"La Calabria regione dell’Unione Europea: fondi strutturali, iniziative comunitarie, prestiti e finanziamenti a tasso agevolato. Dalla micro alla macro economia"

di Fiorenzo Grollino*

I "repubblicani" ritornando sulla scena politica di questa regione, come partito di contenuti e di programmi, non potevano non scegliere, come proprio impegno politico e piattaforma programmatica, i fondi strutturali, quei fondi che, allocati nel POR della Calabria, non hanno ancora dato, pur essendo a metà del percorso di Agenda 2000, i risultati che i calabresi si attendevano in termini occupazionali e quindi di crescita e sviluppo economico.

Questo perché, non fa piacere dirlo, la Calabria tra le regioni dell’U.E. ha due grandi primati, di cui tutti farebbero a meno: un tasso di disoccupazione di circa il 25%, ed il più baso PIL pro-capite.

È una regione che in un anno ­ gennaio 2002 / gennaio 2003 ­ ha perso 3000 posti di lavoro ed a maggior ragione il governo regionale si doveva impegnare di più nella utilizzazione dei fondi strutturali, che oggi sono l’unica risorsa finanziaria su cui la regione può contare.

Mentre noi ci battiamo perché la situazione cambi, cosa che abbiamo fatto in ben tre congressi, e da oggi ci impegniamo a fare molto di più, dall’’articolo apparso oggi 15 aprile su "Il Sole 24 Ore" dal titolo "Calabria pioggia di interventi. Fondi U.E. ­ oltre 180 azioni per Agenda 2000 ­ Chiaravalloti: bello, peccato che non funzioni", apprendiamo che lo stesso presidente della giunta regionale, dott. Giuseppe Chiaravalloti, è preoccupato per come questo POR 2000 ­ 2006 marcia.

Questo articolo è importante per le tematiche che tratteremo questa sera, in quanto le dichiarazioni del presidente Chiaravalloti, del dott. Renzo Turatto,e dell’industriale Filippo Callipo sullo stato di attuazione del POR Calabria, che portano la firma della giunta regionale di centro-sinistra, sono oltremodo significative.

Quando il dott. Chiaravalloti dichiara che "il POR predisposto dalla precedente giunta, era molto bello, ma forse non funziona proprio per questo, con le sue 187 azioni che in teoria coprono ogni aspetto dello sviluppo, ma in pratica disperdono in mille rivoli gli interventi, oltre a renderne molto complessa la gestione", dice una grande verità, a cui non si può opporre nulla, anche se, resosi conto di questa situazione, avrebbe dovuto ordinare ai propri collaboratori, e segnatamente al direttore generale al coordinamento dott. Turatto, di fare chiarezza tra le 187 azioni programmate al fine di espungere quelle che non portavano ad alcun risultato sotto il profilo dello sviluppo della regione e concentrare le risorse su quelle azioni, accorpandole, se necessario, per conseguire gli obiettivi più sensibili per lo sviluppo economico della Calabria. ciò non è stato fatto né dal presidente, né dal responsabile delle politiche comunitarie regionali dott. Turatto. Un esempio, tra i tanti, il POR ha destinato una manciata di euro per incentivare le energie rinnovabili, che la Calabria potrebbe sfruttare al massimo, per ridurre la spesa per rifornirsi di energia, anziché allocare in questo settore maggiori risorse.

Di questo stato di cose si rende interprete l’industriale Filippo Callipo, il quale, come il presidente Chiaravalloti, sostiene che "al di là del ponte non c’è nulla, i paesi dell’interno muoiono, le aree esterne al Porto di Gioia Tauro sono in stato di semi ­ abbandono, si interviene su singole iniziative senza un programma organico", ed a proposito della riprogrammazione e/o della rimodulazione del POR (meglio del "complemento di programmazione"), aggiunge "dovremmo vedere quali di queste misure servono realmente, stabilire delle priorità e andare avanti su quelle, ma per farlo serve un tavolo di concertazione, mentre qui in Calabria il nostro parere non conta niente".

Né sorprendono le dichiarazioni rilasciate dal direttore del dipartimento U.E., dott. Turatto, che appaiono nell’articolo citato, nel tentativo di allontanare da sé ogni responsabilità, quando afferma che "i meccanismi complicati, le cose innovative, si fanno, ma bisogna stare attenti perché sono iniziative che rischiano di far perdere soldi, e allora è meglio partire con le cose semplici……".

