Regioni: prevista per il 7 luglio 2005 la riunione con il Governo sul Dpef/Il coordinamento dei presidenti del Mezzogiorno chiede un incontro con il presidente dell'Ue Barroso

Un raccordo europeo alla questione meridionale

La riunione delle Regioni con il governo sul Dpef, prevista per il 7 luglio, e la richiesta di un incontro dei presidenti del Mezzogiorno con Barroso sono gli avvenimenti che stanno muovendo il quadro delle attività di carattere nazionale ed europeo delle regioni, dopo le elezioni del 3 e 4 aprile.

Quella con il governo si dovrebbe svolgere oggi a Palazzo Chigi per discutere del DPEF, il documento di programmazione economico e finanziaria, mentre in precedenza il coordinamento dei presidenti delle regioni meridionali, riunito a Pescara, per la prima di una serie di riunioni finalizzate ad affrontare i diversi aspetti dello sviluppo, aveva lanciato la proposta d'incontrare, entro ottobre, Jose' Manuel Durao Barroso, presidente della Commissione europea.

Le grandi questioni che le Regioni vogliono sottoporre all'attenzione del Governo, sono state illustrate dal presidente della conferenza Stato-Regioni Vasco Errani: revisione del Patto di Stabilita' e della Finanziaria nella parte in cui, di fatto, blocca gli investimenti delle Regioni; nella sanità la definizione della portata del fondo nazionale per il 2006; il problema ancora aperto del finanziamento della Bassanini e di quanto collegato a quella legge: dalle infrastrutture al welfare.

Il presidente Errani ha osservato che le regioni si rendono conto che la situazione dei conti pubblici e' estremamente difficile, ma proprio per questo: "chiediamo di metterci intorno a un tavolo per definire dove, come, perché e chi deve spendere , e con quali politiche delle entrate. E' necessario fare un discorso sulle risorse che lo Stato deve trattenere e quelle che deve dare agli enti locali: c'è ancora un ampio margine di lavoro sulle risorse che devono essere spostate dallo Stato alla periferia''. Dopo l'incontro con il Governo, le Regioni apriranno un confronto con gli Enti locali e incontreranno anche le forze sociali ed economiche. Il presidente della Conferenza ha concluso dicendo che è necessario evitare di procedere come lo scorso anno, quando il governo finì per presentare un maxiemendamento che di fatto costituì "la riscrittura della Finanziaria".

Il secondo avvenimento di rilievo riguarda quella che storicamente è stata definita "questione meridionale", e che sta assumendo un carattere europeo, anche per l'attivismo e l'impegno delle regioni del Sud.

La dimensione europea era stata sempre al centro dell'impostazione culturale dei meridionalisti laici raccolti intorno alla rivista "Nord e Sud", che nel dicembre del 1954 inaugurò il suo primo numero con un articolo di Ugo La Malfa dal titolo "Mezzogiorno nell'Occidente". E' passato più di mezzo secolo e quell'impostazione, che allora incontrò la resistenza di vasti settori del Pci condizionati dalla logica della guerra fredda, viene in sostanza ripresa dalla stragrande maggioranza dei nuovi presidenti di centro sinistra delle regioni del mezzogiorno, usciti dalle ultime elezioni. Sino alla metà degli anni ‘90 le regioni meridionali non erano riuscite a varare progetti ed avevano lasciato buona parte dei fondi a Bruxelles, mentre in quegli anni due Paesi dell'area meridionale Spagna e Portogallo riuscirono a utilizzare i fondi per costruire grandi infrastrutture. Nel periodo 2000/2006, quando l'UE era composta da 15 Paesi, l'Italia aveva ottenuto 23 miliardi di euro, anche se nell'Ue a 15 Paesi l'Italia era quella che aveva meno utilizzato i fondi comunitari. La costruzione di opere pubbliche si era scontrata con difficoltà ambientali di varia natura e lentezze amministrative, interferenze clientelari, inquinamenti mafiosi avevano aggravato ulteriormente la tortuosità delle procedure.

Ora che l'Italia non può più contare sulle grandi industrie trainanti ( chimica, informatica, automobilistica, edilizia, nucleare), l'allargamento dell'Unione ha reso alcune regioni italiane comparativamente più prospere rispetto alle aree depresse dei nuovi Paesi arrivati, per cui il bilancio dell'Unione europea allargata a 25 Paesi prevede per il periodo 2007/2015 per il nostro Sud una riduzione che porta i fondi ad una quota inferiore alla precedente: ad un totale tra i 15 e i 17 miliardi di euro.

Alla riunione del coordinamento dei presidenti del Mezzogiorno, tenuta a Pescara, a lanciare l'idea dell'incontro con Barroso, era stato il presidente della Campania, Antonio Bassolino che aveva detto: "Per la mia regione e penso per tutte le regioni meridionali, non c'e' nessuna grande opera pubblica che non sia stata fatta o sarà fatta con fondi europei. Dobbiamo muoverci - ha spiegato - avendo davanti la dimensione europea. Bruxelles conta per tutti noi ormai quanto Roma e per questo seguiamo con grande interesse il destino dei fondi europei".

Su questa linea anche gli altri rappresentanti delle regioni che si sono ritenuti impegnati a realizzare proposte articolate riguardanti le grandi infrastrutture, l'internazionalizzazione delle imprese e il turismo. Non tutte le voci sono state univoche e un monito al governo è stato lanciato dal presidente dell'Abruzzo, Ottaviano Del Turco, già segretario generale aggiunto della Cgil ed esponente socialista negli anni ruggenti che in merito alla questione dei fondi europei ha detto: "La pazienza del Mezzogiorno non può essere infinita. E' circa mezzo secolo che si dice al Mezzogiorno che c'e' tempo, e dunque non ci stupisce che ancora una volta il Presidente del Consiglio in carica ci invita ad avere pazienza". Quello che sta avvenendo in Europa deve preoccupare in modo particolare le Regioni del Mediterraneo perché sottolinea Del Turco: "la soluzione data al tema dei fondi comunitari è una soluzione che penalizza fortemente le regioni centro-meridionali del Paese".

Su questo tema e sui pericoli di una ridotta utilizzazione delle risorse è stata avviata dalla Camera dei deputati una" Indagine conoscitiva sulle prospettive finanziarie dell'Unione europea e delle politiche di coesione". Si tratta di verificare se alla luce dell'allargamento dell'Ue le richieste delle Regioni saranno accompagnate, nei tempi previsti, da progetti finalizzati ad uno sviluppo reale o se siano state piuttosto considerate incentivi finanziari da utilizzare come nuove occasioni di spesa facile.

E' quello che verificheremo nei prossimi mesi e che potrà costituire il terreno per un'iniziativa politica delle forze che al centro e in periferia si richiamano alla maggioranza di governo.

Pino Vita