Rifinanziamento e liberalizzazioni/Un esecutivo debole in campo internazionale Bersani: ok con giudizio, male la politica estera di Giovanni Postorino* Possiamo fare un parallelismo: dove il centrodestra ha segnato punti importanti (la politica estera), il centrosinistra sta mancando; allo stesso modo dove il centrosinistra ha imboccato la strada giusta (le liberalizzazioni), il centrodestra si è perso. La giornata di venerdì è stata in questo senso emblematica: il Consiglio dei Ministri ha varato diversi provvedimenti tra cui uno riguardante il rifinanziamento delle missioni italiane all'estero ed un altro relativo alle liberalizzazioni. Come si sa, tra le missioni da rifinanziare è compresa anche quella in Afghanistan. A tal proposito alla vigilia erano sorti nella maggioranza alcuni timori, tanto da spingere il ministro Parisi a far paventare le urne in caso di non compattezza e il ministro D'Alema ad agitare il vessillo della credibilità internazionale dell'Italia. I timori si erano concentrati, in particolare, sul ministro Bianchi che, ancorché indipendente, risulta diretta espressione del Partito dei comunisti italiani. Beh, il Governo ha superato il primo ostacolo. Il decreto è stato approvato dal Consiglio dei ministri all'unanimità. Timori infondati, dunque? Neanche a dirlo: alla riunione si è registrata un'assenza, proprio quella del ministro Bianchi al quale auguriamo una pronta guarigione per il malanno che lo ha colpito. Ora il decreto dovrà passare per le forche caudine delle aule parlamentari e a leggere le dichiarazioni di voto fatte nel corso della passata legislatura contro il rifinanziamento, nonché le dichiarazioni di queste ore di diversi esponenti della sinistra, cosiddetta antagonista, contro la nostra partecipazione a "Enduring Freedom", non possiamo aspettarci altro che forti tensioni nel centrosinistra con un conseguente grave logorio dello schieramento che sostiene il Professor Prodi a Palazzo Chigi. Insomma, se la "coerenza ideologica" sarà confermata in aula, la maggioranza è già al capolinea. Ma, cosa più grave, è il danno alla credibilità internazionale del nostro Paese, già compromessa dal diniego di invio dei nostri aerei nello scenario di crisi afghano, come richiestoci dagli alleati della Nato. Un danno difficile da riparare, anche perché il maldestro tentativo del ministro Parisi di inserire tale invio nel provvedimento, con una mossa in extremis, ha contribuito a spostare l'equilibrio dello schieramento prodiano ancor più a sinistra, confermando il potere di veto di quelle componenti anti-atlantiche e anti-occidentali, le quali in questo modo sono state di fatto oltremodo legittimate a porre le loro condizioni nelle scelte di politica estera. Il centrodestra in questo non ha mai vacillato ed ha seguito una linea di politica estera coerente e che ci ha posto in stretto contatto con le democrazie occidentali, nostre alleate nella lotta al terrorismo internazionale e nella affermazione dei principi di libertà e democrazia. Ma se pessimo è il giudizio e traballante la maggioranza di sinistra in politica estera, lo stesso, obiettivamente, non può dirsi per le scelte effettuate nel medesimo Consiglio dei ministri di venerdì in materia di politica economica. Le liberalizzazioni approvate nel pacchetto Bersani sono, ancorché lacunose in diverse parti, un'ottima prima mossa del Governo, è un segnale chiaro, un inizio promettente che va incoraggiato e sostenuto. Dobbiamo onestamente ammettere che la lotta ai privilegi, alle incrostazioni che non fanno muovere gli ingranaggi del mercato e della libera concorrenza in Italia, segna oggi una prima importantissima vittoria. Certo, il decreto va studiato ed approfondito prima di poter esprimere un giudizio compiuto. Sta di fatto che una liberalizzazione di questo tipo era anche da noi da tempo invocata. Peccato che misure di liberalizzazione ancor più efficaci (pensiamo alla direttiva Bolkestein) non siano state sostenute con forza né in ambito europeo né nel nostro Paese, anzi sono state trasversalmente osteggiate, salvo rare eccezioni. Speriamo che ora la via imboccata delle liberalizzazioni prosegua con maggior coraggio e che si riesca a violare il tabù del settore pubblico. Sarebbe una vittoria decisiva, proprio dove il centrodestra ha segnato il punto più basso. E infatti oggi chi deve rammaricarsi è il centrodestra. In molti si chiedono: ma perché non ci abbiamo pensato noi? Nell'alleanza che ha sostenuto il Governo Berlusconi l'area liberale e riformatrice è uscita sconfitta a vantaggio di quella conservatrice, assistenzialista e clericale. L'erosione di consensi che ha segnato la sconfitta elettorale è tutta da rintracciare in un elettorato laico e liberale deluso per certe scelte in ambito economico e sociale. A questo punto c'è da chiedersi: che centrodestra sarà quello che necessariamente dovrà nascere dalle macerie dell'attuale ex-maggioranza? Ed il centrosinistra riuscirà a portare avanti queste scelte di liberalizzazioni senza scontrarsi con le forze anti-mercato che vivono al suo interno? La politica estera che destino avrà? È ora che si inizi a pensare ad un'aggregazione politica basata su tematiche concrete che riesca a tracciare una linea politica coerente sia in ambito di politica estera sia in ambito di politica economica e di cui noi repubblicani possiamo e dobbiamo essere i fautori. O ci si deve abbandonare inermi in balia di questi contraddittori e rissosi schieramenti? Credo che i repubblicani in questo contesto non possano non fare la loro parte, appoggiando o osteggiando quelle scelte di cui si condividono o meno gli orientamenti. In tale contesto sarà importante, quindi, dialogare con tutte quelle forze politiche con le quali condividiamo l'impostazione riformatrice e liberale. Solo così riusciremo ad affermare la nostra identità e contribuiremo attivamente al progresso del nostro Paese i cui problemi trascendono la logica degli attuali schieramenti, perché il rischio di veder declassata l'Italia è troppo grande. *segretario nazionale Fgr |