Si tratta di affermazioni molto gravi, perché, se è vero che il POR con Turatto non ha perso soldi, non li ha neppure spesi, per come era suo dovere, senza fare né le cose semplici né quelle complicate, ma semmai complicando quelle semplici, fallendo così nel suo compito di coordinatore interdipartimentale.

Adesso, con la riprogrammazione in atto fino al 30 giugno prossimo, si tratta di accelerare i tempi per cercare di accorpare quante più azioni è possibile, canalizzando risorse su progetti che garantiscono la spesa.

In questa situazione il compito del PRI, partito di programmi e di contenuti, nell’interesse della Calabria e dei calabresi, è di esprimere una fattiva collaborazione con la giunta regionale per contribuire a rimodulare questo POR, perché diventi uno strumento effettivo di sviluppo.

Fatta questa premessa, è opportuno intrattenersi sulla politica regionale europea, perché essa è un traguardo che l’U.E. si è posto fin dal Trattato di Roma per rafforzare la coesione economica e sociale dei paesi firmatari del Trattato.

L’obiettivo è stato fissato nell’art. 158, ed impegna i partners a "ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite o insulari, comprese le zone rurali".

Lo strumento per realizzare questo importante obiettivo sono i c.d. fondi strutturali, prima gestiti direttamente dall’U.E. e dal 1989 in poi dalle Regioni.

Si tratta di fondi denominati: FESR, FSE, SFOP e FEAOG.

I fondi strutturali mirano a conseguire alcuni obiettivi, questi obiettivi abbracciano le diverse regioni dell’Europa sulla base del loro livello di sviluppo economico. È bene ricordare che i fondi sono risorse "aggiuntive" e non "sostitutive" di quelle nazionali, per cui la spesa ordinaria non può essere sostenuta con i fondi strutturali.

Attualmente gli obiettivi sono tre: Obiettivo 1 in cui rientrano tutte le regioni in ritardo di sviluppo; Obiettivo 2 che riguarda le regioni che hanno problemi di declino industriale, nelle attività tradizionali e di degrado urbano; Obiettivo 3 che punta alla modernizzazione della formazione e all’incremento dell’occupazione.

Iniziative comunitarie, sono sempre fondi strutturali gestiti direttamente dall’U.E.: INTERREG III, URBAN II, FEAOG e LEADER + (G.A.L.).

Premialità è una "riserva di efficacia ed efficienza" per le regioni virtuose. Si tratta di un marchingegno escogitato dalla C.E. per incentivare l’impegno e la spesa regionale.

In Calabria i fondi strutturali hanno scarsamente inciso sulla realtà socio ­ economica per lo scarso impegno, per l’incapacità di gestirli e per la scarsa progettualità.

Sicchè i risultati non sono stati di grande rilievo, ma quei pochi che sono stati realizzati sono significativi, per cui resta il rammarico di non aver lavorato di più per ottenere maggiori risultati.

Il porto di Gioia Tauro, 1° del Mediterraneo e 2° dell’U.E., originariamente destinato alla siderurgia, è stato riconvertito al transhipment merci, movimenta oltre 3 milioni di tau di merci, dà lavoro a 1000 persone, e adeguatamente potenziato (piattaforma logistica per la manipolazione delle merci) potrebbe occupare da 2 a 3 mila persone in più rispetto all’attuale numero di occupati.

La modernizzazione della rete di telecomunicazione.

Gli interventi in questo settore hanno portato il livello di digitalizzazione della rete al 96,3%.

Fondi strutturali sono stati utilizzati per costruire la "città dei ragazzi" a Cosenza, ed un vivaio per colture in serra a Reggio Calabria grazie al programma URBAN.

Questo è quanto di significativo i due precedenti FESR 1989-1993 e 1994-1999 hanno prodotto.

Il POR 2000-2006 è un vero disastro, ad eccezione della virtuosa Basilicata, tutte le regioni Obiettivo 1 sono in ritardo, e la cenerentola è la Calabria.

Tant’è che un gruppo di europarlamentari hanno sollecitato la Commissione Bilanci e Controllo dei Bilanci a promuovere una indagine per capire i motivi di tanto ritardo e gli eventuali rimedi da apportare.

Da questa indagine sono emerse due questioni di fondo:

la prima riguarda il processo di semplificazione dell’impiego dei fondi che è ancora parziale, anche se c’è l’impegno del Commissario Michel Barnier a semplificare il più possibile questo processo;

la seconda riguarda la mancata assimilazione della "Governance europea" da parte di alcune regioni.

