"Piccolo è grande. Seimila punti sul territorio": conferenza dei piccoli comuni/Presentata una ricerca sulle tendenze che influenzeranno la qualità della vita nei prossimi anni

Quali scelte accompagneranno le varie iniziative

Il sistema degli enti locali è costantemente in movimento: a Maiori, sulla costiera amalfitana, dal nove all'undici giugno si è svolta la V° Conferenza nazionale dei Piccoli Comuni, una manifestazione promossa dall'Anci con lo slogan "Piccolo è grande. Seimila punti di forza sul territorio". Quattro seminari tematici ne hanno costituito l'ossatura organizzativa: il primo sui vincoli in materia di assunzioni e personale previsti nella Finanziaria 2005; il secondo sui Centri Servizi Territoriali; un altro sulla finanza locale per lo sviluppo e il governo del territorio e l'ultimo sulle esternalizzazioni nei grandi e piccoli comuni. Un nutrito calendario che ha consentito un approfondimento politico-istituzionale su temi determinanti per lo sviluppo del nostro Paese.

Nel quadro complessivo dell'iniziativa un particolare rilievo hanno avuto le Unioni dei Comuni, dei quali si è svolta la prima Conferenza nazionale contrassegnata da un titolo specifico " Più uniti, più autonomi, più forti. La sfida dell'associazionismo"

In base all'articolo 32 del decreto legislativo 18 agosto 2000 n.267 "le unioni di comuni sono enti locali costituiti da due o più comuni di norma contermini, allo scopo di esercitare congiuntamente una pluralità di funzioni di loro competenza" Alle unioni si applicano, in quanto compatibili, i principi previsti per l'ordinamento dei comuni, e successivamente, il quadro legislativo è stato ampliato dalle leggi regionali e da quella statale del 5 giugno 2003. L'esame di uno statuto in vigore evidenzia che l'unione è sede di confronto politico-istituzionale sui temi programmatici e di valenza sovracomunale; che la stessa promuove l'integrazione amministrativa fra i comuni che l'hanno costituita, realizzandone la progressiva unificazione di funzioni e servizi comunali assieme all'armonizzazione delle attività normative. Tra gli obiettivi programmatici è particolarmente sottolineata la promozione dello sviluppo socio-economico e del territorio, favorendo la partecipazione di soggetti pubblici e privati. La costituzione di unioni consente, infine, di esercitare un controllo più efficace sulle società ed enti che gestiscono servizi per conto delle stesse.

Le Unioni sono ormai 250, diffuse su tutto il territorio nazionale in rappresentanza di 1.200 comuni e questa crescita è conseguente alla legge n.265 del 21 agosto 1999 che ha eliminato il vincolo delle fusioni e ha istituito il principio della volontarietà.

Per gli amministratori, riuniti nella consulta dell'Anci, le Unioni costituiscono "una parte rilevante del sistema delle autonomie locali e uno strumento per riappropriarsi del governo del territorio". Gli obiettivi delle Unioni sono state puntualizzate in un "Manifesto" che , approvato nel corso della Conferenza, sottolinea "la necessità del rafforzamento del profilo e del ruolo delle Unioni nel quadro della revisione del Testo Unico degli enti locali assieme alla possibilità di costituzione su tutto il territorio nazionale".Altre richieste, rivolte alle Regioni, riguardano la disponibilità di maggiori risorse, in aggiunta a quelle dello Stato, e la costituzione di uno specifico fondo.

Il pezzo forte dell'iniziativa è stata la presentazione della ricerca sul "Futuro dei piccoli comuni" commissionata dall'Anci e realizzata dalla "S3 Studium", riguardante le tendenze che nei prossimi anni influenzeranno la vita e le scelte di 5.800 comuni e degli oltre 11 milioni di abitanti. Lo scenario di riferimento dell'indagine è relativo al quinquennio 2005/2010 e dai risultati della ricerca si evince che le conseguenze dei fenomeni economici, sia nazionali che internazionali, peseranno in maniera più diretta sui piccoli comuni rispetto quelli medio grandi e le nuove difficoltà determineranno nuovi tagli di spesa pubblica. Una netta inversione si avrà nelle tendenze demografiche per cui i piccoli comuni, collocati in prossimità delle grandi città, diventeranno il punto di approdo di un esodo sempre più crescente. Gli spostamenti saranno determinati soprattutto da motivazioni di natura economica, dall'alto tasso di inquinamento urbano, dalla ricerca di condizioni di vita più consone alle famiglie e dalla prospettiva di stili di vita e valori più vicini all'ambiente naturale. Un "pendolarismo" benefico che porterà -secondo la ricerca- ad una maggiore attenzione delle politiche nazionali per i problemi dei centri più piccoli. Questi, nei prossimi anni, diventeranno comunità complesse e multietniche, anche a seguito della presenza crescente di forze lavorative provenenti da paesi extra comunitari che troveranno vantaggioso, per ragioni economiche, radicarsi fuori dalle grandi aree urbane. L'indagine si conclude con la previsione che dal 2005 al 2010 ci sarà una situazione in crescita per quanto riguarda la qualità della vita con riferimento alla salute , al benessere, all'ambiente, alla sicurezza, all'uso del tempo, delle relazioni sociali, dei consumi e del reddito. Naturalmente i piccoli comuni saranno i maggiori beneficiari di questa positiva svolta.

Il quadro che scaturisce dall'iniziativa, a parte la previsione di tagli crescenti che rientra in una logica ripetitiva, è realistico in quanto coglie alcuni mutamenti che stanno interessando i grandi centri urbani. Si tratta di verificare sino a che punto le forze politiche che guidano i piccoli comuni saranno capaci di adeguare i loro programmi ( piani regolatori, costituzioni di unioni, casa, trasporti, etc ) e le stesse alleanze alle nuove prospettive.

In passato,e non solo nei piccoli comuni, anche nel nostro partito, ha finito per avere rilevanza principalmente il tema della scelta dello schieramento politico.

Per il futuro occorrerà valutare con un metro diverso.

Pino Vita responsabile nazionale Pri Enti locali