I rapporti tra Ambiente, Bellezza e Ragione nell'accordo Pri-liberal Sgarbi/I repubblicani hanno inventato nel dopoguerra la politica dei Beni culturali e ambientali Fattori che rappresentano risorse per il Paese L'alleanza con Vittorio Sgarbi è un'occasione di confronto fra due modi diversi di intendere la politica. I valori di base sono comuni, i percorsi di comunicazione e di affermazione sono differenti ma sinergici e trovano efficace sintesi nelle parole dello slogan: "bellezza" e "ragione". In tema di Ambiente, ad esempio, ad un approccio dal lato della bellezza, proposto da Sgarbi, il Partito Repubblicano propone quello dal lato della ragione. Il PRI, che con Galasso e Spadolini può vantarsi di avere introdotto, nel dopo guerra, la politica dei Beni Culturali in Italia, oggi, sottolinea la dimensione più ampia della questione ambientale e le sue implicazioni sulle politiche di sviluppo economico. I beni culturali ed ambientali costituiscono una parte (risorse di paesaggio e svago) dei servizi di valore economico forniti dall'ambiente, il quale fornisce, inoltre: la base di risorse naturali (rinnovabili e non rinnovabili); la capacità di assimilazione dei rifiuti; il sistema di sostegno alla vita. La questione ambientale ha fatto irruzione nei sistemi economici in soli 30 anni. La reazione, caratterizzata da un approccio demagogico, repressivo ed anti capitalistico, si è dimostrata insufficiente ad evitare il degrado ed ha costituito un freno allo sviluppo. D'altro canto, con l'attuale modello, l'aumento della ricchezza tradizionale (PIL) comporta un degrado dell'ambiente non sostenibile soprattutto dai sistemi più "saturi"; le stesse politiche di sviluppo (la vana ricerca di soluzioni che realizzino improbabili "scossoni" ne è una conferma) non producono più i risultati desiderati: saturazione fisica, limiti ambientali e competizione globale stringono i sistemi economici maturi verso tassi di crescita endemicamente sotto l'unità. Solo una progressiva trasformazione del modello economico in direzione della "sostenibilità" può ridare fiato alle economie caratterizzate da alta densità di ricchezza (PIL per unità di superficie). Il processo di trasformazione - che dovrà essere sostenuto con l'impulso della ricerca scientifica e delle innovazioni tecnologiche – fornirà gli sbocchi produttivi e le opportunità occupazionali che l'attuale modello consumistico non può più dare a causa della saturazione dei sistemi fisici che lo dovrebbero supportare. E' chiaro, quindi, che sviluppo economico e conservazione dell'ambiente dovranno essere affrontati in modo unitario. La nostra economia di mercato è come un aeroplano, che deve sempre mantenere la velocità per non precipitare, ma con una rotta diretta contro il limite della sostenibilità: al pilota automatico dell'approccio liberista bisognerà sostituire, in questa fase di "transizione", strategie di governo dell'economia per realizzare la "virata" senza perdere la portanza. Il PRI possiede un bagaglio di storia e di esperienze che gli derivano dagli insegnamenti di Ugo La Malfa che negli anni sessanta elaborò principi di politica economica (la "programmazione democratica") ancora attuali per orientare in direzione della "sostenibilità" lo sviluppo economico. Le "strategie" individuate dal Governo devono essere sviluppate fino a diventare una vera e propria "programmazione": a) sostenuta da appropriati Organismi (un "Ministero della programmazione dello sviluppo sostenibile" che dovrebbe coordinare competenze oggi sparse fra numerosi dicasteri); b) concertata con le forze economiche e sociali (non solo le imprese e i sindacati dei lavoratori) ma anche le associazioni di cittadini (consumatori, ambientaliste, ecc.); c) mirata ad affrontare i nodi strategici per il futuro del Paese, che sono: l'energia e i trasporti (e i connessi impegni sulle emissioni di gas "serra"); l'assetto del territorio (paesaggio, beni culturali, qualità della vita urbana); l'acqua; i rifiuti. Gli strumenti e le linee di azione della nuova programmazione dovranno essere: - l'eliminazione dei sussidi perversi; - la semplificazione della legislazione ambientale, e l'inasprimento delle sanzioni anche penali; - la riforma in senso ecologico del sistema fiscale, con un progressivo spostamento dall'uso del lavoro (risorsa rinnovabile e socialmente necessaria) al prelievo di risorse naturali; - la promozione degli strumenti di certificazione dell'efficienza ecologica (EMAS); - il coinvolgimento dei cittadini - consumatori attraverso le etichette ecologiche ed energetiche, la formazione e l'informazione ambientali; - il rafforzamento della ricerca scientifica e tecnologica da coordinare ed indirizzare verso: la sostituzione delle risorse non rinnovabili (usi energetici ed idrici); i materiali e processi produttivi eco efficienti; la qualità della vita. Giovanni Pizzo |