Ue: non sprechiamo le energie dei nuovi Paesi

In questi giorni stiamo vivendo momenti cruciali nella vita dell'Europa: lo spazio di civiltà, di democrazia e di libertà, dopo che per lunghi secoli le strade del Vecchio continente sono state percorse da tremende carestie, oppressioni, intolleranze, contrasti, guerre e genocidi, si allarga sempre più.

Oggi gli ultimi muri di divisione tra i popoli stanno cadendo e celebriamo l'entrata nell'Unione Europea di ben dieci Stati, la maggior parte dei quali usciti all'inizio degli anni novanta dall'orbita oppressiva del comunismo. Oggi è il giorno dei festeggiamenti, è il giorno delle speranze per i nuovi ed i vecchi cittadini d'Europa. Oggi si guarda al futuro con la consapevolezza che l'allargamento rende sempre più difficile il verificarsi di quelle tremende guerre che hanno nei secoli attraversato le contrade d'Europa. Oggi è il trionfo della libertà e della democrazia in Europa, della tolleranza e della pace tra popoli fratelli uniti in un destino comune.

Ma uscendo dalla retorica del momento, all'orizzonte permangono alcuni dubbi sul futuro economico e politico dell'Europa.

Intanto molti dubbi riguardano il mondo del lavoro e della produzione. Sono previste restrizioni (non si sa ancora quanto efficaci) alla piena libertà di circolazione al fine di contrastare il pericolo di una vera e propria invasione di lavoratori provenienti dall'Est, ma si rischia, per converso, di assistere ad una fuga di capitali verso zone che hanno maggiori margini di sviluppo. Inoltre, c'è da aspettarsi il mutamento dei criteri di ripartizione dei Fondi strutturali europei e la mappa delle zone Obiettivo 1. Il nostro Sud entrerà, insomma, in diretta competizione con zone d'Europa che hanno maggiore bisogno di grandi investimenti e, quindi, non beneficerà più degli stessi privilegi e delle stesse risorse di prima, con grande rammarico per non essere riusciti a sfruttare per tempo le opportunità che si sono avute, a causa di un'ormai cronica incapacità politica del meridione.

In questo quadro, la ricetta per il rilancio dello sviluppo italiano, proposta nel discorso del 1° maggio dal Presidente Ciampi, è da condividere pienamente, soprattutto per quel che riguarda gli investimenti in innovazione e ricerca, ancora estremamente insufficienti. Basti pensare che la vicina Slovenia investe in innovazione e ricerca l'1,5% del PIL mentre il nostro Paese (annoverato tra le otto principali potenze del mondo) solo l'1,1%.

Un ulteriore problema da affrontare è quello politico: insomma, "fatta l'Europa, bisogna fare gli europei" che da oggi sono 453 milioni, parlano venti lingue ed un'infinità di idiomi locali, hanno differenze rilevanti sotto il profilo culturale, sociale ed economico. Ma per far questo serve una volontà ed un'azione politica efficace e coraggiosa che sia disposta a superare rivalità ed egoismi nazionali per puntare ad avere una politica estera comune, una politica di difesa comune, una politica sociale e del lavoro, ed una vera politica economica europea.

Ma il vero baratro che in questi anni si è creato tra "Piazza e Palazzo" si può colmare se le istituzioni europee perdono quel loro carattere così tecnicistico che le contraddistingue.

Sicuramente un notevole passo avanti sarà fatto quando si approverà il progetto di Costituzione europea elaborato dalla Convenzione presieduta da Valéry Giscard D'Estaing. Ma anche questo passaggio non può essere sottovalutato. È opportuno, infatti, risolvere i problemi giuridici relativi al deficit di democrazia dell'Unione e alla legittimità dello stesso progetto di Costituzione causata dalla mancanza di un prodromico momento elettorale posto a fondamento della Convenzione (sull'esempio della nostra Assemblea Costituente del 1946). Per non rassegnarsi, quel che allora si può prospettare è uno successivo voto popolare confermativo che dia forza alla Costituzione europea e riesca ad avvicinare i cittadini alle istituzioni dell'Unione. Ma anche questa soluzione è foriera di dubbi e va analizzata con attenzione, come è stato fatto in un interessante Convegno su "Una Costituzione per i cittadini d'Europa", organizzato dalla sezione dell'AMI di Roma, che ha visto la partecipazione del dott. Massimo Scioscioli, presidente della sezione, del dottor Edmondo Paolini, Movimento Federalista Europeo, dell'ambasciatore Alessandro Cortese De Bosis, del professor Tommaso Frosini e del professor Biagio De Giovanni. Dall'incontro è inoltre emerso l'affascinante ruolo che potrà svolgere la Costituzione europea una volta approvata. Infatti, essa potrà assolvere ad una funzione interna, impedendo il rinascere di spinte autoritarie o disgreganti nel Continente, ma anche ad una funzione esterna, rendendo completo il sistema democratico occidentale, composto dagli Stati Uniti e dall'Europa stessa. In un momento in cui forze integraliste ed intolleranti minacciano seriamente libertà e democrazia, il processo di costituzionalizzazione dell'area europea può fornire un modello di giustizia e laicità giuridica che funga da riferimento anche per altre realtà del pianeta, da esempio per quegli Stati che puntano verso un concreto progresso sociale, politico ed economico.

Oggi tanti popoli, dopo secoli di oppressione ed anni passati nell'incertezza, stanno dimostrando un contagioso entusiasmo nel divenire cittadini di un'Europa che può garantire loro libertà, democrazia, tolleranza e pace. Ai politici degli Stati europei spetta il compito di sfruttare questo entusiasmo per affrontare al più presto, con rinnovato spirito europeista, tutti quei problemi, economici e politici, ancora irrisolti.

Giovanni Postorino, Consigliere nazionale Pri, membro Fgr Roma