I deboli sforzi del governo sono a rischio costante

di Gianni Ravaglia

La manovra predisposta dal Governo contiene tre verità. La prima, che il governo Berlusconi non ha lasciato alcuna voragine nascosta nei conti pubblici. La seconda, che il risanamento dei conti, pur necessario, è stato rinviato perché ancora, nella maggioranza, non c'è accordo. La terza, che il governo in carica non ha dimostrato alcun coraggio nell'avviare un giusto processo di liberalizzazioni, per il semplice motivo che gli oppositori a quelle misure stanno nel polo opposto. Le misure assunte non sono nemmeno sorprendenti, se è vero come è vero che, a suo tempo, su queste colonne, a commento del programma dell'Unione, è stato scritto che la parte relativa alle liberalizzazioni era quella più convincente. Detto questo, per ripristinare un minimo di verità sull'interpretazione dei fatti, le parziali misure per avviare la liberalizzazione dei servizi rappresentano una svolta positiva, da tempo sollecitata, a tutto vantaggio del cittadino-consumatore. Che poi a questo risultato ci abbia portato il diessino Bersani piuttosto che il forzista Scajola, la dice lunga sulla composizione socio - economica della destra e della sinistra, e sulle contraddizioni che, per converso, attraversano i due poli. Come non dare ragione a "Il Foglio" quando scrive : "Era quello che avrebbe dovuto fare il governo di centrodestra il giorno numero uno del suo insediamento". Ma non l'ha fatto, né il primo giorno, né l'ultimo. E a stare al programma della Casa delle Libertà, forse non lo avrebbe mai fatto, se abbiamo presenti le forti contestazioni di An contro tali provvedimenti e il fatto che, quel programma, sul piano di Lisbona aveva glissato.

Naturalmente quando, come scrive Giavazzi sul "Corriere", si tratterà di assumere iniziative concrete per il risanamento, allora esploderanno le contraddizioni presenti nel centrosinistra, così come stanno esplodendo sulla politica estera. Per intanto le battute di Tremonti sulla manovra "taglia-zanzara", non tolgono credibilità all'accusa, lancinante, di Prodi: "Questa riforma avrebbero dovuto farla quelli che si spacciano per liberali e non un governo tacciato di essere comunista". E' proprio così! Chissà se avranno capito, i leaders della Casa delle Libertà, perché da anni perdono ogni elezione e le ultime politiche le hanno pareggiate solo per l'invenzione berlusconiana di cancellare l'Ici. Chissà se avranno capito perché hanno perso la sfida federalista della quale non si conoscevano strumenti e soprattutto i costi. Chissà se avranno capito che una coalizione che vuole chiamarsi liberale non può barattare i diritti dei cittadini-consumatori con la difesa corporativa di singole categorie, che vogliono sì difendere i propri privilegi ma che, ovviamente, rivendicano i propri diritti di cittadini-consumatori quando si tratta di liberalizzare le categorie altrui. Chissà, soprattutto, se Berlusconi avrà capito che la semplice sommatoria di interessi può dare un potere effimero, ma non può dare una politica credibile nel lungo periodo. Aver dato una devolution con costi crescenti e la liberalizzazione del mercato del lavoro a Bossi, il rapporto con Chiesa e la legge proporzionale con premio di coalizione a Casini, il premierato forte e la difesa degli interessi di corporazioni incongrue a Fini, aver ridotto le imposte mentre si aumentava la spesa pubblica, ha indebolito e tolto credibilità ad un complessivo disegno liberale che era stato percepito e apprezzato dall'opinione pubblica. Analogo problema si porrà, tra qualche tempo, al centrosinistra. Anche Prodi è stato costretto ad appaltare settori di intervento alla sua variegata, e per di più risicata, maggioranza. Diamo tempo al tempo. Anch'egli ne pagherà il prezzo in termini di credibilità, quando dovrà decidere se liberalizzare i servizi locali o dovrà scegliere se tagliare la spesa o aumentare le tasse. Ma la vera lezione che dovrebbe trarsi da tale bailamme è che questo sistema politico, così configurato, non regge. Il cittadino ha diritto ad avere un sistema politico che impedisca, se egli decide di votare Prodi, di dovere fare i conti con i veti di Bertinotti, così come, se decide di votare Berlusconi, non deve essere costretto a fare i conti con i veti di Storace. Un sistema che garantisce il diritto di veto a forze politiche anomale, rispetto al disegno di fondo della coalizione, è un sistema sbagliato. E prima si porrà mano a questo nodo, meglio sarà per l'Italia.