Punti base della relazione del commissario Giancarlo Camerucci per il Congresso del Pri del Lazio del 22 gennaio 2005 1) La decisione di convocare il congresso per il 22 gennaio p.v. chiude una polemica che si è trascinata, a volte anche strumentalmente, per molto tempo. Ritengo utile ai fini del dibattito sottolineare alcuni punti che sono preliminari all’avvio e alla realizzazione di una fase di maggior collaborazione tra tutti i repubblicani del Lazio. Il dibattito congressuale dovrà pertanto servire, al di là della differenza delle valutazioni politiche, anche a ricercare punti comuni sui quali costruire il futuro del Pri nel Lazio. Per realizzare questo obiettivo, che non è di poco conto, dovranno cadere tutte quelle forzature, spesso strumentali, che hanno accompagnato i rapporti tra maggioranza e minoranza e che hanno trovato nella richiesta della celebrazione del congresso il punto più controverso. Oggi che il congresso si celebra, deve essere l’occasione per compiere un consuntivo dell’attività svolta e delle scelte compiute e delle occasioni mancate, ma anche, soprattutto per tracciare nuove rotte e assegnare al partito nuovi obiettivi. La vita del Pri non comincia oggi : è il risultato di molte battaglie alle quali, lo voglio ricordare con orgoglio, ho partecipato personalmente con tutti gli amici presenti a questo congresso, anche con quelli della minoranza, prima che scelte diverse ci separassero sul piano politico. 2) Il mio incarico di responsabile regionale ha preso, infatti, l’avvio dalle dimissioni da segretario regionale dell’amico Saverio Collura dopo il congresso nazionale di Fiuggi e prima delle elezioni comunali di Roma del 2001. Successivamente, in considerazione dello stato di crisi del partito nel Lazio, la Direzione nazionale deliberò di nominarmi commissario regionale anche per provvedere a verificare lo stato delle organizzazioni provinciali del partito, prive da tempo di organismi statutari funzionanti ed avviate ad un declino inarrestabile. Il partito, è bene ricordarlo, usciva dalle elezioni regionali del 2000 dove aveva presentato nel quadro dell’alleanza laico-socialista ritenuta allora necessaria alla sopravvivenza del partito nel nuovo sistema elettorale, una lista assieme allo Sdi, contribuendo all’elezione di un rappresentante socialista alla regione, mentre il consigliere uscente del Pri , ora passato ad altro partito, non fu rieletto. La perdita del rappresentante istituzionale alla regione fece venire meno il punto di riferimento politico-istituzionale a ciò che restava dell’antica organizzazione repubblicana di Roma e del Lazio, già entrata in crisi con la fine del sistema proporzionale. Ma quel risultato regionale, negativo non solo per i repubblicani allora a pieno titolo nel centro sinistra, contribuì a mettere in crisi i rapporti complessivi del Pri con l’alleanza di centro-sinistra che andava perdendo le sue prospettive strategiche e favorì il suo l’avvicinamento all’area della Casa delle Libertà. Il congresso nazionale di Bari, tenuto agli inizi del 2001, confermò il processo avviato a Chianciano e segnò la svolta nella politica nazionale. Non credo sia il caso di discutere, oggi, la scelta compiuta allora dalla maggioranza nazionale dal partito, che aveva al suo interno una opposizione consistente che contava anche sull’appoggio di una parte dei repubblicani del Lazio. Questa posizione minoritaria fu indebolita progressivamente da defezioni e da uscite dal partito. Voglio pertanto sottolineare positivamente la decisione di quanti, che pur non avendo condiviso le posizioni politiche della maggioranza, sono rimasti a difendere nel partito il loro diritto di essere repubblicani a pieno titolo. 3) Le elezioni comunali di Roma si tennero nel 2001, subito dopo la nuova collocazione nella CdL decisa a Bari e qualche mese dopo la mia nuova responsabilità regionale: un risultato che con una percentuale dello 0,2 e 3.136 voti confermò, purtroppo, il declino elettorale del partito. Un declino, già iniziato nelle precedenti elezioni regionali, che metteva in evidenza come la crisi che stava colpendo il partito non fosse legata alla nuova scelta di schieramento ma soprattutto alla mancanza di un modello organizzativo, ormai necessario dopo la crisi dei partiti storici per essere presenti e visibili in una grande area urbana, come Roma. 4) In questo nuovo contesto politico ed organizzativo è maturata, in sintonia con la linea nazionale di adesione "leale e critica" alla