L'intervento di Giovanni Postorino al Consiglio Nazionale del 9/10 luglio Dopo la replica del segretario nazionale e la relazione del portavoce
della minoranza, Sergio Savoldi, iniziamo con il rappresentante della
Fgr la pubblicazione degli interventi al Consiglio Nazionale del 9/10
luglio. Cari amici, il nostro partito sta vivendo una crisi tra le più gravi della sua centenaria storia. La tornata elettorale appena trascorsa è stato un duro colpo: per soli tremila voti non si è riusciti ad eleggere il candidato al Parlamento europeo. Errori ne sono stati fatti tanti, tantissimi, come lo stesso Segretario e come ognuno di noi ammette. Sarebbe facile addossare oggi la responsabilità di questo risultato, francamente deludente, a questo o a quel comportamento, a certe scelte o a certi candidati. È facilissimo puntare il dito contro la dirigenza ma del resto è facile farlo contro chiunque di noi non abbia affrontato le elezioni con passione e senso di responsabilità. Ora io mi chiedo e vi chiedo se è opportuno andare avanti con le attuali sterili diatribe sulla collocazione del partito, se nel centro destra, nel centro sinistra o in una posizione equidistante dai poli. Queste, invece di essere discussioni razionali e politiche, ad un occhio esterno, appaiono dettate da antichi rancori e da mai del tutto sopite arroganze e presunzioni. Insomma, vogliamo continuare su questa strada? Vogliamo continuare una caccia alle streghe addossandoci l'un l'altro delle responsabilità con un atteggiamento distruttivo che ha come inevitabile conseguenza la scomparsa del PRI? Spero sinceramente di no. Ed in questo quadro, a mio avviso, vanno respinte le dimissioni avanzate dal Segretario Nucara, il cui positivo operato si è evidenziato in una efficace azione tesa alla ricostruzione del partito, al rilancio della testata storica del PRI (La Voce Repubblicana), all'incremento, seppur vano, dei consensi che si è avuto su tutto il territorio nazionale ed in particolare nella forte affermazione del Meridione. Senza lasciarsi troppo influenzare dai veleni post elettorali, tale azione deve proseguire, consapevoli che purtroppo i fasti politici del passato non tornano così facilmente. Rimane ora da chiedersi: come uscire da questa difficile empasse? Possiamo riflettere su un dato: nel panorama politico italiano si sente il bisogno di una azione che punti ad ammodernare il Paese attraverso riforme di ordine sociale, economico ed istituzionale. Se è così si deve intercettare, a mio avviso, questa domanda politica attraverso un'azione programmatica efficace e moderna e perseguendo, allo stesso tempo, un progetto politico nuovo. Il PRI ha oggi bisogno di riacquistare un ruolo politico attivo nella vita istituzionale. Questo obiettivo può essere perseguito con efficacia solo in forza delle nostre idee, in forza delle nostre proposte, in forza dei nostri programmi: insomma, non solamente in virtù della nostra storia e di ciò che siamo stati ma di ciò che siamo oggi, di ciò che vogliamo per il benessere dei cittadini e per il nostro Paese nell'era delle guerre globali al terrorismo, della globalizzazione e della progressiva perdita di sovranità degli Stati, delle nuove forme di inquinamento, delle nuove tecnologie di comunicazione, e di quella televisione che è principale strumento di informazione e persuasione, nonché di formazione della pubblica opinione. Possiamo svecchiarci se saremo in grado di fornire risposte concrete ed adeguate alla nuova realtà che ci circonda, dobbiamo esistere perché riteniamo fermamente che abbiamo ancora qualcosa da dire e qualcosa da dare al nostro Paese, con concretezza e lungimiranza e senza abbandonarsi solamente a scelte dettate da contingenti strategie elettorali. Solo così ci riapproprieremo veramente di una qualità peculiare per un partito che è "Il partito della ragione": quella di riuscire ad intercettare ed interpretare coerentemente i bisogni della gente senza, per questo, abbandonarsi a cadute demagogiche o irrealistiche promesse, A questo si aggiunge un altro aspetto che il partito deve contestualmente curare: quello della comunicazione politica, che se è un problema per tutti i partiti e gli uomini politici, a mio avviso, assume connotati molto gravi per PRI. È onesto ammettere, infatti, che nel nostro partito manca una qualsiasi programmazione relativa alla comunicazione politica che sia adeguata alle nuove realtà tecnologiche, da una parte, ed al nuovo scenario mediatico in cui la politica si trova ad operare, dall'altra. Si tratta di un problema di comprensibilità del messaggio che vogliamo trasmettere, che invece di risultare agli elettori semplice e chiaro, appare invece vecchio, stantio e molte volte oscuro: le idee e i programmi non perdono di valore se vengono rese accessibili, ma ne acquisiscono. Oggi, serve quindi una vera e propria azione di marketing politico, una campagna di promozione dell'immagine del partito, dei suoi ideali e dei sui obiettivi. Ma oltre a queste considerazioni generali e di carattere programmatico vanno svolte altre considerazioni. Ritengo che oggi sia necessaria, per il bene stesso del nostro Paese, una forza liberal-democratica e riformatrice che laicamente sia in grado di affrontare e sciogliere i nodi della società italiana, stimolando un concreto ammodernamento sociale, culturale e politico del Paese, fornendo una risposta a tanti problemi irrisolti: dalle questioni istituzionali, ai nodi del sistema giudiziario, dalla ricerca scientifica alla vita negli atenei e alle dure condizioni degli studenti, dalla politica internazionale alla politica economica, dalla bioetica all'inquinamento, dall'emergenza energetica all'e-government. Proprio per questo credo che un obiettivo fondamentale, ed in tutto perseguibile dal PRI, sia quello di creare una federazione con le altre forze liberal-democratiche e social-democratiche, a partire dal Nuovo PSI e dai radicali. Certo, un'alleanza di questo tipo difficilmente può essere stretta alla vigilia di consultazioni elettorali, senza correre il rischio di perdere di vista la vera anima di una forza riformatrice, cioè le proposte politiche ed il programma. È stato proprio questo l'errore compiuto siglando l'accordo con Sgarbi. E con questo rispondo a quegli amici intervenuti prima di me, che hanno chiesto il perché non si prosegua con Sgarbi se si prospetta un'alleanza con i Liberali, i Socialisti e i Radicali. Vedete, cari amici, il dialogo con queste forze politiche è un dialogo che si deve costruire intorno ad una piattaforma programmatica condivisa e che va discussa al più presto. L'obiettivo è un'intesa tra forze politiche omogenee, frutto dell'incontro e del confronto tra partiti che nell'attuale panorama politico superano le proprie pregiudiziali paralizzanti ed obsolete. Non sarà quindi il frutto di contingenze elettorali o di accordi stretti con singole personalità, come era appunto l'alleanza che ci ha visto legati al movimento di Sgarbi. Cari amici, essere giovani aiuta molto e consente di immaginare il partito fra vent'anni, fra trent'anni. E ciò porta ad adoperarsi fin da adesso, con passione e dedizione, affinché il partito possa essere forte e vivo come ne sono sicuro ce lo auguriamo tutti. Proprio per questo è di fondamentale importanza per il PRI il rilancio del settore giovanile, la cui pressoché totale mancata organizzazione ha impedito di fornire un supporto utile e concreto nell'ultima campagna elettorale. Concludendo, occorre pensare il partito con quella dose di lungimiranza così utile in politica ma spesso così trascurata. In questo modo non ci faremo schiacciare o fagocitare e potremo ricoprire una posizione attiva e indiscussa nella vita delle istituzioni e nelle future alleanze politiche. Giovanni Postorino |