Infatti l’approccio delle regioni in generale ai fondi strutturali ha un triplice profilo:

c’è chi adotta la "strategia del rifiuto";

chi adotta la "strategia dell’adattamento";

chi, infine, opta per la "strategia dell’apprendimento".

I casi che meglio illustrano quest’ultima strategia riguardano: Irlanda e Portogallo, le tre più piccole regioni del Sud (Abruzzo, Basilicata e Molise) e le isole scozzesi, che, seguendo percorsi diversi hanno modificato i loro sistemi di programmazione, coordinamento interno e gestione degli interventi sul territorio.

La regione Calabria ed il suo POR.

Qui siamo ancora all’anno 2000, se si considera che solo il 3-4% è stato speso e solo il 20% è stato impegnato.

E siamo a metà percorso. Di questo passo ci vorranno almeno 10 anni, se bastano, per spendere tutti i quattrini del POR.

Ma non sembra ci sia un grande interesse per queste risorse, anzi sembra esserci un tacito consenso tra forze politiche, sociali, imprenditoriali, governo regionale e consiglio regionale, perché la situazione resti così come è, ferma. Nessuno ne parla. Non si capisce bene quale strategia queste forze abbiano adottato, sembra essere quella del RIFIUTO.

L’unica voce che si è alzata alta e forte negli ultimi tempi è la nostra, quella dei repubblicani, che non ci stanno a questo stato di immobilismo e di inerzia.

Noi vogliamo vederci chiaro, vogliamo andare a fondo, approfondire e discutere proprio la "strategia del rifiuto".

Questa è la nostra prima uscita su questi temi della crescita e dello sviluppo di questa regione, attraverso l’impiego dei fondi strutturali, e sarà seguita da molte altre.

Vogliamo capire se la Regione ha o non ha i quattrini necessari da impiegare per la sua quota di co - finanziamento del POR.

Questo perché: abbia o non abbia questa quota, può ottenere un prestito dalla BEI che in tutto o in parte finanzia la quota di competenza regionale.

Sappiamo che tra la giunta regionale e la BEI ci sono stati contatti per questo tipo di finanziamento, ma ad oggi non sono approdati a niente. Certo, anche in questo vi è lentezza e ritardo (i soliti tempi biblici), perché tutte le regioni Obiettivo 1, la Basilicata per prima, hanno già ottenuto dalla BEI il prestito a tasso agevolato a copertura della loro quota di co ­ finanziamento.

I ritardi del POR Calabria.

I ritardi riguardano le misure più significative del POR per lo sviluppo socio ­ economico della nostra regione.

Dai trasporti (che sono il volano per il decollo di tutte le attività turistiche) all’acqua; dalla Protezione civile ai PIP e al Fondo sociale, è tutto da far "partire", e quando partirà non si sa.

Ci rendiamo conto che il compito che sta davanti ai governanti ed ai burocrati di questa regione è pesante.

Per questo pensiamo di indirizzare un messaggio chiaro di collaborazione al Presidente della Regione, e chiediamo a questa Direzione Regionale di valutare ed approfondire, e se ritiene che sia in linea con il nostro programma, deliberarlo e diffonderlo.

Un altro messaggio si può lanciare a tutte le forze politiche, sociali e produttive di questa regione perché si uniscano ai repubblicani in questa battaglia, perché noi siamo "l’altra Calabria", quella che vuole crescere e progredire, uscire dall’Obiettivo 1 utilizzando le risorse di questo obiettivo.

Perché questi messaggi? Perché noi repubblicani abbiamo sempre cercato e continuiamo a cercare il dialogo ed il confronto per stabilire cosa è meglio fare, come è meglio operare nell’interesse, in questo caso, della Calabria e dei calabresi.

Questa occasione di dialogo e di confronto con il governo regionale e la società civile è arrivata. Si tratta della riprogrammazione dei POR dell’Obiettivo 1 che dovrà avvenire entro il 30 giugno, termine fissato dal Dipartimento per lo sviluppo e le politiche di coesione del Ministero dell’Economia.

In previsione di questo evento e dati i tempi stretti ho sollecitato la convocazione di questa Direzione Regionale, che dovrà farsi carico di scegliere forme, modi e termini di incontro e di confronto.

Cosa significa riprogrammare?

Eliminare tutti i progetti con alto indice di criticità e quindi di difficile realizzazione, e sostituirli con altri sui quali debbono essere concentrate le stesse risorse non utilizzate per i progetti c.d. critici. Esempio: le fonti energetiche rinnovabili.

