Alta qualità della vita nella provincia di Forlì-Cesena, un dato di cui andare fieri Romagna meglio dell'Emilia Intervento di Widmer Valbonesi, segretario regionale P.R.I. I dati pubblicati da "Il Sole 24 Ore" sulla qualità della vita danno la Provincia di Forlì-Cesena al primo posto in Emilia-Romagna e al decimo posto assoluto in Italia. Sappiamo anche che, su questo dato, pesano gli errori del rapporto di Lega Ambiente nella valutazione della dotazione del verde e l'abitudine positiva dei cittadini forlivesi ed emiliano-romagnoli a denunciare gli episodi di microcriminalità, cosa che ha peggiorato la posizione della nostra provincia in questa classifica mentre da altre parti, dove i cittadini vivono rassegnati alla microcriminalità, il dato emerge molto meno. Questo è comunque un risultato di cui si dovrebbe andare tutti fieri. Quando Forlì provincia era al 51° posto in base alle medesime graduatorie, si inveiva contro gli amministratori e la classe dirigente era quella che oggi critica i risultati ottenuti. E' difficile, per persone obbiettive e normali, ritenere che non sia cambiato nulla. Questo è il merito di chi amministra? Anche. Credo comunque di poter affermare che questo risultato è il frutto di uno sforzo complessivo delle istituzioni e del mondo produttivo, sociale e civile. I dati sono quelli che sono, ma acquistano un particolare valore se li si legge alla luce di una scomposizione fra le sei province dell'Emilia e le tre della Romagna, cercando di capire quanto concorre al dato regionale la Romagna e quanto l'Emilia. Il tenore di vita nelle sei rilevazioni riguardanti la ricchezza prodotta, i depositi bancari, il reddito disponibile, il premio Rca, il numero di pensionati ogni mille occupati e la richiesta di mutui prima casa danno un punteggio medio per le province della Romagna di 630,50, e per le province dell'Emilia di 662,50. Il capitolo affari e lavoro comprendente le rilevazioni su le imprese registrate ogni 100 abitanti, le imprese nuove in rapporto alle chiusure, l'ammontare dei protesti, la percentuale di persone in cerca di un lavoro in rapporto alla forza lavorale, domande di regolarizzazione degli stranieri ogni 1000 persone in età lavorativa e i procedimenti civili pendenti ogni mille abitanti danno un risultato medio di 485 per le province della Romagna e di 472 per le province dell'Emilia. Il terzo capitolo riguarda i servizi e l'ambiente e le rilevazioni riguardanti la presenza di infrastrutture, la pagella ecologica di Lega Ambiente, il divario fra le temperature, la percentuale di posti letto in day hospital e quindi le degenze snellite, la migrazione ospedaliera e i morti per tumore sui totali dei decessi danno un risultato medio di 596,66 per le province romagnole e di 547,33 per quelle emiliane. Il quarto capitolo riguarda invece la criminalità, con le rilevazioni sull'allarme rapine (quelle denunciate) ogni 100mila abitanti, furti d'auto, appartamenti svaligiati, scippi e borseggi denunciati, minori denunciati e il trend sul totale dei delitti denunciati. Qui il risultato medio è di 232,66 per le province romagnole e di 266,50 per quelle emiliane. Il quinti capitolo riguarda poi la popolazione con le rilevazioni sulla densità demografica, i nati vivi ogni 1000 abitanti, i morti ogni mille abitanti, arrivi e partenze, il numero di divorzi e separazioni e l'indice di soddisfazione, la percezione del miglioramento della qualità della vita negli ultimi tre anni. Il risultato medio è di 564 per le province della Romagna e di 533,66 per quelle emiliane. Infine il capitolo del tempo libero comprendente il numero di associazioni artistiche culturali e ricreative, gli acquisti di libri,i biglietti per gli spettacoli cinematografici, il numero di palestre e di tesserati Coni, il numero dei ristoranti ogni 100mila abitanti, con un risultato medio di 