Cdl, l’appoggio alla candidatura del presidente uscente Moffa all Provincia di Roma conseguendo, non ostante gli sforzi generosi di molti amici e con la realizzazione della massima apertura a forze esterne al partito, la percentuale dello 0,6% e 9123 voti, un risultato non pari alle attese e agli sforzi prodotti. Sicuramente ha influito su questi risultati la lunga diaspora apertasi nel partito con l’avvio del sistema bipolare e il perdurare di una fase di transizione che ha cancellato dalla scena politica nazionale laziale formazioni più consistenti e forti della nostra. Dopo una serie di sforzi organizzativi e politici messi in atto in questi anni di responsabilità del partito nel Lazio, mentre in provincia si notano segni di ripresa organizzativa ed elettorale, come la conferma di Rieti e il recupero e il rafforzamento di Latina e di altri centri delle province laziali, persiste a Roma una condizione di difficoltà nella presenza e visibilità del partito che non può essere superata soltanto con l’attività, per altro encomiabile delle tradizionali sezioni cittadine, ma vanno trovate e per questo compito è necessario il contributo di tutti, al di là delle distinzioni di maggioranza e minoranza, nuove formule organizzative e modalità di presenza sul territorio. 5) Ho lasciato per ultimo il tema dell’alleanza elettorale in vista delle prossime elezioni regionali: so che la scelta fatta, e confermata il 29 dicembre nella riunione con i responsabili provinciali e dell’unione comunale, di adesione alla Casa delle libertà e in appoggio del presidente uscente Storace ha suscitato perplessità, riserve e opposizioni manifeste negli amici della minoranza interna. La scelta compiuta è la conclusione di un percorso che, come abbiamo visto, è in corso da tempo e che trova conferma nella collocazione nazionale del partito, rafforzata di recente dalla nomina del segretario nazionale amico Nucara a vice ministro. Nella scelta del collegamento con Storace ha anche influito la valutazione positiva dell’attività svolta, sia sul piano economico che su quello istituzionale, dal presidente uscente e dalla maggioranza che lo sostiene. Nella decisione presa hanno pesato anche i nuovi impegni programmatici su cui si basa il suo programma elettorale, al quale non sono mancate le proposte dei repubblicani e delle quali si discuterà in maniera diffusa al Congresso del 22 gennaio prossimo. Voglio sottolineare che non c’erano alternative politiche reali e percorribili alla scelta compiuta, che potrà essere approfondita e discussa più specificamente in sede di congresso al quale spetta, in ogni caso, la decisione finale. In un sistema bipolare di tipo maggioritario le forze politiche, specie quelle che vogliono mantenere come noi la propria identità ed autonomia, debbono discutere le condizioni per gli accordi, ma una volta prese le decisioni, la lealtà e l’impegno dovranno essere totali verso la coalizione scelta. A livello locale ,comunque, in presenza di situazioni organizzative particolari e consolidate, gli organismi del partito potranno valutare accordi diversi o assumere posizioni autonome rispetto all’alleanza regionale. Naturalmente tali decisioni dovranno essere prese, qualora sia necessario, d’intesa con gli altri organismi di partito. Il presidente Storace nell’insediare il comitato elettorale ha dato atto al Pri che esso rappresenta una novità positiva nello schieramento della Casa delle Libertà e che la sua specificità politica e culturale, la sua lunga tradizione di governo e di amministrazione troveranno spazio adeguato nella schieramento da lui guidato. Ne abbiamo preso atto e saremo vigili nel ricercare le condizioni più favorevoli alla sopravvivenza e alla crescita del partito ed alle possibilità reali per esercitare nell’alleanza un ruolo coerente alla sua tradizione. 6) Nel concludere, mi riprometto di integrare al congresso il quadro politico e programmatico tracciato, anche se ritengo che quanto esposto sia pure in maniera sintetica, offra spazio per un approfondito dibattito. Ma il contributo maggiore dovrà venire dal partito, dai numerosi iscritti che si sono riavvicinati in questi ultimi tempi, dagli amministratori impegnati negli enti locali, da quei repubblicani che hanno affrontato e superato le prove più dure e difficili di questi anni senza abbandonare il Pri, un partito che ancora può essere utile non soltanto al Lazio ma all’intero Paese. In questo spirito cercherò di fare sino in fondo la mia parte. |