Documento della lista Pri-Liberal Sgarbi: la futura collocazione in Europa, i temi che verranno sviluppati, il superamento laici-cattolici/Il "Partito della Ragione" di Giovanni Spadolini si allea col "Partito della Bellezza". Un appello agli elettori che ritengono che nessuno dei due poli abbia mantenuto le sue promesse

Integrare le classiche posizioni repubblicane con la tutela del nostro patrimonio artistico

1. L'idea di una lista comune

L'idea di una lista comune fra i repubblicani e i liberali di Sgarbi da presentare alle elezioni europee è nata da colloqui di Giorgio La Malfa e di Vittorio Sgarbi con il Presidente emerito della Repubblica, Senatore Francesco Cossiga. Il progetto è di integrare le tradizionali posizioni del Partito Repubblicano Italiano in tema di politica estera e interna, di politica economica, di difesa intransigente dei diritti civili con le battaglie a tutela del patrimonio storico, artistico e ambientale italiano che costituiscono il marchio della politica di Vittorio Sgarbi in modo da costituire un solidissimo punto di riferimento per il rilancio della cultura e del pensiero liberaldemocratico nel nostro paese. Si tratta inoltre di superare, in questa sintesi, la tradizionale distinzione fra laici e cattolici che non ha più senso nell'Italia di oggi. In questa impostazione è esplicita una critica al bipolarismo italiano, dominato a destra come a sinistra da posizioni populistiche. Ci auguriamo che personalità politiche sensibili a queste tematiche e scontente della loro attuale collocazione vogliano unirsi a noi.

Mettendo insieme un motto coniato da Giovanni Spadolini - "Il PRI come Partito della Ragione" - con l'idea di Sgarbi della necessità di creare in Italia, in ragione della straordinaria concentrazione di beni storici, artistici e ambientali che ne costituisce la peculiarità, "Il Partito della Bellezza", l'alleanza si presenta come "il Partito della Ragione e della Bellezza".

2. La nostra collocazione nel Parlamento Europeo

Gli eletti del Partito della Bellezza e della Ragione si collocheranno nel gruppo Liberale, Democratico, Riformatore Europeo - ELDR. Nella maggior parte dei paesi dell'Unione Europea sono presenti partiti di ispirazione liberaldemocratica, in alcuni di questi paesi alleati con le forze di centro-destra, in altri con il centro-sinistra; in altri, infine, autonomi, come in Gran Bretagna. Occorre anche in Italia riprendere e rilanciare la tradizione che fu del PRI e del PLI e rafforzare una posizione democratica e liberale nettamente distinta da quella delle forze che fanno riferimento al Partito Popolare Europeo ed al Partito Socialista Europeo - raggruppamenti l'uno e l'altro pieni di contraddizioni interne su tutti i temi politici ed istituzionali e privi di una chiara visione del ruolo e del futuro dell'Europa.

3. A chi chiedere il voto

Oltre che agli iscritti ed ai simpatizzanti del PRI e del Movimento Liberal Sgarbi, in ragione della tematica specifica che intendiamo sviluppare, il nostro appello va in primo luogo a coloro che, indipendentemente dalle loro scelte politiche generali, di centro-sinistra o di centro-destra, ritengono che il patrimonio storico, artistico, ambientale e paesaggistico italiano costituisca un valore assoluto che va difeso e promosso in Italia e in Europa.

L'appello si rivolge inoltre agli elettori che nelle ultime elezioni hanno votato per i due poli e che debbono constatare che né l'uno né l'altro schieramento ha mantenuto fino in fondo i suoi impegni e le sue promesse sia di politica generale, sia nel campo specifico delle politiche culturali. A destra, risulta evidente una incertezza nell'azione del Governo e, spesso, una paralisi decisionale. A sinistra si avverte lo scivolamento di questo schieramento su posizioni sempre più massimalistiche e populistiche.

Ci rivolgiamo poi con attenzione particolare a quella parte crescente di elettorato che cogliendo l'improduttività dell'attuale fase della vita politica italiana tende a rifugiarsi nell'astensione e nel non-voto. A questa componente, che spesso comprende gli elettori più giovani, intendiamo offrire attraverso il nostro impegno politico e programmatico un voto chiaramente e nettamente utile.