566 per le province della Romagna e di 517,66 per quelle emiliane. Riepilogando tutte le rilevazioni, il risultato delle province romagnole assomma a 3.074,14 contro un 2.999,42 delle province emiliane, per un risultato complessivo regionale dell'Emilia-Romagna di 3.036,5 che corrisponde al 5° posto nella graduatoria delle regioni dopo Trentino-Alto Adige, Valle D'Aosta, Friuli-Venezia-Giulia e Lombardia. Se considerassimo i dati delle province romagnole e di quelle emiliane, le province romagnole sarebbero al 3° posto dopo Trentino e Valle D'Aosta, mentre quelle emiliane scenderebbero al 6° posto. Se poi guardiamo meglio i numeri, ci accorgiamo che il dato infrastrutturale gioca a favore delle province romagnole, con un dato medio di 490 contro 322,5 delle province emiliane. Non è vero, dunque, che mancano infrastrutture in Romagna: esse sono invece slegate da un progetto sistemico e, essendo il reddito pro capite favorevole alle province emiliane, i cittadini dell'Emilia contribuiscono a finanziare parte delle infrastrutture pubbliche presenti in Romagna e non in Emilia. Altro dato significativo è quello delle imprese per abitante, una ogni 8 abitanti in Romagna e una ogni 8,7 abitanti in Emilia. Un altro elemento di grande significato è poi il dato dei protesti: a Forlì ci sono importi medi di protesti per abitante in euro per 22,94; in Romagna il dato medio è di 53,46 euro contro i 77,50 dell'Emilia. Ciò significa che la nostra economia, pur essendo una realtà di piccole e medie aziende, ha una sua solidità economica e finanziaria. Invece molto preoccupante è il dato della microcriminalità, anche se è sicuramente inficiato dall'abitudine dei cittadini romagnoli a denunciare ogni tipo di crimine. E' comunque evidente che il problema sicurezza è uno degli aspetti maggiormente da seguire nei prossimi mesi. Così come occorrerà monitorare meglio il dato della mortalità da tumori, e capire quali siano le origini mettendo sotto controllo tutte le potenziali fonti e cause. In definitiva ciò che emerge dai dati è che la Romagna, anche se non regione autonoma, ha comunque un trend di sviluppo e una qualità della vita di primissimo piano a livello nazionale, e sicuramente competitivo col resto della regione. Davanti alle tre province romagnole sono infatti solo due regioni a statuto speciale come il Trentino e la Valle D'Aosta. Se i localismi fossero superabili si potrebbe, senza il peso di ulteriori momenti burocratici istituzionali, sviluppare un ulteriore salto qualitativo. Occorre un modello di integrazione e di sviluppo della Romagna che, partendo dai punti di forza dello sviluppo agricolo e turistico, trovi un momento di ulteriore qualificazione con progetti infrastrutturali, logistici, culturali ed ambientali, capaci di promuovere sviluppo continuativo. Progettare distretti culturali integrati e messi in rete con il turismo e la salvaguardia dell'ambiente diventa il disegno strategico obbligato per qualificare settori produttivi, centri storici, e offerta culturale e turistica, progettare l'integrazione infrastrutturale della Romagna come parte di un progetto di Corridoio Adriatico necessario per raggiungere i mercati strategici dei Balcani nella nuova Europa dei 25 e parte di una piattaforma logistica emiliano romagnola di collegamento nord-sud strategica per l'intero paese. Bisogna che tutti, forze politiche, istituzioni, mondo economico, creditizio e sociale avvertano la portata della sfida globale che coinvolge in primis i nostri territori, facendo uno sforzo per uscire dalla mediocrità dei localismi, dei risentimenti, dei particolarismi e pensare in grande, unificando risorse e scegliendo le priorità come del resto la politica dovrebbe sempre fare quando non sia rappresentazione di piccoli interessi di potere o di sottopotere. "La Voce di Romagna" sabato 11 gennaio 2003 |