Consiglio Nazionale 9/10 luglio

La replica del segretario nazionale Francesco Nucara

di Francesco Nucara

Riproduciamo la sintesi della replica del segretario del Pri Francesco Nucara al Consiglio Nazionale del partito. Roma, 9 - 10 luglio 2004.

Prima di iniziare la replica, voglio ringraziare il prof. Trezza, il prof. Gallo, il sen. Del Pennino e Riccardo Bruno, perché sono loro che in questi giorni hanno collaborato alla costruzione del programma economico di rilancio per la fine della legislatura e della parte che riguarda le riforme istituzionali.

Naturalmente un particolare ringraziamento va a Bruno Trezza, che non è al momento dirigente del partito e mi auguro lo diventi al più presto.

Il dibattito che si è svolto in questi due giorni lo considero estremamente positivo, anche se molto confuso. Ognuno ha detto quello che pensava di dire, indipendentemente dai problemi che sono stati posti nella relazione.

Facciamo ancora i Consigli nazionali per stabilire se bisogna uscire dal centrosinistra, se bisogna stare nel centrodestra ad oltranza. Ma io ho posto problemi diversi. E non considero, come ho detto nella relazione, il risultato dello 0,7% negativo: lo considero soddisfacente.

L'ho detto ieri: se noi avessimo ottenuto il parlamentare europeo, probabilmente avremmo festeggiato, indipendentemente dalla percentuale, perché tutti abbiamo creduto che con lo 0,7% si poteva prendere il deputato europeo. Naturalmente quando si entra nel gioco dei resti diventa tutto più aleatorio.

Abbiamo avuto una scissione, e si è visto nel collegio centrale quanto è pesata quella scissione. Abbiamo avuto amici non particolarmente impegnati. Spesso gli amici non ascoltano, perché tanta è l'acredine che hanno nei confronti di chi parla, che non riescono a sentire i discorsi che non gradiscono.

La Malfa ha ringraziato i rappresentanti di Riscossa repubblicana che sono entrati nelle liste. E' chiaro questo? Io l'ho fatto, oltre che all'apertura, nella mia relazione di ieri, scrivendo a tutti i 40 candidati repubblicani che hanno dato un contributo a questo risultato elettorale.

La Malfa non ce l'aveva con i candidati, e quindi non ce l'aveva nemmeno con la candidata del Lazio, Jole Graniti. Semmai la sua critica era rivolta agli amici di Riscossa repubblicana che non hanno aiutato i loro candidati. Io stesso devo dare atto che nella costruzione della lista gli amici di Riscossa hanno dato il loro contributo.

Diverso è dire come mai Jole Graniti ha preso così pochi voti. Non è un problema di Jole Graniti, è un problema, semmai, del perché abbia preso pochi voti. Quindi le cose che ha detto La Malfa non sono offensive per nessuno, sono innanzitutto il riconoscimento di un merito che hanno avuto gli amici di Riscossa repubblicana che si sono candidati.

E ci sono a Massa, a Carrara, a Ravenna, a Forlì, a Cesena, nel Lazio. Quindi non c'è nessun astio. Spesso non si capisce perché non si ascolta. Sta parlando il presidente del partito. Un minimo di garbo istituzionale nei confronti del presidente del partito non guasterebbe, perché il presidente del partito oggi è Giorgio La Malfa, domani potrebbe essere un altro e merita il rispetto di tutti i repubblicani.

In questa campagna elettorale abbiamo avuto il problema di Sgarbi. Contrariamente a quanto ho sentito, ritengo che con Sgarbi abbiamo perso voti.

In che senso? Sgarbi ha portato dei voti. Ma i voti che ha portato possono essere compensati da quelli che non abbiamo avuto da un certo tipo di elettorato "benpensante" che abbiamo perso, e non sappiamo se riprenderemo.

E prima di andare avanti vorrei parlare del problema della sentenza che turba l'amico Mazzotti.

Turba, giustamente (a parte che la sentenza non produce alcun effetto perché è solo "dichiarativa"). Però non c'è alcun problema. C'è casomai un problema morale, ovviamente. Allora vorrei capire: come mai, pur essendo io citato ripetutamente nella sentenza (all'epoca ero segretario organizzativo), il magistrato non ha mai pensato di chiamarmi come persona informata dei fatti?