Un risultato elettorale significativo nelle elezioni europee per il Partito della Ragione e della Bellezza, riverbererebbe i suoi effetti sulle ormai vicine scadenze elettorali nazionali, sulle elezioni regionali del 2005 e le elezioni politiche generali del 2006. Di fronte a un risultato significativo, ambedue gli schieramenti saranno disponibili verso le proposte specifiche e le posizioni politiche più generali espresse da questo nuovo raggruppamento che è solidamente collocato al centro della vita politica italiana.

4. I principali temi che svilupperemo sul piano europeo e internazionale

Sui temi di politica estera affermiamo due direttive di fondo: l'impegno costante e coerente in favore dell'integrazione politica dell'Europa, la convinta riaffermazione dei legami di amicizia e di solidarietà fra Europa e Stati Uniti. In un mondo minacciato dalla diffusione del terrorismo, deve esistere e manifestarsi dalle due sponde dell'Atlantico una volontà comune di riaffermare insieme i valori di democrazia e di libertà. Non ha senso immaginare un'Unione europea contrapposta agli Stati Uniti, secondo il vecchio schema gollista riprodotto oggi dalla Francia di Chirac, così come avrebbero torto – ed hanno avuto torto nei mesi scorsi - gli Stati Uniti nel pensare di poter affrontare i problemi mondiali senza un raccordo pieno ed effettivo con l'Europa.

La stessa esigenza di unità fra Europa e Stati Uniti si pone di fronte al problema israelo-palestinese. Contribuisce a mantenere l'instabilità dell'area l'idea che gli Stati Uniti sostengano comunque Israele, mentre l'Europa sia dalla parte dei palestinesi. Sosteniamo il progetto della coesistenza di due Stati indipendenti e sovrani in Palestina, ma riteniamo che per l'esiguità della popolazione e del suo territorio, debba essere assicurata ad Israele una garanzia effettiva di sicurezza come base di qualsiasi soluzione dei problemi dell'area.

Siamo stati e siamo favorevoli all'allargamento della Comunità, strumento di consolidamento della democrazia dei paesi del Centro ed Est europeo. Riteniamo tanto più necessaria, dopo l'allargamento, la rapida approvazione del progetto di Costituzione europea elaborato dalla Convenzione, in quanto le attuali regole istituzionali non sono in grado di dare alla nuova Unione a 25 membri una efficacia operativa. In questo senso riteniamo che la riforma più significativa e urgente sia l'adozione del voto a maggioranza nel maggior numero dei casi possibile restringendo così gli ambiti nei quali ancora vige il principio dell'unanimità.

Circa la politica economica europea, nel ricordare che l'originario obiettivo di Jaques Delors, che ne fu l'ideatore, fu la creazione di una Unione Economica e Monetaria, ribadiamo che l'UME, così come essa è delineata nel Trattato di Maastricht, è una costruzione incompleta, poiché essa prevede soltanto le istituzioni di una politica monetaria comune e non quelle che possono rappresentare i cardini necessari per una politica di sviluppo economico che consenta all'Europa di crescere e di diffondere lo sviluppo in maniera omogenea in tutte le aree che appartengono all'Unione. Riteniamo squilibrato l'impianto attuale dell'Euro. La modifica del Patto di Stabilità e la creazione di una responsabilità politica europea per la politica economica ci appaiono indispensabili e urgenti.

Proponiamo che venga istituito, in analogia a quanto fatto in altri campi della vita europea, uno spazio europeo dei beni culturali. Riteniamo che debba essere considerato patrimonio fondante e comune dell'Europa tutto ciò che ne rappresenta la fisionomia, la storia, l'eredità culturale. Riteniamo che spetti all'Italia, che è massima detentrice in Europa di questo patrimonio, assumere un'iniziativa in tal senso. Lo spazio europeo dei beni culturali avrà non solo il compito di introdurre norme omogenee di tutela dei beni culturali dell'Europa unita, ma anche quello di promuovere programmi in questo campo rivolti ai paesi dell'area del Mediterraneo, al Medio Oriente e alle aree che si collocano ad Est degli attuali confini dell'Unione.

5. Le principali posizioni sui problemi italiani

Affermiamo in primo luogo la netta contrarietà al modo disordinato e contraddittorio con il quale si è proceduto nella precedente legislatura e si procede nell'attuale alla riforma della Costituzione italiana. La Carta Costituzionale del 1948 fu largamente condivisa dalle forze politiche che realizzarono la Repubblica. Per questo essa ha servito bene il paese per mezzo secolo. Ogni riforma significativa della Costituzione dovrebbe riflettere una visione altrettanto largamente condivisa. Per queste ragioni, ed anche per ragioni di merito, non votammo a favore della riforma affrettata del Titolo V operata dalla maggioranza di centro-sinistra al termine della scorsa legislatura. Per le stesse ragioni siamo orientati a votare contro la riforma attualmente all'esame del Parlamento.

