Regioni ed Enti locali/La lotta agli sprechi e alle spese inutili. Una questione che si allarga Dall'esperienza dell'Edera alcune valide proposte di Pino Vita Nell'articolo della "Voce" sull'assemblea tenuta a Montecitorio dai neo eletti consiglieri regionali, era stato evidenziato il problema del costo della democrazia locale e l'esempio negativo che deriva, su questo terreno, dagli organismi di vertice dello Stato. L'argomento, dopo gli interventi di Casini e di Errani in quell'occasione, ha avuto un seguito rilevante per l'ordine del giorno, presentato al recente comitato centrale dei Ds, dal senatore Salvi, da Mussi e dall'ex presidente della Camera Napolitano, che invitava gli iscritti a "intensificare l'impegno per una rigorosa pratica politica ed amministrativa negli enti locali guidati dal centrosinistra e un maggior rigore da parte degli eletti nella gestione pubblica". Una presa di posizione sulla lotta agli sprechi e alle spese inutili che in alcune Regioni, governate dal centrosinistra, come Campania, Calabria, Lazio e Puglia, stanno facendo prefigurare una vera e propria "questione morale". La rilevanza, anche politica, che ne deriva, ha spinto lo stesso segretario nazionale Fassino ad accompagnare l'ordine del giorno, presentato dalla minoranza e accolto dall'intera assemblea, con la richiesta di una "maggiore sobrietà nei comportamenti". Il presidente della Calabria Loiero ha scelto di replicare sull'"Unità", dicendo: "Ma come si permettono i Ds a parlare di questione morale? E' devastante: così offrono alla destra e ai giornali della destra l'occasione di fare una bella campagna da qui alle politiche". Loiero ha definito "una comica" la presentazione del documento in questione, suscitando, in questo modo, l'irritata replica del senatore Salvi che ha dichiarato: "Trovo tragico che il presidente della Regione all'ultimo posto in Europa per l'occupazione non si renda conto dell'effetto negativo delle sue decisioni". Dichiarazioni dai toni forti che fanno intendere come la polemica non sia solo di facciata, e potrà avere ripercussioni profonde all'interno dei partiti e degli stessi schieramenti. Marrazzo del Lazio ha sottolineato di aver ridotto le spese per il personale, ma intanto i muri di Roma sono coperti di manifesti dell'opposizione sugli "stipendi d'oro" alla Regione, mentre Vendola è costretto a dare chiarimenti su alcune assunzioni all'Ente acquedotti e sulle consulenze. Bassolino, risentito con i suoi stessi compagni, ha rotto il silenzio per dire che "quando si affrontano questioni delicate, è doveroso essere rigorosi, altrimenti si creano polveroni." Ma ormai la questione si è allargata e l'ex segretario nazionale dei Ds Occhetto non ha perso l'occasione per un'intervista che, ampliando il quadro delle analisi, attribuisce le responsabilità delle situazioni degradate ai partiti "che hanno subito una vera e propria mutazione genetica. Questa ha portato ad un processo di familiarizzazione della politica al cui interno - continua Occhetto - i partiti sono diventati ormai comitati elettorali che si reggono sulla distribuzione dei posti pubblici. Si è aperta, pertanto, una ‘nuova questione morale' che investe le istituzioni e il modo di essere degli stessi partiti". Il politologo Gianfranco Pasquino sostiene che i Ds hanno fatto benissimo a fare la loro denuncia, anche se questa appare intempestiva, e sottolinea, invece "che nelle Regioni citate ci sono classi dirigenti che si vogliono auto - riprodurre, lavorano di fatto per auto - perpetuarsi, dimenticando quanto è avvenuto in passato". Analisi diverse, ma comuni nel denunziare l'involuzione del sistema politico e il possibile ritorno alle pratiche che portarono alla dissoluzione della prima Repubblica. Il dato rilevante, infatti, è che questa discussione sulla cattiva gestione di alcune Regioni avvenga dopo una grande avanzata elettorale del centro - sinistra e dopo assicurazioni di forti cambiamenti rispetto ai metodi, ritenuti approssimativi e discutibili del centro - destra. Quindi c'è il rischio fondato che si riapra un'altra fase analoga a Tangentopoli. L'iniziativa dei Ds tiene conto di questi pericoli e, dopo la vittoria elettorale in quasi tutte le Regioni, vuole segnare un limite invalicabile alle stesse coalizioni per evitare di subirne i possibili contraccolpi negativi, alle prossime elezioni politiche. Riteniamo che su questo argomento il Pri abbia qualcosa da dire, senza indulgere a moralismi e a facile qualunquismo. La prima causa di questa involuzione va individuata nel sistema bipolare e nell'avvio del maggioritario che ha, di fatto, stravolto il ruolo dei partiti e degli eletti, la cui selezione è ormai affidata ad un gioco di vertice. La stessa elezione diretta dei presidenti e dei sindaci, con la facoltà di nominare e revocare assessori, ha mutato profondamente il ruolo delle assemblee elettive, già indebolite dalle leggi Bassanini che avevano ridotto i poteri di controllo degli organi elettivi sugli atti degli esecutivi. Inoltre, l'affievolirsi del rapporto tra gli eletti e il territorio, e l'assenza di norme che stabiliscano precise incompatibilità tra i diversi livelli elettivi, hanno dato il colpo mortale ad un sistema di rappresentanza che si va restringendo progressivamente e che sempre più dipende da limitate oligarchie centrali. Torniamo a ripetere: il Pri deve elaborare su questi temi proposte organiche, derivanti dalla sua lunga tradizione di forza di minoranza critica, attenta ai contenuti e capace di interpretare e difendere gli interessi generali del Paese. Queste proposte devono essere portate avanti con determinazione, prescindendo in tutte le sedi dalla scelta dei possibili schieramenti. |