Non ci sarà la crisi di governo di Davide Giacalone Non ci sarà la crisi di governo. Il trambusto, all’interno della maggioranza di governo, è, però, istruttivo. Destinato a dar frutti in futuro. La prima cosa da osservare è che, a dispetto di tanto declamato avvento del maggioritario, la compagine governativa si comporta come una coalizione proporzionale: ciascuna componente politica mantiene la propria identità; riconosce i propri ministri; chiede di pesare in ragione dei voti che raccoglie; utilizza le amministrative come termometro; sfrutta l’essere determinante per la coalizione. Di più: ciascuno sta pensando alle elezioni europee dell’anno prossimo, che dovrebbero avere scarso rilievo sulle vicende interne, ma, di fatto, svolgendosi con il sistema proporzionale, saranno l’occasione per valutare il peso di ciascuno, e l’andamento del consenso. Vedo che molti commentatori storcono il naso per il ritorno di un vocabolario che ricorda il passato: verifiche; consigli di gabinetto; delegazioni, e così via. Di quel passato ho memoria meno turbata, ma, comunque, quel che ne ritorna è la parte peggiore, più fastidiosa, ed è chiaro il perché: quella che viviamo è ancora la lunga agonia della Repubblica nata nel dopoguerra. Nessuna riforma istituzionale ha tenuto a battesimo una Repubblica successiva, e la conferma è sotto gli occhi di tutti. Il presidente del Consiglio, dunque, guida una coalizione, e non è diventato un premier; gli elettori votano dei partiti, e non eleggono direttamente il capo del governo, dotandolo di una maggioranza; il venir meno della quale non porta automaticamente ad elezioni anticipate. E’ chiaro quel che significa? Detto questo, la crisi non ci sarà. I nervosismi di qualche galletto verranno affogati nell’afa estiva, il semestre di presidenza UE funzionerà da congelatore, tutto è rinviato alla preparazione della legge finanziaria ed al debutto del prossimo anno. A quel punto, però, i guai cominceranno a lievitare. La maggioranza non sembra capace di alcuna spinta riformatrice, nessuna delle grandi questioni in cantiere (dalla pensioni alla giustizia, dal fisco al mercato del lavoro) vedrà modifiche significative del quadro legislativo. Come se non bastasse si apre la stagione dell’eterna campagna elettorale: europee, regionali, politiche. Le prime due nel 2004 e 2005, le ultime quando sarà possibile. Si arriverà alla scadenza naturale, nel 2006? Evviva, ma non sarà una gran conquista arrivarci con la lingua di fuori. Roma, 24 giugno 2003 |