Nel merito, riteniamo che il testo di riforma costituzionale licenziato dal Senato costituisca un ibrido tra il modello presidenziale americano e il modello parlamentare tradizionale del nostro paese con l'aggiunta e l'aggravante di un Senato le cui prerogative sono destinate a determinare una sostanziale difficoltà di governo. Come tale, questo testo costituzionale rischia di avere effetti devastanti sulla governabilità del nostro paese. Esprimiamo inoltre una duplice preoccupazione sul tema della cosiddetta devoluzione: che essa possa determinare una lesione del principio dello Stato unitario e che essa inoltre si riveli estremamente costosa e tale dunque da aggravare le già difficili condizioni della finanza pubblica.

Circa la situazione economica del paese, siamo disponibili ad esaminare in concreto la proposta del Governo di ridurre significativamente il prelievo fiscale per sostenere la ripresa della domanda ed eventualmente ad appoggiarla qualora essa sia strutturata in modo da alleggerire il carico fiscale soprattutto sui redditi medio-bassi. Riteniamo però che meriti un attento esame comparativo una diversa strada che potrebbe essere perseguita per sostenere la ripresa economica, alternativa alla riduzione del prelievo fiscale. Tale strada è costituita dall'aumento delle risorse destinate a promuovere la scuola pubblica, a rafforzare l'Università, la ricerca scientifica, l'innovazione tecnologica e gli investimenti.

Circa il rispetto dei parametri di finanza pubblica fissati nel Trattato di Maastricht e nel Patto di Stabilità, problema esistente in ambo i casi, visto che Francia e Germania hanno registrato disavanzi superiori al 3% negli ultimi anni, l'Italia, che finora si è mantenuta al di sotto di questo limite, può permettersi un scostamento per un tempo limitato (più breve del triennio sperimentato dai due paesi vicini, data la consistenza del nostro debito pubblico), per stimolare la ripresa economica.

Valutiamo criticamente il ruolo che il sistema bancario ha svolto nelle presenti circostanze dell'economia Italiana. In troppe occasioni è emersa un'incapacità di discernere tra il sostegno ad imprese sane e produttive e il supporto ad imprese incapaci di reggere il mercato, come mostrano i casi Cirio e Parmalat. Questo problema è aggravato dal fatto che le banche nella propria funzione di veicoli per gli investimenti dei risparmiatori troppo spesso abbiano indotto questi ultimi ad impieghi del risparmio che oggi si rivelano disastrosi. Abbiamo concorso ad evitare che le responsabilità in questo campo venissero insabbiate e concorriamo a definire un nuovo sistema di controlli sui mercati finanziari in linea con le esigenze di tutela del risparmio.

Siamo favorevoli alla più ampia privatizzazione delle imprese tuttora sotto il controllo dello Stato ed anche alla vendita del patrimonio immobiliare pubblico, con assoluta esclusione dei beni artistici, monumentali e di valore culturale. Chiediamo una revisione della legislazione in questa materia che riaffermi il valore pubblico del patrimonio culturale italiano e impedisca i rischi di una dispersione di esso.

Proponiamo una svolta radicale nella impostazione della politica dei beni culturali del nostro paese. L'Italia deve proteggere e valorizzare in modo prioritario il proprio patrimonio artistico, culturale e museale. Questo è il senso dello slogan che caratterizza la nostra lista come espressione della difesa della Ragione e della Bellezza. Evitare che si distrugga in modo dissennato e che si costruisca in modo altrettanto dissennato, o si restauri trasformando chiese e palazzi in allegorie di zucchero colorato. Proteggere la bellezza riprendendo temi che appartengono da sempre alle posizioni del Partito Repubblicano e che riguardano la difesa del grande patrimonio culturale del paese, che possiede il più grande e trascurato museo all'aperto, e dei suoi valori paesistici ed ambientali. Ricordiamo che la costituzione del Ministero per i Beni Culturali si deve a Giovanni Spadolini, che Italia Nostra fu fondata da Giorgio Bassani ed Elena Croce, ambedue appartenenti al PRI, e che le nostre battaglie in questo campo sono di grande importanza nella storia del vero ambientalismo.