Regole e mercati/Parla il presidente della Commissione Finanze "Per la finanza meglio un’Authority unica" La Malfa anticipa le conclusioni dell’indagine della Camera sul Tuf La legge Draghi ha superato l'esame e l'Europa ci offre l'occasione di migliorare ancor di più le regole che disciplinano i mercati e per attenuare gli effetti perversi di un sistema finanziario bancocentrico, ma il punto dolente dell'Italia è quello delle autorità di vigilanza. Che vanno profondamente riformate secondo il modello inglese della Fsa, l'Authority unica delle società e dei mercati che vigila su banche, assicurazioni e Borsa. E quanto sostiene il presidente della Commissione Finanze della Camera, Giorgio La Malfa, anticipando, in questa intervista, le conclusioni a cui si sta arrivando, dopo un anno, l'indagine conoscitiva di Montecitorio sul Tuf, il Testo unico della finanza. Presidente, l'America ha risposto con vigore al caso Enron e l’Europa sta emenando un ventaglio di direttive destinate a cambiare i rapporti tra regole, autorità di vigilanza e mercati: dall'indagine conoscitiva sul Tuf che la sua Commissione ha condotto l’Italia come esce? Ne esce bene sul piano normativo, ma molto meno su quello delle autorità che devono applicare le regole che disciplinano i mercati. In che senso? Come espliciterò nella relazione finale, l'indagine ha consentito di pervenire ad una valutazione complessivamente positiva dell'impianto di base e dell'esperienza applicativa del Tuf confermando sia la validità degli obiettivi e dell'impostazione che hanno ispirato il legislatore sia l'efficacia degli istituti a cui si è fatto ricorso per tradurre sul piano normativo le finalità perseguite. La legge Draghi ci ha permesso di superare l'arretratezza normativa rispetto ai Paesi più avanzati e si è rivelata adeguata a rispondere ai problemi sollevati dal caso Enron. Ma il presidente della Consob ha parlato di museo degli orrori societari e ha sostenuto che per mettere i mercati finanziari italiani al riparo da scandali e avventure c'è ancora molto da fare: sbagliava? Non sbagliava affatto, perché la bontà dell'impianto normativo di base non esclude l'urgenza di un complesso di nuovi interventi che rafforzino la regolamentazione finanziaria italiana e mettano il nostro Paese al passo con l'Europa. Anzi le direttive comunitarie in arrivo ci offrono un'occasione da non perdere per superare interessi molto forti che rischiano di creare problemi sempre maggiori al nostro sistema finanziario. A che cosa si riferisce? Mi riferisco soprattutto alla principale anomalia del nostro sistema finanziario, che è e resta un sistema troppo bancocentrico, con tutto quel che. ne consegue in molti segmenti dell'attività finanziaria e dell'industria del risparmio, come hanno evidenziato alcuni scandalosi casi recenti. Per questo, in linea con gli orientamenti europei, l'indagine della Commissione Finanze suggerisce una pluralità di interventi legislativi, tra cui innanzitutto quelli volti a disciplinare l'attività degli analisti finanziari e ad accrescerne l'autonomia di ricerca dalle banche a cui fanno generalmente capo e quelli tesi a separare meglio la revisione contabile dalla consulenza aziendale. Ma prima ha detto che se le regole italiane sono complessivamente adeguate, non altrettanto lo sono le Authoríty di vigilanza: è un atto d'accusa verso Consob e Banca d'Italia? L'indagine non ha preso in esame il loro specifico comportamento ma i loro assetti e i loro profili istituzionali e i problemi di sovrapposizione, di conflitti di competenze, di assenza di coordinamento e anche di costi e di inefficienza, che derivano dalla frantumazione dei poteri di vigilanza sull'attività bancaria, assicurativa e mobiliare. E secondo lei che cosa bisognerebbe fare? Nella relazione finale dell'indagine conoscitiva richiamerò l'attenzione del Parlamento sulle esperienze inglesi e tedesche al fine di valutare, in occasione del prossimo esame della riforma delle Authority, la possibilità di dar vita a un'unica autorità di vigilanza per banche, assicurazioni e Borsa. E, inoltre, come suggeriscono alcune proposte parlamentari già avanzate, di separare l'attività di vigilanza sulle banche che la nuova Authority della finanza verrebbe ad assumere dalla competenza in materia di antitrust in campo bancario. Non le sembra una proposta irrealistica che s'infrangerà contro l'opposizione della Banca d'Italia? In Gran Bretagna, quando la vigilanza della Banca centrale è stata affidata alla Fsa, alla nuova Autorità è stato trasferito anche il relativo personale e la sua guida è andata all'allora vicegovernatore della Bank of England. Quel che invece va escluso, al più presto, è che l'assetto della vigilanza bancaria resti affidato ad un organo monocratico. Non crede che su materie così delicate anche sotto il profilo istituzionale tocchi soprattutto al Governo muoversi? Sicuramente si ed è per questo che spero che dal Governo venga la spinta a raccogliere le proposte di riforma che emergono dall'indagine della Conmissione Finanze e che maturino le condizioni per condurre, in serenità un'ampia indagine conoscitiva anche sul sistema delle banche e soprattutto sull’adeguatezza o meno del Testo unico bancario dieci anni dopo la sua nascita. Franco Locatelli "Il Sole 24 Ore" 8 maggio 2003 |