose, ma poi, stante la volontà di cancellare la legge obiettivo, che semplifica i pareri degli enti locali, verrebbero presto bloccati anche agli altri cantieri e ci ridurremmo a veder rinviati tutti i lavori infrastrutturali. Nel settore dell'istruzione, secondo il giudizio di Galli della Loggia, siamo di fronte "ad un incubo burocratico", immissione in ruolo di tutti i precari, stipendi più alti per tutti. Onore al merito e alla qualità! Così anche nella giustizia: via i concorsi al merito e ritorno all'antico degli automatismi per anzianità. Sul tema della immigrazione: abrogare la legge attuale che programma gli accessi e rimpatria i clandestini, per introdurre un "permesso di soggiorno ad ogni immigrato che denuncia la propria condizione di lavoro irregolare", il voto nelle amministrative e diritti di cittadinanza automatici e facilitati. In sostanza, permesso di soggiorno e porte aperte per tutti! Su un punto concordo con quanto scritto nel programma del centrosinistra, laddove si denuncia "l'errore del centrodestra di non aver fatto dell'obiettivo della concorrenza l'occasione per riorganizzare la struttura produttiva dell'economia italiana". Effettivamente, questo è un altro dei punti discriminanti che, ad onor del vero, nel centrodestra, il solo ministro La Malfa ha sostenuto con forza. Gli interventi che il centrosinistra propone per liberalizzare, rendere competitivi e meno costosi i grandi servizi pubblici a rete, i servizi professionali, la distribuzione commerciale, i servizi bancari, assicurativi e pubblicitari mi pare che rappresentino la parte più riuscita del programma. Il tutto appare però pesantemente condizionato dalle scelte previste sui temi del lavoro e del fisco. Qui si ritorna al dirigismo collettivista. E' chiaro infatti che tutta la legislazione sui contratti di lavoro temporanei deriva dal fatto che, in Italia, chi raggiunge il posto a tempo indeterminato ha un onore iperbolico per l'azienda e non può essere licenziato se non andando in tribunale. Così ci siamo inventati la flessibilità per i nuovi assunti che, per alcuni anni, permette alle aziende di fare nuove assunzioni con costi contributivi inferiori e senza vincoli di giusta causa. Tale normativa ha permesso a tanti giovani, prima disoccupati, di trovare un lavoro che, partito flessibile, nella stragrande maggioranza dei casi si è trasformato a tempo indeterminato. Ora il centrosinistra, sotto il ricatto dirigista di Rifondazione, si propone invece di annullare questa normativa, ricreando, di fatto, condizioni di disoccupazione crescente per le nuove generazioni. Condizioni che non crediamo siano alleviate dal taglio promesso di 5 punti del cuneo fiscale, importante ma non risolutivo se contemporaneamente si pensa di aumentare le imposte, ad altro titolo, per le imprese. In attesa del programma del centrodestra, in tutta sincerità ci pare di poter dire che il centrosinistra di Bertinotti e Pecoraro, per vincere la sfida della crescita è stato in grado di porre in campo solo la vecchia scalcagnata carrozza dei dirigismo collettivista. Di Ferrari vincenti e innovative, lanciate verso un futuro di crescita, qui non se ne vedono. |