Attenzione, quali progetti saranno scelti?

Altri progetti che si rileveranno inattuabili? O progetti implementabili con un reale valore aggiunto per la crescita socio ­ economica della Calabria?

Certo, se si vuole, come sembra, puntare sull’industria del turismo, bisogna implementare i progetti del settore trasporti.

Queste sono cose di non lieve momento.

Per questo suggeriamo al Presidente della Regione di aprire presto e subito un tavolo di lavoro per un serrato confronto con i partiti e con tutti i rappresentanti della società civile; e/o di indire una conferenza sul POR, mettendo sul tappeto proposte progettuali sulle quali discutere.

Così come suggeriamo la riproposizione di una Cabina di regia a livello regionale per un costante monitoraggio dei fondi strutturali impegnati.

Se a questo non si arriverà, l’alternativa sarà che i repubblicani dovranno ripensare l’alleanza in atto con la Casa delle Libertà, in Calabria al fine di dissociarsi dalle responsabilità altrui.

Al Partito chiedo di dotarsi di strumenti operativi efficaci, come:

l’istituzione di una task force per costituire un centro studi, inquadrato nel Dipartimento delle politiche comunitarie, con il compito di:

monitorare i risultati del POR in stretto collegamento con e/o i responsabili dell’attuazione del POR;

organizzare convegni ed incontri con le forze politiche, sociali e produttive per un’approfondita conoscenza dei fondi strutturali e della loro migliore utilizzazione, sviluppando un’adeguata cultura nelle materie comunitarie;

l’istituzione di un dipartimento regionale per l’economia e le piccole e medie imprese, che hanno interesse per i fondi strutturali, le iniziative ed i programmi comunitari, da affidare ad un amico che vive e opera nel mondo imprenditoriale.

A che cosa servono queste strutture?

Non solo per dare un contributo qualificato all’attuazione di questo POR, ma anche per concorrere alla formazione del POR successivo, quello che decorrerà dal 2007, tanto per intenderci, e per il quale è già aperto un tavolo di lavoro presso il Ministero dell’Economia.

Dopo quanto è accaduto e sta accadendo, va fatta una riflessione sul futuro dei fondi strutturali in Calabria.

A questo punto è doveroso introdurre, a mio avviso, un discorso nuovo, in considerazione delle difficoltà storicamente incontrate dalla Calabria nell’impiego dei fondi strutturali, in quanto il problema di una revisione degli strumenti di sostegno comunitario è essenzialmente politico.

Pertanto, alcune proposte sono d’obbligo, come l’apertura di un tavolo di riflessione, prima a livello locale, quindi nazionale e comunitario per la preparazione di una nuova generazione di misure di sostegno FESR alla Calabria, tagliate su misura delle sue effettive esigenze e capacità di assorbimento.

Partendo dal presupposto costituito dalle basse performance finanziarie dei passati FESR, si deve riflettere a tutto campo per verificare quali strumenti siano più adatti a stimolare lo sviluppo locale, senza escludere alcuna formula.

La nuova generazione di misure di sostegno può privilegiare formule ispirate al Fondo di coesione (concentrazione delle risorse su grandi progetti di infrastrutture nei settori dei trasporti, ambiente e comunicazioni), oppure azioni innovative mirate, costruite su iter procedurali più snelli e di rapida implementazione, o ancora Progetti d’area condivisi tra Regione, Amministrazioni locali e CE.

In ipotesi, si potrebbe persino lavorare su di un Patto territoriale unico per tutta la Regione, i cui firmatari siano l’Amministrazione regionale stessa, le Province, il Ministero dell’Economia e la Commissione Europea. Un Patto fondato su un numero ristretto di azioni facenti parte di un piano di sviluppo unico, potrebbe limitare i capitoli di spesa, senza penalizzare i beneficiari finali, che approfitterebbero anzi di più semplici procedure di spesa.

E così si organizza il tavolo di concertazione Regione ­ Comuni ­ Ministeri ­ Commissione europea per predisporre il quadro d’insieme del Patto territoriale regionale.

Si tratta di ipotesi di lavoro che hanno bisogno di una verifica per individuare quella e/o quelle che possono di più e meglio contribuire al processo di sviluppo e di crescita di questa regione.

*Intervento svolto alla Direzione regionale del Pri della Calabria dall’avvocato Fiorenzo Grollino, consulente internazionale e responsabile del Dipartimento delle Politiche Comunitarie del Pri calabrese