A un anno dal suo avvio, alla presenza del sottosegretario all'Ambiente, è stato analizzato il Podis-Progetto in difesa del territorio Nucara: "Monitorate le regioni del Sud per individuare le aree ad alto rischio" Il territorio è stato violentato: si è disboscato, costruito, cementificato senza tenere conto della natura e del suolo e il rischio adesso, è elevato. È il risultato di una cultura sbagliata, secondo la quale si può occupare ogni parte del territorio, incuranti della sua morfologia. Così non è, ci sono i torrenti, e vanno rispettati, non si possono sbarrare i confini, o restringere in modo anomalo l'alveo, perché prima o poi la natura si riappropria del proprio territorio. Tutto ciò capita perché manca una cultura geologica, ed ogni volta che si vuole costruire qualcosa si chiama prima l'ingegnere, l'architetto e poi si cerca il luogo, il più delle volte senza rispettarlo. Come si può intervenire, allora, per limitare i danni? Il ministero dell'Ambiente, attraverso il Progetto operativo difesa suolo (Podis) sta lavorando per svolgere un importante compito di supporto alle regioni del Sud d'Italia che rientrano nell'Obiettivo 1 del Quadro di sostegno comunitario (Basilicata, Campania, Calabria, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna) per realizzare le opere finanziate dalla comunità europea di ristrutturazione del territorio. Un passo avanti davvero importante e ad un anno dal suo avvio il Podis ha promosso un incontro - nell'aula magna della facoltà di Agraria, alla presenza del preside C. Riccardo Fichera, e del vicesindaco Giovanni Rizzica - per favorire lo scambio di esperienze e di progetti in corso tra tutte le regioni interessante al monitoraggio. Molto si è già fatto ma ancora c'è molto da fare e proprio per questo la giornata di studio ha avuto due momenti di analisi: una prettamente tecnica e l'altra più politica. "Il progetto è stato avviato dopo tre anni di attesa e di ritardi, – spiega il sottosegretario all'Ambiente, Francesco Nucara – e il rischio era quello di perdere i finanziamenti comunitari, ma noi siamo riusciti ad avviare le procedure e adesso dopo un anno di avvio il Podis è una realtà operativa e già ha dato buoni risultati individuando le aree ad alto rischio e gli interventi da fare. Tra le regioni del Sud la Basilicata è sicuramente quella più dinamica, ma anche la Calabria sta lavorando e il progetto sperimentale di monitoraggio avanzato nei siti a rischio frana dei centri abitati di San Luca e Acri sarà utile per capire come intervenire". Gli eventi di dissesto del territorio che si sono manifestati negli anni con gravi danni alle popolazioni e all'ambiente, hanno posto come uno degli obiettivi prioritari del Ministero dell'Ambiente, quello di rinforzare e supportare direttamente le istituzioni costrette a misurarsi con tali calamità. "Per questo il Podis, – spiega il generale Matteo Facciorusso, responsabile delegato Podis – ha costituito un insieme organico di strutture funzionali a queste necessità. Una struttura centrale di coordinamento e una rete di unità locali presso le quali operano tecnici ed esperti in grado non solo di raccogliere dati per trasmettere informazioni su scala nazionale dei fenomeni di dissesto del territorio ma anche di intervenire direttamente, accanto agli enti locali". "L'unità centrale di coordinamento si occupa, – aggiunge il direttore operativo Podis, Felice Buggè – anche di mettere a disposizione delle Regioni e degli enti locali manuali tecnici ed esperti per risolvere problematiche di notevole complessità". La politica entra in scena, dunque, e l'assessore regionale ai Lavori pubblici, Giovanni Grimaldi, evidenzia come "centrale è il ruolo della Regione nella pianificazione territoriale". "Ma una organica politica di difesa del suolo non si esaurisce nell'azione di difesa dalle acque, ma richiede, – afferma Anna Maria Martuccelli, direttore generale dell'Associazione nazionale per le Bonifiche – una contemporanea azione di protezione attiva e di salvaguardia del suolo attraverso un ordinato e corretto uso del territroio, una costante opera di sistemazione e regolazione dei corsi d'acqua, ma razionale utilizzazione delle risorse idriche, una diffusa azione di risanamento delle acque superficiali e sotterranee, una controllata azione di rimboschimento e di miglioramento dei boschi degradati". "I problemi della difesa del suolo, – prosegue Martuccelli – vanno affrontati con azioni ordinarie e costanti e non già con azioni straordinarie collegate alle situazoni delle emergenze alluvionali. In tale azione ordinaria di sistemazione idraulica e di manutenzione emerge in tutta la sua valenza l'azione delle bonifica che si distingue proprio per la circostanza che nel suo ambito rientrano tutti quegli interventi di sistemazione idraulica ed idraulico-forestale, di manutenzione dei corsi d'acqua, di scolo e di regolazione delle acque in ambiti definiti. L'azione della bonifica sotto tale aspetto va considerata una risorsa strategica per la sicurezza del territorio". Anche il ruolo della Protezione civile allora deve cambiare e non essere più solo pronta ad intervenire dopo il danno. Occorre fare prevenzione per cambiare la mentalità dei calabresi e in tal senso la Protezione civile sta già lavorando. Anticipare gli interventi, dunque, investendo anche somme sufficienti per fare informazione nelle scuole, parlare alla gente e far capire l'importanza di rispettare il territorio e la natura affinché non si rivolti contro. Paola Suraci "Gazzetta del Sud" venerdì 30 aprile 2004 |