Perché Cecchini, che era nella Commissione Statuto, è andato a testimoniare che io, segretario organizzativo, non gli avevo dato i tabulati del tesseramento? Se mi avesse chiamato il magistrato, io gli avrei detto di averli dati a Ermelli Cupelli, è chiaro?

Se mi avesse chiamato il magistrato gli avrei spiegato che la Consociazione di Cesena, le tessere le ha pagate il 29 dicembre 2000 e non il 13 gennaio 2001 come risulta dagli atti, perché la Consociazione di Cesena ha eseguito il pagamento il 29 dicembre con bollettino postale. Naturalmente il partito avrà ricevuto l'importo il 10 gennaio, il 12 gennaio, e quindi la ricevuta porta la data del 13 gennaio, cioè la data di quando il partito ha incassato.

Il magistrato scrive nella sentenza che le sezioni hanno aumentato gli iscritti senza il parere necessario delle consociazioni provinciali. Il nostro Statuto consente alle sezioni di variare il numero degli iscritti senza alcuna autorizzazione delle segreterie provinciali.

Si vuole inoltre prendere a pretesto una dichiarazione di Di Segni che era a favore di quelli che non hanno potuto votare al Congresso di Bari. Di Segni è andato alla presidenza del Congresso per dire che se non votavano tutti ci sarebbero stati cambiamenti rilevanti nel conteggio congressuale. Ma serviva per quelli che non potevano votare, per coloro che avevano pagato le tessere dopo il 31 dicembre, non serviva certamente a quelli della maggioranza.

E d'altra parte voi tutti sapete, e Santolini lo sa meglio degli altri, perché faceva parte della Commissione Verifica Poteri, che c'era la disponibilità della maggioranza a far votare tutti, anche coloro che completavano la formalizzazione nel corso del Congresso.

Evidentemente il magistrato non si è letto le carte. Non penso mai alla malafede di alcuno, ma un minimo di ragionamento lo faccio. Se ha aspettato due anni, tre anni, per fare una sentenza, perché l'ha fatta nel mezzo della campagna elettorale?

Rispondo anche al problema della lista Sgarbi. I problemi non esistono. Il problema formale dell'atto notarile per quanto mi riguarda non esiste. Bisogna leggersi bene le carte e si vedrà che è tutto a posto.

Gli amici, per farmi un complimento, mi dicono: in Calabria siete andati bene, molto bene. Non sono il segretario della Calabria, il segretario della Calabria è Vincenzo Mazzei e il successo va accreditato ai dirigenti della Calabria. Questa mattina è intervenuto Cesareo, che è stato il più votato nella lista Pri-Liberal Sgarbi. Si capisce che i dirigenti calabresi non tutelano posizioni personali. Noi sapevamo, quando ci è stata proposta questa candidatura, di rischiare, sapevamo che elettoralmente era uno forte, ma non ci siamo preoccupati di difendere noi stessi. Ci siamo preoccupati di far avere un successo al partito.

Io credo che le premesse ci siano. Ieri Valbonesi ha detto del successo tutto relativo di Michele La Placa, professore di microbiologia dell'università di Bologna, che ha ottenuto oltre 3000 voti e ha preso 500 voti come presidente indicato. Cioè hanno votato il presidente senza votare i candidati. E li c'è tutto un percorso da costruire.

Anche in Lombardia, cominciamo a presentare liste in tutte le province. Può darsi che il successo non venga subito, ma verrà se noi insistiamo, se noi ci organizziamo. Certo, ci sono condizioni difficili, come ci sono nel Lazio, come ci sono nelle Marche. E' ovvio che qui le condizioni fossero più difficili ma, proprio perché sono più difficili, probabilmente dobbiamo impegnarci maggiormente.

Dobbiamo far valere la presenza di personaggi, professori universitari, intellettuali che si avvicinano al Partito Repubblicano. Essi forse intravedono la speranza di non doversi per forza schierare nei due poli.

Il convegno che c'è stato sul rapporto fra Costituzione e Giustizia, organizzato dalla Fondazione Spadolini, è stato molto interessante. C'è l'intervento del prof. Patrono sul conflitto tra la classe politica e la giustizia che mi è parso molto interessante e su cui dobbiamo ritornare.

