Il tiranno coreano e un paese verso il collasso Sicuramente non sapremo mai la dinamica dell'accaduto, non sapremo mai a quanto ammontino le vittime, non sapremo mai se vi sono dei responsabili: la tragedia ferroviaria in Nord-Corea dei giorni scorsi ha i contorni quanto mai indecifrabili e misteriosi. Nelle prime ore dopo l'incidente si parlava di migliaia di vittime in seguito alla collisione tra due treni presso una località, Ryonchon, a venti chilometri dal confine con la Cina, che secondo i primi commentatori sarebbe stata quasi del tutto rasa al suolo, come in seguito ad un violento bombardamento. La notizia di questa immane sciagura ci giungeva dalle agenzie di stampa degli altri coreani, quelli del Sud, e veniva confermata da un comunicato ufficiale del Ministero degli Esteri di Pechino, mentre nessuna notizia giungeva dall'agenzia di stampa ufficiale di Pyongyang, la Kcna. Ovviamente, non possiamo non esprimere il nostro cordoglio per le vittime e i loro familiari. Il feroce regime di Kim Jong Il, verificate le dimensioni della tragedia, pur appellandosi ai Paesi vicini, ha fatto sapere che non accetterebbe aiuti umanitari che non provengano via mare, sicuramente per il timore delle ripercussioni interne che un'apertura dei confini, anche solo in seguito a questo stato d'emergenza, potrebbe causare sulla stabilità del proprio sistema. Il Paese nordcoreano, a causa di un tremendo regime comunista, al potere da oltre cinquant'anni, si trova ad essere sempre di più sull'orlo del baratro, mentre proprio altri Stati asiatici (pensiamo alla Cina) compiono passi importanti nel processo di modernizzazione. In Nord-Corea non è minimamente pensabile, ad oggi, uno stesso processo: si vive, invece, una drammatica crisi agricola, vengono negate le fondamentali libertà dell'uomo, nonché i diritti civili e politici, l'arsenale militare e la minaccia delle armi nucleari sono utilizzati come strumento politico nelle relazioni internazionali, tanto da farla ascrivere nella lista degli "Stati canaglia". Un'indagine condotta dall'UNICEF su bambini al di sotto dei sette anni, ha rivelato che il 16% soffriva di malnutrizione grave e il 62% era affetto da arresto della crescita manifestatasi attraverso una statura inferiore alla media per età. Negli ultimi anni, poi, il tasso di mortalità è aumentato, e secondo alcuni dati, ammessi anche dalle autorità nordcoreane, si sarebbero verificati almeno 220.000 decessi in più di quanto ci si aspettava. Se la Corea del Nord fosse libera e democratica e non drammaticamente arretrata, forse la sciagura ferroviaria si sarebbe potuta evitare, forse si sarebbero potuti limitare i danni e le vittime, o comunque saremmo in grado di indagare nel tentativo di individuare i responsabili della collisione, processarli e punirli secondo giustizia. Questa convinzione nasce in noi in seguito ad alcune generalissime considerazioni sul sistema democratico e sul confronto di questo con la tirannide e gli Stati totalitari. Nel suo ultimo libro "La democrazia degli altri", Amartya Sen, premio Nobel per l'economia nel 1998, sostiene che la democrazia va concepita non solo come forma di governo basata sulla scelta (il voto) elettorale, ma anche in termini di discussione pubblica, cioè come "governo attraverso la discussione", ed in questa prospettiva se ne possono rintracciare le radici in ogni cultura e non solo in quella occidentale. Il sistema democratico è fondamentale, aggiunge l'illustre economista, perché solo le società libere e democratiche, dove le opinioni circolano insieme alle informazioni, e queste ultime vengono da più fonti, sono meno esposte al rischio del verificarsi di crisi e catastrofi. Ma così non è in Corea del Nord, ed assistiamo ad un'ulteriore prova, qualora ne sentissimo il bisogno, del completo fallimento dei sistemi tirannici di tipo staliniano. Come sosteneva Einaudi, nei sistemi liberi e democratici la discussione e l'azione procedono attraverso "il metodo dei tentativi e degli errori", emblema della netta superiorità dei sistemi di libertà su quelli tirannici. Un Tiranno, come il nordcoreano Kim Jong Il ed il di lui defunto padre, è in possesso di una "verità" da imporre al popolo e procede dritto per la sua via; una via che sta conducendo la Corea del Nord al completo disastro. Un'altra considerazione da aggiungere è che in uno Stato dittatoriale, proprio come quello di Pyongyang, vi è la completa deresponsabilizzazione politica, in quanto la classe dirigente non risponde del proprio operato nei confronti dei cittadini. Il sistema democratico, invece, non è semplicemente governo di una maggioranza (la quale del resto potrebbe governare tirannicamente, ovvero scegliere per una tirannide) bensì "giudizio dei governati sui governanti", come sostenuto da Popper. Purtroppo negli Stati dittatoriali, come appunto la Corea del Nord, la presunzione gnoseologica è alla base dell'organizzazione del sistema politico-sociale, continuando così ad essere causa di arretratezza, di povertà e di morte. La responsabilità per la sciagura dei giorni scorsi, e del suo progressivo aggravarsi, a questo punto non può non essere attribuita in particolar modo alle fatiscenti condizioni di un Paese e di un sistema sociale che è degno frutto di un delirio ideologico bocciato dalla Storia. Giovanni Postorino, consigliere nazionale Pri, membro Fgr - Roma |