Intervista a Francesco Nucara/I valori dell'Edera e le sfide di un mondo in evoluzione Mantenere le coordinate della nostra linea politica Il giornale di informazione on line "Diario 21" pubblica la seguente intervista al segretario del Pri Francesco Nucara. Gli attentati terroristici di Londra hanno creato allarme in Italia e in tutta Europa: secondo lei cosa va fatto per sconfiggere il terrorismo internazionale? Parliamo di un fenomeno molto complesso che si è manifestato in forme diverse a New York, a Madrid, a Londra, a Sharm el Sheikh. Tutti episodi dolorosissimi, ma con una riduzione di spettacolarità. Evidentemente i controlli e le misure prese hanno diminuito i rischi su alcuni obiettivi, gli aerei ad esempio, ma la potenza del terrorismo è che può diversificare e far saltare i treni, i vagoni della metropolitana, gli alberghi. Il rafforzamento dell'intelligence è fondamentale, come è fondamentale un dialogo aperto con la comunità musulmana. Non so se esiste un Islam più o meno moderato, ma vedo che il terrorismo colpisce anche gli islamici, tutti quelli che convivono pacificamente con l'occidente, per lo meno, o quelli che vogliono conviverci, vedi gli iracheni. E mi faccio una domanda: senza un conflitto aperto in Iraq, sarebbe stato più facile colpire per i terroristi l'America o l'Inghilterra? Credo che la guerra in casa loro l'abbia allontanata dalle nostre case. Se ne sono accorti e si riorganizzano. Data la vastità dei luoghi da difendere subiremo altri colpi. Ma per vincere il terrorismo, bisogna non cedere al ricatto. Oggi vogliono che andiamo via dall'Iraq, domani dall'Afghanistan, dopodomani che lasciamo sola Israele. Se le coordinate della nostra politica internazionale restano salde, se non ci spaventiamo, sconfiggeremo il terrorismo, altrimenti la vittoria sarà sua. La storia repubblicana italiana oggi è divisa. E' possibile ipotizzare, nel futuro, una ricomposizione dell'unità repubblicana? Noi abbiamo mantenuto un partito unito, lo stesso che ci hanno consegnato i padri storici del repubblicanesimo. E' un valore che alcuni amici non hanno ritenuto di condividere e se ne sono andati. Capisco che molte scelte che abbiamo preso siano state difficili, ma mi sono sempre stupito che potessero portare all'abbandono del Pri, la casa della tradizione risorgimentale, del patriottismo, della laicità dello Stato. La mia preoccupazione è che questa casa resti aperta e chi se ne è andato possa tornare. Accadde per Pacciardi. Può accadere per altri. Cosa pensa dell'idea di Berlusconi di dar vita al partito unitario? Credo che Berlusconi voglia far fare un salto di qualità alla coalizione, rafforzarne la coesione. Il difetto di questo progetto è che le tradizioni europee non sono solo moderate e socialiste. Sono anche liberali. Un appassionato azionista come Mario Vinciguerra ci ha insegnato negli anni '50 che il repubblicanesimo e la democrazia erano elementi propri della tradizione liberale, non moderati. Io credo che questi vadano rappresentati nella loro autonomia. Del resto mi pare che Berlusconi da un partito unitario sul modello dei repubblicani statunitensi, sia più propenso ad una unificazione delle forze che si richiamano o si potrebbero richiamare nel Ppe. Non noi, quindi, che a Bruxelles siamo una forza fondante dell'Eldr e intendiamo restare tali. Lei condivide lo strumento delle primarie come metodo di scelta del futuro leader della coalizione di centrodestra? Se si facesse un partito unico, questo strumento delle primarie avrebbe un senso. Ma se c'è una coalizione di forze è giusto che, salvo un accordo di tipo diverso, il premier sia il leader del partito più grande. Le primarie del centrosinistra sono necessitate dalla debolezza di Prodi. Se i Ds indicassero un loro candidato, Prodi difficilmente potrebbe vincerle. Per questo mi sembrano sostanzialmente una perdita di tempo. La situazione economica italiana non è delle più rosee: quale la ricetta del partito Repubblicano italiano per rilanciarla? Oggi è necessario pensare ad individuare degli strumenti per la crescita economica. Liberalizzazioni, riforme del mercato del lavoro per una maggiore flessibilità, possibilità di investimenti, riduzione delle imposte, privatizzazioni. Lisbona è la grande occasione di rilancio dell'economia europea, in cui inserire l'Italia. Il solo rigore non basta. Tony Blair è l'esempio da seguire, in quanto il vecchio modello franco - tedesco, basato sul protezionismo industriale e agricolo è in una crisi irreversibile. Ho visto che la migliore qualità di zucchero è di una piccola produzione sudafricana a costi infinitamente inferiori rispetto a quelli delle grandi aziende francesi finanziate lautamente dallo Stato. Senza contare il confronto con i mercati emergenti in cui il costo del lavoro è praticamente nullo. Pensare a diventare competitivi con queste realtà è la sfida che ci sta dinanzi. Se si vagheggia invece il modello svedese degli anni '50, come ha fatto l'onorevole Fassino al congresso del suo partito, non si va da nessuna parte. Si finisce travolti. Questo governo ha fatto meno di quello che si sperava, è vero. Ma almeno in esso c'è ancora un'idea di evoluzione economica da perseguire. Di là vogliono cancellare la legge Biagi. E ad alcuni appare poco, visto che preferirebbero prima abolire la proprietà privata. |