L'amico Currò afferma che la situazione è difficile nella CdL, perché siamo un partito rompiscatole. L'amico Currò giustamente dice: non solo non siamo presenti nelle giunte ma in qualche caso (vedi Trapani) dove ci siamo, ci mandano via. Questa cosa vale per tutti, amico Currò.

Alla provincia di Reggio Calabria abbiamo preso il 4,5% due anni fa e in giunta non ci siamo. Abbiamo preso il 4,5% e in giunta non ci siamo!

Alla regione lo abbiamo fatto vincere, il centrodestra. Non solo non siamo in giunta, ma non ci siamo da nessuna parte. Però, per ottenere i voti, certo possono servire gli assessorati, ma bisogna fare attività politica, perché se bastassero solo gli assessorati, gli amici romagnoli prenderebbero più voti. Invece bisogna fare attività politica, bisogna portare i giovani nel partito. Ciò è difficile. E' più facile fare una cortesia ad un amico con un intervento in una giunta, in un governo, in un sottosegretariato, che non perdere giornate e giornate per creare un nucleo di giovani da portare al partito.

Qualcuno parla di appiattimento su Berlusconi. Abbiamo spiegato a Berlusconi e poi scritto anche sulla "Voce" che è difficile a livello locale continuare a colloquiare con Forza Italia, perché la classe dirigente di Forza Italia è inadeguata. Voi avete letto sulla "Voce Repubblicana" che c'è l'ipotesi delle "geometrie variabili". Se non si porrà riparo, quella sarà la via.

Gli amici mi pongono ancora una volta il problema dell'autonomia, una parola che significa tutto e non significa nulla. Nessuno è autonomo da un altro, nessuno né nella vita privata, né nella vita pubblica: nessuno è autonomo in senso assoluto. Tutti siamo in relazione con qualcun altro.

L'autonomia come concetto non esiste, però mi rendo conto che alcune zone, dove c'è un'antica tradizione, si trovano ingessate. Forse è pure il caso di sparigliare, quando ti trovi stretto all'angolo.

Sono comprensivo, le capisco le cose, non è che stare nel centrodestra è stata la scelta della nostra vita: stare nel centrodestra ha voluto dire, per chi ha condiviso questa scelta, poter vivere, far vivere il partito.

Abbiamo detto sempre che l'accordo con Berlusconi è un accordo di legislatura. Si prosegue se ci sono le condizioni, non si prosegue se non ci sono queste condizioni. Io vorrei chiedere agli amici romagnoli che vengono qua e ci dicono che sulla politica estera sono d'accordo, come pensano che possiamo andare a sinistra, noi?

La politica estera è la politica fondamentale di un governo. Non è la politica delle infrastrutture la politica fondamentale, è la politica estera la politica fondamentale. Come pensate che il partito repubblicano possa stare con il centrosinistra? Vogliamo andare con Agnoletto? Perché andare con Bertinotti già sarebbe un successo. Il problema è andare con Agnoletto, con Casarini. Ah, ma La Malfa si rivolta nella tomba, pensate se ci vedesse con Casarini o con Agnoletto, ci prenderebbe a schiaffi, non solo si rivolterebbe nella tomba.

Allora dobbiamo cercare di convivere, amici repubblicani di Riscossa, e di ragionare. Sapete perché penso che non nessuno di noi ragiona? Perché quando sono seduto alla presidenza osservo che se parla uno di Riscossa sento un applauso. E sono quelli di Riscossa. Se parla uno della maggioranza applaudono solo gli amici della maggioranza. Possibile che non c'è uno che possa dire una cosa che sia condivisa da tutti? Allora questo vi lascia capire come c'è del pregiudizio anche al nostro interno e il pregiudizio non fa parte della cultura repubblicana, della cultura laica soprattutto.

Credo che possiamo continuare a fare la battaglia. Certo, lo so benissimo che vengo considerato dagli amici repubblicani più come un buon segretario organizzativo che non come un segretario politico. La mia attività di lavoro inizia sui cantieri. A 18 anni costruivo case, e da lì ho cominciato ad imparare che prima si fanno le fondamenta, poi si fanno i muri, poi si fanno le tamponature, poi si comincia ad intonacare e i fregi si fanno all'ultimo.

Abbiamo bisogno di far vedere al mondo politico italiano che esistiamo: se riusciremo a fare questo, altri seguiranno, per continuare la nostra modesta opera con grande impegno e – questo è il mio augurio - anche con grande successo.