Intervista a Giovanni Rizzica/A Reggio Calabria l'Edera è entrata nelle istituzioni

Contro ogni litigiosità, per un buon governo cittadino

Abbiamo intervistato Giovanni Rizzica, vicesindaco repubblicano di Reggio Calabria.

Dopo tre anni dalla sua nomina a vicesindaco della città di Reggio Calabria può dare un giudizio politico-amministrativo sull'attività della giunta?

Il mio giudizio è buono. Il programma elettorale è certamente in buono stato di attuazione. Ma, come da tempo ripeto al sindaco, l'attività amministrativa, che ha migliorato l'immagine della città e ha avviato importanti processi di sviluppo, rischia di essere offuscata da un'eccessiva litigiosità esistente all'interno dei partiti più grandi e, dunque, da una scarsa coesione della coalizione di governo. E' comunque avviata una fase di riflessione tra il sindaco e le forze politiche di maggioranza in direzione di una più incisiva azione politico – amministrativa, i cui esiti vedremo a breve termine.

I rapporti con il sindaco Scopelliti dovrebbero essere ottimi, ma il Pri e i cittadini non la pensano così. Dov'è il problema, ammesso che ci sia.

Il sindaco è molto accentratore; perciò spesso si rischia il conflitto perché egli limita l'azione degli altri assessori e produce ritardi nei processi amministrativi. Dovendo superare il momento dell'attuale crisi politica, mi pare che abbia recepito l'esigenza di operare con maggiore coinvolgimento delle forze politiche di maggioranza.

Se questo avverrà, certamente miglioreranno i rapporti anche col Pri, i quali fino ad oggi non sono stati ottimi, ma nemmeno pessimi. Tre anni di governo sono pochi per aumentare il consenso popolare, nonostante i buoni risultati prodotti, e per consolidare nuovi rapporti politici funzionali allo sviluppo dei territori amministrati, in costanza del forte potere ex lege dei sindaci.

In questi anni il Pri reggino, avendo svolto un ruolo istituzionale che mai nella sua storia era riuscito ad esercitare, sembra quasi distaccato dai problemi dei cittadini…

Non mi pare che il Pri, nel suo complesso di uomini, di struttura e di rappresentanti istituzionali, possa sembrare distaccato dai problemi dei cittadini. Forse, nella condivisione delle posizioni politiche, come a Reggio Calabria, il partito dovrebbe dare maggiore risalto all'azione dei rappresentanti istituzionali, ma sappiamo bene quanto per noi sia difficile la comunicazione.

Nel passato il Pri otteneva consensi sulla base di battaglie politiche che coinvolgevano l'opinione pubblica (acqua, trasporti, infrastrutture, amministrazione trasparente). Sembra, oggi, un partito in letargo. Cosa ne pensa?

Ogni anno, ormai da diversi anni, si vive una campagna elettorale che è sempre entusiasmante ma anche sempre più faticosa per chi, come il Pri, deve chiedere consensi ad elettori sempre più lontani dalla politica (a causa del sistema elettorale) senza la distribuzione dei pani e dei pesci. Il Pri reggino, che non definirei "partito in letargo", continua le sue battaglie di opinione, sulla base dei principi tradizionali del partito, e comprende che bisogna, dopo 4 o 5 anni, affrontare la stagione dei congressi per dare slancio all'attività politica anche attraverso il coinvolgimento degli ultimi arrivati.

Come mai, in questo gioco di scomposizione della politica trasmigrante, nessuno chiede di aderire al Pri?

Il Pri reggino è sempre stato aperto al contributo di chiunque. Le nuove adesioni sono una costante e i risultati elettorali sono sempre, più o meno, consistenti. E' chiaro che ai "transumanti" di professione non può interessare un partito che non distribuisce pani e pesci. Ma certo rimane nel Pri chi aderisce per scelta squisitamente politica.

Lei è stato, recentemente, il ri - fondatore di una sezione dell'Associazione mazziniana italiana. Qual è l'obiettivo che si pone?

La diffusione dei principi mazziniani, la crescita di una cultura del laicismo quale base fondante di un buon sistema democratico, il sostegno al valore mazziniano dell'Europa dei popoli. Non mi dispiace poi l'idea che l'esistenza e il successo dell'Ami possano portare maggiori consensi al Pri reggino.

Quali prospettive vede per l'amministrazione comunale per la seconda parte del suo mandato?

Credo che il completamento del programma elettorale, come già detto a buon punto di realizzazione, può produrre un totale cambiamento della città, da sconosciuta cittadina dell'estremo meridione d'Italia, sempre ultima nelle classifiche nazionali, a città turistica, città degli studi, città d'arte, nel centro del Mediterraneo, ma fortemente ancorata all'Europa. Il buon rapporto col governo centrale ha aiutato questo processo di sviluppo e può ancora produrre risultati efficaci.

In questa direzione il Pri può svolgere un importante ruolo politico, grazie anche alla presenza nel governo di Nucara e La Malfa.

Non pensa che lo sfilacciamento della maggioranza che ha portato all'elezione del sindaco Scopelliti, sia da freno al raggiungimento degli obiettivi programmatici?

Ho già detto la mia opinione rispondendo ad un'altra domanda. Posso solo aggiungere che mi pare che il freno non sia al raggiungimento degli obiettivi programmatici nell'interesse dei cittadini, ma piuttosto alla crescita dei consensi elettorali della coalizione. Vi è ancora il tempo per recuperare, se il sindaco rinuncia a progetti di affermazione personale alla prossima tornata elettorale politica e se la coalizione comprende bene quali gravi danni produce la litigiosità.

Un'ultima domanda: nel Pri di questi anni sono arrivati politici eletti da altri partiti, alcuni sono andati via, altri sono rimasti. Perché non si riesce a trovare una coesione? Quale può essere il ruolo del Pri alle prossime provinciali e alle prossime politiche?

La stagione dei congressi può servire ad individuare meccanismi di coesione. Certo, è impensabile una crescita costante del partito, anche se questa è la nostra ambizione. Le prossime tornate elettorali, se si parte immediatamente, devono essere occasione di crescita, ed il ruolo del Pri potrebbe essere quello di propulsore verso una migliore coesione politica tra le forze di centrodestra, che devono assolutamente comunicare solo ed esclusivamente l'interesse allo sviluppo del territorio ed i risultati raggiunti negli ultimi anni di governo.