Area dell'euro: una zona oltre il territorio istituzionale europeo/La forza della valuta unica in un contesto di crescente liberalizzazione e integrazione

Francia e Olanda non spezzeranno il cammino

Ho seguito con attenzione i vari commenti e le molteplici analisi sull'esito del referendum francese e l'articolo di oggi martedì 31 luglio sul "Il Sole 24Ore" dal titolo "UE più debole, nel lungo potrebbe saltare" mi ha fatto riflettere.

Vari economisti, secondo l'autore dell'articolo, sono concordi nel ritenere che la sopravvivenza dell'euro potrebbe essere vittima del clima politico che si è creato in Europa e che l'Euro potrebbe essere soffocato dalla delusione e dalla insofferenza che si stanno sempre più espandendo in Europa.

Gli analisti dunque sono usciti allo scoperto e i loro commenti, a mio avviso, sono frutto forse più di una reazione emotiva che di studi approfonditi ed analitici.

Vorrei ricordare brevemente che a fianco dell'Unione Monetaria Europea vi è un altro "mondo parallelo", spesso poco conosciuto e quasi mai citato con attenzione: si tratta dell' "Euro time zone".

La "zona del fuso orario dell'euro" (convenzionalmente Euro time zone o ETZ) designa tutti quei Paesi limitrofi o comunque racchiusi negli stessi meridiani della cosiddetta "area dell'euro" comprendenti i cosiddetti paesi emergenti, in sviluppo o in transizione (Balcani, Comunità di Stati Indipendenti (ex Urss) europea, Medioriente, Africa del Nord e subsahariana) che hanno in comune l'euro come principale valuta di riferimento, sia per il mercato reale (scambi commerciali) che per il mercato finanziario (credito internazionale)

Il loro peso oggi non è grande, ma sono comunque realtà in crescita, con notevoli riserve di materie prime, energia e prodotti agricoli.

L'area Euro pertanto non si può considerare come un'area valutaria ristretta al solo territorio istituzionale dell'Europa ma deve essere valutata in termini molto più globali: la moneta europea svolge un ruolo significativo sui mercati finanziari e nei Paesi terzi esterni ai Paesi dell'Unione ed è di fatto utilizzato come valuta di riferimento per varie attività finanziarie.

Per i Paesi sopra citati l'Euro è la valuta internazionale dominante e l'anno scorso la Banca Centrale Europea ha inaugurato una stagione dedicata alla "diplomazia monetaria" incontrando i referenti e i responsabili dell'autorità monetarie del Nord Africa, creando di fatto le basi di un progetto di allargamento di un'unione monetaria senza precedenti nella storia.

La creazione della zona di libero scambio euro-mediterranea, definita nel corso del cosiddetto "processo di Barcellona" (con dodici paesi esterni all'UE che si affacciano al Mar Mediterraneo), ha stabilito un accordo in termini economici e finanziari basato sull'uso dell'euro come valuta di riferimento: il processo dovrebbe essere completato entro il 2010, ma l'eterogeneità dei Paesi coinvolti potrebbe rallentare significativamente il processo di allargamento, senza comunque mettere in discussione la bontà del progetto stesso.

La Banca Centrale Europea, è bene ricordarlo, non persegue l'internazionalizzazione dell'euro (o all'eurizzazione) come un obiettivo a se stante ma, come per qualsiasi altra valuta, è il ruolo internazionale assunto dall'euro stesso in un contesto di crescente liberalizzazione e integrazione internazionale del mercato ad orientare in tal senso l'interesse della Banca Centrale Europea.

Un break-up della moneta unica non è più possibile e lo stop francese come quello olandese alla Carta Europea non potrà interrompere il grande cammino dell'Euro.

Fulvio Giulio Visigalli responsabile Area Economia - FGR