Arafat e i "libri dell'odio"/Dove finiscono gli aiuti europei dati all'Autorità palestinese

Un sistema scolastico fatto di menzogne antisemite

di Mauro Mita

"Ognuno sa che dietro le numerose critiche contro la politica di Israele dell'ultimo decennio si dissimula un antisemitismo violento". Così il presidente della Repubblica tedesca Johannes Rau apriva a Berlino il 28 aprile la due giorni della Conferenza sull'antisemitismo promossa dall'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Le stesse preoccupazioni erano state espresse in un rapporto dell'Osservatorio europeo sui fenomeni razzisti e xenofobi scritto nel 2003 da due professori universitari berlinesi per conto dell'Unione europea, ma pubblicato soltanto nell'aprile scorso con la giustificazione che i dati raccolti erano "incompleti". La direttrice dell'Osservatorio, Beate Winkler, affermava che fra il 2002 e il 2003 in tutta Europa si constatava un'ondata di antisemitismo segnato degli stereotipi del vecchio antisemitismo europeo: gusto del denaro, solidarietà comunitaria sospetta, complotto mondiale, sfruttamento finanziario della Shoa, e quant'altro. Si leggeva nel rapporto che si ascoltano "discorsi inquietanti in Belgio, in Francia, nei Paesi Bassi, in Germania, in Gran Bretagna, in Austria, in Grecia, in Spagna e in Italia".

Più organizzazioni non - governative riunite a Berlino alla vigilia della Conferenza Ocse denunciavano molteplici esempi del vecchio antisemitismo europeo, ripreso dalla stampa e dalle televisioni arabe per alimentare la critica della politica israeliana. "Derive identiche - si legge in una analisi di "Le Monde" di ieri - sono segnalate in Europa, in settori politici per principio immunizzati contro l'antisemitismo, ma che restano sempre insensibili alla sua strumentalizzazione".

La profanazione di 127 tombe al cimitero ebraico di Herrlisheim - Hasttat (Alto - Reno), appena chiusa la conferenza berlinese, ricoperte con iscrizioni inneggianti al Terzo Reich e alla sua politica antiebraica, hanno fatto dire al Premio Nobel per la pace Elie Wiesel, che egli "si è interrogato con dolore sulla ripresa, 60 anni dopo l'Olocausto, di un fenomeno il cui orrore, pensavo, avesse ormai immunizzato gli ebrei". I fatti lo hanno portato al disincanto: "L'ebreo che io sono appartiene ad una generazione traumatizzata. Noi siamo delle antenne. E quando diciamo che i segnali che noi captiamo sono allarmanti, si farebbe bene ad ascoltarci". Il messaggio è chiaro, osserva l'analista di "Le Monde": "Come lo mostra la storia europea, l'antisemitismo non tocca che gli ebrei, ma concerne la libertà di tutti". E se questo spirito di libertà è completamente ignorato dall'antisemitismo strumentale che soffia come vento impetuoso anche in Europa, nel mondo islamico, data la questione irrisolta del conflitto ebreo - palestinese, coinvolge anche gli stessi Paesi moderati. Ed è lo stesso antisemitismo che pervade i "libri dell'odio" delle scuole palestinesi, come scrive Ernesto Galli della Loggia sul "Corriere della Sera" di ieri. Sono libri pagati anche dall'Europa per finanziare un sistema educativo "imbevuto di pregiudizi e di menzogne anti - israeliane e anti - ebraiche che l'Autorità palestinese ha impiantato nelle scuole sotto la sua giurisdizione, frequentate dalla foltissima popolazione studentesca (900mila ragazzi e ragazze su tre milioni circa di abitanti) che vive nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania". Ricorda Galli della Loggia che Arafat, in seguito agli accordi di Oslo del 1993 - 1994, amministra un sistema scolastico grazie ad aiuti finanziari della comunità internazionale che è costato 7miliardi di dollari dal 1994 al 2002: "una cifra assai superiore comparativamente a quanto destinato dal piano Marshall al Vecchio Continente nel dopoguerra". Tale somma è stata coperta per oltre il 50 per cento dall'Unione europea. E' inutile aggiungere che fra i Paesi donatori, l'Italia ha svolto e svolge un ruolo di primo piano, occupandosi in particolare proprio dello sviluppo del programma scolastico palestinese. Un altro regalo della politica italiana filo - araba.